Anatomia di un istante 5/11 marzo

Stadio Artemio Franchi, in campo i giocatori di Fiorentina e Benevento. Apparentemente una partita come un’altra. Ma non è un momento di gioco: c’è un senso di eternità, di assoluto. I giocatori sono piccoli, sfocati. Alcuni applaudono, altri preferiscono guardare la curva Fiesole, quella che ospita i tifosi della Fiorentina. Ma non si vedono neanche i tifosi: sono coperti da tanti piccoli cartelloni, che creano uno sfondo viola con sopra un’unica, enorme scritta: Davide.  Le bandiere sono a mezz’asta, come non potesse essere altrimenti.

Fiorentina-Benevento. 28 giornata di serie A. Un match che di sportivo, di calcistico non ha nulla. O forse ha tutto, tutto il bello che questo sport può regalare. La partita è nel segno di Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso all’età di 31 anni sabato scorso. Difensore esperto, nel giro della nazionale, ma soprattutto una persona per bene, di altri tempi. Lo dimostra un mondo diviso, bizzoso come quello del calcio, unito come non mai nel ricordare un compagno di squadra, un degno avversario, un amico.

Dei tanti tributi, applausi, cori che hanno caratterizzato Fiorentina-Benevento, il più bello è stato al minuto 13, come il numero di maglia di Astori. La palla è stata buttata fuori, il campo e gli spalti si sono uniti in un minuto surreale, incredibile, con il pubblico che canta “Davide Davide”.

Uniti nel ricordo, in una tristezza che non si può spazzare via, magari oltre la Fiesole, dove il pallone si confonde col sole, nel cielo.

-foto via Sky Sport-

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