2017 is here | Dedicato a quelli che il 2016

Fare un bilancio del 2016 è impossibile, è stato un anno ricco di sorprese, sfide, nuove mete da definire ed ecco che il 2017 arriva con la sua freschezza e la sua novità per darci uno spazio in più per creare, evolvere e – dato che sogniamo tanto … anche per realizzarli questi nostri sogni!

Tropismi dedica a voi e a questo passaggio speciale un pensiero per ogni autore e autrice della Redazione: ciascuno di noi ha scelto il proprio ‘simbolo’ per rappresentare quest’anno che si conclude e accompagna il nuovo ciclo! #followtheleaves

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Speciale perché è un’opera senza tempo, come ogni capolavoro. Eroi paragonabili a quelli omerici, digressioni sociologiche che sfidano quelle manzoniane, un respiro narrativo da grande romanzo ottocentesco. E dire che si parla di conigli, semplici conigli, in cerca di una tana tranquilla e di serenità.

Dedicato a chi ha fiducia nel romanzo, nella possibilità di racchiudere tutto il reale, l’esistente. Una possibilità che molti contemporanei hanno dimenticato. A chi ha fiducia nella democrazia e nella solidarietà. A chi vuole perdersi in un romanzo e ritrovarsi cambiato.

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Parallax di Shazia Sikander

Speciale perché la complessità delle forme in movimento accenna al significato, la contemplazione lo può rivelare.

 

Dedicato a chi si perde in una metropoli stancante e trova il tempo di uscirne sedendosi.

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Speciale perché insegna a cambiare prospettiva, a ragionare liquido e ad apprezzare gli incensi orientali.

Dedicato a chi a una trama perfettamente calibrata preferisce un’evasione a tutto tondo, per chi vuole iniziare il nuovo anno lasciandosi trasportare dall’onda di una narrazione corale ed esotica piuttosto che dai soliti ritmi da serie tv americana, per chi insomma ha voglia di innamorarsi di un mistero piuttosto che di un thriller ad orologeria.

una recensione

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Speciale perché è una storia d’amore e di mare, del passato e del presente che sono inevitabilmente legati.

Dedicato a chi è un eterno viaggiatore romantico, per chi vive secondo i propri principi, per chi ama profondamente la vita.

una recensione

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The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972) di David Bowie

Speciale perché ha segnato un’epoca e proprio da questo annus horribilis della musica dobbiamo ricordare la figura di Ziggy Stardust, l’ultima rockstar prima della sua caduta e dell’Apocalisse portatore di un messaggio di pace e speranza a tutta l’umanità.

Dedicato a chi crede “There’s a starman waiting in the sky / He’d like to come and meet us”.

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Speciale perché, a differenza di quasi tutte le sue compagne di categoria, The Night Of (2016), miniserie crime di HBO, non fa distinzioni, nemmeno fino all’ultimo, tra buoni e cattivi, tra innocenti e colpevoli: non c’è una voce narrante che ci guida, non c’è posizione o risoluzione univoca. Si è in balia degli sbagli e delle coincidenze, spettatori e protagonisti, in qualcosa che assomiglia più alla vita stessa che a un’indagine poliziesca. Girata e recitata alla perfezione, la serie è inquietantemente senza risposte: ci ricorda che c’è la logica e poi c’è la realtà. In quale delle due categorie faremo ricadere le nostre decisioni?

Dedicato a chi è appassionato di crime series e vuole qualcosa in più. Colori spenti, soundtrack perfetta, inquadrature eccezionali, The Night Of è indubbiamente fiction di alto livello estetico, eppure sembra sempre essere a tanto così dal diventare true crime – e porsi quindi a livello di The Jinx (2015) o Making a Murderer (2015).

The Young Pope di P. Sorrentino

The Young Pope di P. Sorrentino

Speciale perché è un’opera visivamente stimolante che scava e discute delle più profonde ragioni morali e della natura della religione cattolica, richiamando l’attenzione dei credenti e dei miscredenti verso l’idea più spoglia e amorevole di questo credo, approdando infine ad un interrogativo sulla vera natura dell’uomo, messo impunemente davanti a Dio e all’intero universo.

Dedicato a chi non cerca risposte semplici e vuole scavare nel suo interrogativo esistenziale; per chi adora i personaggi ben sfaccettati e gli intrighi politici. Per chi non si ferma davanti all’apparenza.

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Speciale perché documenta in modo dannatamente contemporaneo un Mediterraneo, da sempre luogo di libertà e di scambi tra le culture, che è diventato confine tra due mondi. Perché ho vissuto venti anni nella parte meridionale della Sicilia e, ancora oggi, quando mi affaccio dalla finestra e guardo il mare non posso non pensare a tutte le speranze di libertà annegate nelle sua acque.

Dedicato a chi si gira dall’altra parte perché non vuole vedere e non vuole capire quello che, suo malgrado, accade ogni giorno davanti ai suoi occhi.

laura-testoni

L’eau et les Rêves: péniche librairie café sur l’eau, la mer et le voyage! Attraccata nel Bacino de La Villette (Paris, 19ème arrondissement)

Speciale perché è un luogo magico, una péniche può essere un battello, una casa, un luogo di ristoro, una libreria e si è sempre in movimento: si può partire, ma si è anche liberi di restare, intanto sarà l’acqua che renderà l’immobilità flottante!

