Antony in provincia di Parigi

Qual è il vostro little corner of the world?

Vorrei condividere il mio. Per me ‘little corner of the world’ è un luogo dove troviamo serendipità, pace e nuove vie.

Féroce… la chaleur 🙂

Una foto pubblicata da Les Étincelles des Mots (@lesetincellesdesmots) in data:

Magari un luogo che non ci aspettavamo di trovare. Di cui non conoscevamo l’esistenza e che difficilmente entrerà in una guida turistica come tappa obbligata. E che probabilmente avremmo sminuito se si situasse alla periferia del nostro comune di nascita. Eppure un luogo estremamente importante nel percorso esistenziale, che ci ha accolti e stupiti, anche un po’ protetti, dove abbiamo trovato qualità di vita, il nostro tempo di scoprirci scoprendo il mondo. Un luogo bello perché pudico, che appena di sente apprezzato fa trapelare i suoi tresori, come percorsi immersi nella natura, o piccole tracce storiche che si riconnettono in modo misterioso e sottile e intimo alle grandi vicende che hanno lasciato traccia internazionale. Allora vi racconto di Antony, un piccola città immersa nel verde che si trova a sud di Parigi e che è collegata al cuore della città (Jardins du Luxembourg) dalla linea di trasporto RER B.   Antony si legge come se avesse una i accentata alla fine, quindi non all’inglese, ma alla francese naturalmente, e il suo nome deriva dal nobile Antonius che vi aveva stabilito la sua domus in epoca romana. Il centro di questo piccolo borgo è rappresentato dalla graziosa chiesa di Saint-Saturnin.   Ville d'AntonyAntica chiesa rurale che ha una cappella primitiva risalente all’anno 829 e che si pone alla base interiore del campanile che è stato edificato nurante la seconda metà del XII secolo, la navat, invece, data del XV secolo. La struttura esteriore ha mantenuto una facciata sobria e primitiva ma all’interno le vestigia della cappella e i capitelli, insieme alla fonte battesimale del XVIII secolo e la stuatua della Vergine in pietra, così come il pulpito di quercia scolpita in stile neo-gotico (nel XIX secolo) e la scultura del Cristo commissionata ad un artista della città nel 1923, ne fanno un gioiello di pace. È nelle vetrate che si potrà ammirare Santo Saturnino, mentre nella vetrata che sovrasta all’altare è rappresentato Cristo-Re.   Passeggiata dell’acqua   Come a Bologna un fiume scorre sotto le lastre romane, così Antony sorge sulla Bièvre che si lancia nella Senna. L’acqua è dunque l’elemento rigenerativo onnipresente su tutto il territorio di Antony anche nei punti in cui si rende invisibile, per poi riaffiorare alla superficie nei ruscelli, bacini e fontane che si nascondo qua e là, dove un passante disattento non potrebbe accorgersene.  

Una foto pubblicata da @laulege in data:

La Bièvre, riviera schiva, attraversa tutto la città sotto terra (interrata nel 1973), si fa sospettare in corrispondenza del Vieux Moulin (via Prosper-Legouté), e risale all’ombra del boschivo Parc Heller fino alla città di Fresnes. Talvolta invisibile dunque, ma spesso rumorosa, tanto che si può sentire il fragore della fonte non insonorizzato nemmeno dai marciapiedi tranquilli della città. Questa proprietà di Antony ha favorito in passato lo sviluppo di attività commerciali artigianali e anche l’evoluzione del patrimonio naturale a filo d’acqua.

Mère et enfants à la chasse, style Monet 🙂

Una foto pubblicata da Les Étincelles des Mots (@lesetincellesdesmots) in data:

La Bièvre sgorga a Bouviers e il suo nome deriva probabilmente dal latino beber, ma l’origine è incerta: non si sa se associarlo ai castori (in inglese beaver) che sicuramente la popolavano (oggi gli inquilini sono piccoli e dolci scoiattoli in cerca di nocciole) o più semplicemente al suo colore bruno, nonostante la tinta malmastra la leggenda parla di acque addirittura sbiancanti: si tramanda che la ninfa Gentilia, cacciatrice, percorresse la vallata quando un giovane uomo fu folgorato alla sua vista. Allora quest’ultimo iniziò a inseguirla e dopo una lunga corsa, quando fu vicino a catturarla, Gentilia invocò l’aiuto degli dei che le permisero di trasformarsi in corso d’acqua abbondante. Così la Bièvre divenne un fiume lungo 33 km, votato a sfociare a Parigi nel suo corso maggiore, la Senna, in corrispondenza del Ponte d’Austerlitz, ma solo dopo aver serpentato per il tredicesimo e il quinto arrondissement. Fu progressivamente coperta perché inquinata e potenzialmente insalubre.   È sorto anche un Bacino di contenimento (tra la via Georges-Suant e la via del Pont-de-Pierre), per raccogliere le acque piovane e evitare le inondazioni. La natura allora ha ripreso il suo corso adattandosi al nuovo demanio tanto da costituire attualmente un’oasi in pieno ambiente urbano e ospita numerose specie di volatili, alcune rare in regione parigina, come la bécassine sourde o il butor étoilé.   Un osservatorio è stato installato ed è accessibile nel percorso pedonale e ciclabile denominato ‘Coulée Verte’ che si trova dietro all’Espace-Cirque.  

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Dal 1977, più di 150 specie differenti sono state recensite (svernanti, migratorie e da nido). Più di 40 speicie sono osservate ogni anno. E il sito è classificato ‘zona naturale di interesse ecologico, faunistico e fioristico vegetale’ ed il suo mantenimento è assicurato dal Centro Ornitologico dell’Ile-de-France.

Allora, durante una passeggiata a piedi che possiamo virtualmente far iniziare dal Vecchio Mulino fino al sito di birdwatching, incontreremo, nel mezzo il Parc Heller, una dimensione di pace e riposo senza pari, centro anche di ristoro sportivo per amanti di equitazione, nuoto o corsa.

Amitié 🙂

Una foto pubblicata da Les Étincelles des Mots (@lesetincellesdesmots) in data:

 

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All’entrata del Parco Heller troviamo due fontane che decorano un lato e l’altro della residenza Saran. Proseguendo la passeggiata naturalistica si arriva allo Stagno del Sole scavato nel 1940 da un cittadino – Jean Proksa – agrandendo quello che all’inizio non era che un modesto specchio d’acqua, quest’antico proprietario iniziò ad attirare appassionati di cannottaggio proponendo barche da affittare e anche una piccola locanda per rinfrescarsi durante l’estate o per organizzare cerimonie.

E Louise Bourgeois in tutto questo?

L’acqua ha alimentato anche il patrimonio culturale e artistico della città, o è confluita in esso. Infatti, per il passato, la presenza di acqua a Antony ha ispirato numerosi artisti. Un esempio è una stampa realizzata nel 1780 dall’incisore parigino Marin-Ovide Michel sulla scia di un quadro del pittore Jean-Baptiste Huet che raffigura una scena pastolare. Abbiamo anche la famiglia Calo-Séailles che aveva insediato il suo ménage, proseguendo invenzioni e virtuosità. Ma come non menzionare la sublime Louise Bourgeois, la cui madre lavorava i tessuti e le tele grazie alle acque della Bièvre. Louise, nata a Parigi nel 1911 ha risieduto a Antony con la famiglia a partire dal 1919 fino alla sua partenza per gli Stati Uniti nel 1938. Molti conosceranno sicuramente la sua Ode alla Bièvre che data del 2002. In quel componimento poetico biografico, l’artista libera e confida il suo ricordo d’infanzia commosso e dedicato alla sua casa con giardino situata al civico 13, avenue d’Orléans (oggi diventata avenue Division-Leclerc) dove i suoi genitori avevano il loro atelier d’artigiani-tapezzieri.

È perché c’era questa riviera che abbiamo acquistato la casa a Antony. La Bièvre passava sotto casa nostra, nel mezzo del giardino. Grazie al terreno fertile della riviera, abbiamo piantato  dei gerani, una gran quantità di peonie e dei getti d’asparagi. […] Sono tornata a Antony con i miei figli per rivedere la casanella quale sono cresciuta, per rivedere la Bièvre che attraversava il nostro giardino. Ma la riviera era scomparsa. Non restavano altri testimoni che gli alberi che gli alberi che mio padre aveva pianto sul bordo dell’acqua.

louise bourgeois bièvre

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