salvini-il-ruspa-fumetto

La retorica di Salvini messa a nudo ne “Il Ruspa”

Una tuta a pois, la sbarazzina linguetta di fuori, le orecchie piegate secondo l’umore: non è la Pimpa di Altan, ma il Matteo Salvini di Stefano Antonucci.  I colori, però, sono quelli del suo (ex)governo gialloverde: Il Ruspa è un Salvini che prova l’ascesa, guidato da un infido (com’è giusto che sia) verme, che lo inizia alla sua arma più potente, quella che lo vedrà sempre trionfante, la retorica populista.

Il Ruspa, di Stefano Antonucci
Fumetti di Cane

Antonucci, genitore 2 della neonata Fumetti di Cane, avrà citato consapevolmente la Pimpa Comunista della parte di web che amo, nello scegliere il costume che indossa il suo non-eroe?  Non lo so, ma lo voglio credere perché il mondo può ancora essere bello. Nonostante il Ruspa reale.

pimpa-comunista-di-sinistra

da pagine varie, tra cui “Pimpa ******* instaura il comunismo” e l’immancabile “La Sinistra che odia”

Il linguaggio politico di Salvini

Chiunque abbia fatto studi classici si ricorda della retorica come un’arte. E, soprattutto, della diffidenza che accompagnò la crescita di personaggi come Gorgia e Protagora, visti con sospetto dagli altri sapienti dell’Antica Grecia perché in grado di capovolgere ogni situazione, di sostenere un lato e poi un altro, di difendere e subito dopo di accusare, il tutto grazie alle sole parole. Non si trattava di pressapochismo o superficialità, anzi, tutt’altro: un attento studio e una costante preparazione permetteva ai sofisti di destreggiarsi e maneggiare ogni situazione. Era un’arte impalpabile, ma in grado di condizionare situazioni giuridiche e politiche.

E, in effetti, la cosa che disarma di più di Salvini  – che indossi la tuta a pois o quella della protezione civile – è la perizia, la preparazione e la costanza dei suoi interventi, digitali o personali, così mirati e manipolabili solo da chi li ha pronunciati da non permettere risposta. Senza conseguenze immediate o materiali effettive, ma con continua riappropriazione, sempre e solo a parole, di ciò che succede – o di ciò che non succede.

Curiosamente (o forse no), il libro che il verme sta studiando, e su cui si baserà tutta l’avventura politica del Ruspa, è firmato da Sidney Blumenthal. Bisogna aguzzare l’occhio per intravedere l’autore, scritto tono su tono, ma si tratta di un giornalista e attivista statunitense, noto per essere stato l’aiutante e il consigliere… dei Clinton. Proprio quei radical chic da salotto contro cui Salvini (quello vero) si scaglia da sempre con forza.

il-ruspa-fumetto-matteo-salvini-retorica

una pagina da Il Ruspa di Stefano Antonucci

Bonus? A quanto pare la retorica nacque in Sicilia. Prendi questo, Ruspa.

Le disavventure del Ruspa

Le avventure del Ruspa sono all’apparenza molto semplici e ricordano un po’ quelle dell’eroe canonico (la scoperta del proprio superpotere grazie a un aiutante, la conquista della bella, il compimento di una missione), ma stravolte in modo grottesco, come grottesca è la realtà che ha creato Salvini, in cui riesce persino a far piacere al partenopeo Pulcinella la pizza con la polenta.

Fare fumetti satirici in maniera adulta significa usare un linguaggio giocoso per dire cose spietate.
Daniele Fabbri, autore con Antonucci e Mario Perrotta di Quando c’era Lvi

Eppure, anche al verme, aizzatore della prima ora dell’ascesa – o discesa sotto il Po, grazie alla fida Trenord – del Ruspa, certe cose sembrano troppo avventate, dettate dalla tracotanza, dalla certezza di uscirne sempre vincitore.

salvini-il-ruspa-fumetto-2

Se le avventure della Pimpa sono state il punto di riferimento di più generazioni, tra cui le due che abbiamo attraversato io e i miei due fratelli senza perderci nemmeno un numero o una videocassetta, Il Ruspa è un fumetto educativo al contrario, in cui il fido Armando diventa l’Umberto, allettato e ridotto al fantasma di se stesso, e in cui l’importante non è imparare e farsi nuovi amici, ma trionfare meschinamente, dare fuoco a tutto, portare il caos salvo poi proporsi come garanti dell’ordine – e dove, ovviamente, perdere 49 milioni.

E alla fine il Ruspa nudo rimane, proprio come il re che troppo ha voluto e che sfila per le strade senza abiti proprio nel momento di massimo trionfo, proprio come la retorica da smartphone quando si condivide un articolo da La Refubblica e per un attimo il velo si squarcia, mostrandol’inganno a cui stiamo tutti partecipando. E rimane il Ruspa proprio fuori dal suo ultimo regno (o palcoscenico), quello del Papeete, con la panza e il vomito prepotenti, solo se non fosse che per il verme, che cerca di capire come strumentalizzare anche questo fallimento, per renderlo apparente e, con un colpo di coda, trasformarlo in una non-vittoria (semicit). Ma dovrà ragionarci da solo, almeno per un po’, mentre il Ruspa vomita verde piegato su se stesso, con il rischio di farci persino un po’ pena, mentre ci ricordiamo il monito della dedica in apertura, che ci precisa up front quello che scopriamo leggendolo, cioè che questo «è un libro per bambini
orrendi».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.