Dedicato a chi ama la libertà, l’acqua, l’avventura, i sogni e avere una cassetta della posta sul bordo di un porto e guardare le stelle tutte le notti e avere un rifugio che assomiglia a una balena temeraria.

luisa-rinaldi

Speciale perché è un inno alla vita disperata e un’apologia delle famiglie sfasciate.

 

Dedicato a chi pensa ancora che il pop non sia cultura. Per chi canta a squarciagola in macchina, di notte, mentre ritorna a casa. Per chi ama ma lo fa male, nonostante le buone intenzioni. Per chi non ha mai capito che cosa significhi “postmoderno”.

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Un colpo da dilettanti di Wes Anderson

Speciale perché ho scoperto che per una rapina i cerotti per il naso distraggono l’attenzione.

 

Dedicato a chi si sente cartavetrata e vuole essere seta.

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Racconti del Mare del Sud

Speciale perché dei grandi scrittori sono belle anche le cose piccole; perché all’anno nuovo manca un po’ di mistero e un po’ di sacro.

Dedicato a chi ama il mare ma non ama proprio andarci, agli antropologi della domenica, ai cultori di ossa e sortilegi, a chi appende cartine geografiche in camera, e a chi vorrebbe essere su un’isola deserta.

Speciale perché perché è canzone nostalgica, dedicata agli ideali che hanno distrutto il muro di Berlino.

Dedicato a chi è notturno e prima delle tre non riesce ad addormentarsi, a chi ha tanti amici con i quali condividerla, a chi non può fare a meno di sorridere nostalgico quando si affida ai propri ricordi. A tutti coloro che si sentono traditi dagli ideali, a coloro che hanno paura, a coloro che non vogliono fidarsi… ancora.
Infine a coloro che sanno godersi la vita e che nonostante tutto non rinunciano a sognare.

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Cimitero di Montmartre – Paris

Speciale perché ospita, letteralmente, il meglio della cultura d’oltralpe.

Dedicato a chi  al futuro preferisce il passato.

qualche parola in più

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Speciale perché la nostra esistenza è un precipizio di fatti e incontri, relazioni e piccole variazioni di una sterminata quotidianità: una spirale senza scampo e senza senso. Farne un inventario è doloroso, ma necessario. In questo romanzo – un unico discorso denso, senza paragrafi o accapo – è inventariata la vita dei protagonisti e dei loro affetti, in Israele, a partire dalla decisione estrema di uno di loro. Attraverso quest’inventario non viene svelato un senso, né una morale. Pian piano si ricostruisce, piuttosto, un mondo di legami e la ragione – semplice e palese, ma occultata nel suo essere cosa quotidiana – di tanto dolore.

Dedicato a chi ha sete di lucidità e non ha timore di essa. Veramente, solo per chi non la teme.

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Speciale perché usa l’amore per parlare di un argomento che, spesso, viene visto ancora come un tabù. Perché fa sorridere e riflettere. Perché racconta l’amore in tanti suoi aspetti: paure, timori, gioie, comprensioni e incomprensioni. Perché è un viaggio che il lettore compie passo passo con il protagonista.

Dedicato a chi ama farsi domande e cercarne le risposte, per chi ha voglia di sorridere anche davanti alle difficoltà. Per quelli che credono che anche nella vita reale a volte esista un lieto fine.

una recensione

un approfondimento

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Woody Allen è quel regista che non ha la pretesa onanistica di veicolare un messaggio, ma che tendenzialmente ci riesce: i suoi film hanno una morale involontaria, come una buca sull’asfalto nella quale si inciampa per caso. Non si tratta di una costante, certo, altrimenti non si spiegherebbero clamorosi flop come To Rome With Love e la recente miniserie Crisis in Six Scenes, ma dai tempi d’oro di Manhattan ai pluripremiati Midnight in Paris e Blue Jasmine il cineasta newyorkese ha distillato una galleria di personaggi e nevrosi di assoluto valore simbolico, tratteggiati con l’arsenico e i vecchi merletti della buona borghesia occidentale. Con una sceneggiatura estremamente calibrata, Café Society elegge Jesse Eisenberg a personaggio di culto, calato nell’America anni Trenta ripresa pari pari dal Gatsby di Fitzgerald: le luci sfavillanti, le ambizioni grottesche, i rapporti di facciata e gli interessi privati. Un film spaccato a metà, dolceamaro come il vero amore, quello sperato, rincorso, afferrato e poi perduto per un capriccio della sorte, la stessa che a distanza di anni riapre le vecchie ferite e torna a farle sanguinare.

Al passato si può anche sfuggire, ma non alle questioni lasciate in sospeso: quelle ti sorprendono nel sonno e, vai a capire il perché, hanno sempre la battuta pronta. Loro. Neanche gliel’avesse scritta Woody Allen in persona.

 

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