Anatomia di un istante 2/8 aprile

19’ del secondo tempo. Siamo allo Juventus Stadium, il Real conduce per 0-1 sui bianconeri.  19’ del secondo tempo, i blancos hanno sciupato una buona occasione da gol, e il terzino Carvajal sta provando un cross quasi innocuo dalla fascia. 19’ del secondo tempo, e il tempo si ferma: Cristiano Ronaldo si eleva a due metri d’altezza in una perfetta rovesciata, sembra quasi volare nel cielo di Torino, così uggioso e in un certo senso tragico. Fa la scelta più difficile, più inaspettata, sicuramente la più bella. E segna uno dei gol più belli di sempre.

 

Uno stadio completo che applaude il gol di un avversario. Un avversario odiato, temuto, che nella scorsa stagione ha infranto il sogno di vincere, dopo anni, quell’ossessione chiamata Champions League. Merito di un gol meraviglioso, che in un certo senso segna un’era. Come il gol di Maradona ai mondiali del 1986, quello delle urla di Victor Hugo Morales e degli infiniti dribbling. Il gol che è il manifesto del calcio moderno, quello dell’asse Argentina/Brasile, Pelè contro Maradona a scrivere leggende in campo.

Ogni storia, ogni mito è fatto di duelli, di confronti. Il calcio contemporaneo vede l’eterno scontro tra Messi e Cristiano Ronaldo, la poesia contro la tenacia, la leggerezza sudamericana contro la voglia di migliorare, sempre. L’appannamento del portoghese ad inizio stagione, fatto di pochi gol in campionato, infortuni e inaspettate critiche, è servito per la rinascita di un campione che si è messo in gioco, cambiando posizione in campo, movimenti, persino il modo personalissimo di intendere il calcio. Il tutto a servizio del pallone, della squadra, di se stesso, di un’era che si è fermata per un attimo, a Torino, 19′ del secondo tempo. Il tempo di CR7.

Si ringrazia il Corriere della Sera per la foto

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