Berlino e la rigenerazione urbana – L’esempio del Tempelhofer Park

Più esteso di Central Park a New York, testimone silenzioso di eventi storici che hanno segnato un’epoca, frequentato da migliaia di persone ogni settimana, il Tempelhofer Park rappresenta oggi una delle maggiori attrazioni della città di Berlino e uno tra gli spazi ricreativi urbani più innovativi e a misura d’uomo. Nella capitale tedesca, il parco di Tempelhof è soprattutto un simbolo dove passato, presente e futuro si intrecciano regalando quelle stesse sensazioni contrastanti che si provano girovagando per la città.

Una città che fino a qualche decennio fa era divisa in due e che tuttora prova a rimettere insieme i pezzi. Poter passare da una parte all’altra di quello che ormai è un muro invisibile è oggi estremamente facile, fisicamente parlando. Ma se mi soffermo anche solo un attimo a pensare che fino a trent’anni fa uomini, donne e bambini venivano uccisi nel tentativo di scavalcare quel Muro che invisibile non era, i miei passi si fanno molto più pesanti. Anche perché, nel mondo, tali situazioni di segregazione e violenza non solo esistono ancora, ma addirittura sono in aumento. Ad ogni modo, questa non sarà una storia di segregazione o violenza, al contrario sarà il racconto di come si possa trasformare qualcosa di inutile e dannoso per l’ambiente e la salute umana in un esempio virtuoso di gestione partecipata del territorio: il racconto di una semplice idea che si è tramutata in azione e che continua a offrire benefici a residenti e turisti. Il Tempelhof, situato nella zona sud di Berlino, venne istituito come aeroporto nel 1923, con un primo terminal costruito nel 1927 e sostituito con uno nuovo nel 1941, in seguito ai lavori dell’architetto Ernst Sagebiel che realizzò il terzo edificio più grande al mondo, altrimenti descritto come “la madre di tutti gli aeroporti” dall’architetto britannico Norman Foster.

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Veduta aerea del Tempelhof Airport in una giornata di esposizione e apertura al pubblico nel 1984. Foto scattata da Jose Lopez Jr. , US Air Force. Fonte: Wikipedia 

Lo scopo era quello di creare il più grande terminal del mondo, con una terrazza che avrebbe potuto ospitare più di cento mila persone in occasione di parate militari e dimostrazioni aeree sotto la dittatura. Durante la Guerra Fredda, il Tempelhof divenne teatro del famoso ponte aereo che per un anno fu utilizzato dagli Usa e dai loro alleati per trasportare beni di prima necessità alla città sotto assedio e blocco sovietico. Un’operazione che ancora oggi viene ricordata come un’azione straordinaria, che in pratica salvò la vita dei berlinesi. In seguito alla costruzione di altri due aeroporti, il numero di voli e passeggeri si ridusse notevolmente tanto da decretare la chiusura del Tempelhof nel 2008, inizialmente suscitando un malcontento diffuso tra buona parte dei cittadini. A distanza di quasi dieci anni, però, quello stesso malcontento sembra essersi trasformato e addirittura sparito. Le problematiche legate alla sicurezza e all’inquinamento acustico sono un lontano ricordo. Oggi, il Tempelhof è un parco pubblico frequentato da sportivi, turisti e agricoltori urbani. Uno dei simboli di Berlino del secolo scorso, è divenuto un’enorme area di svago che dal 2010 richiama cittadini e curiosi da tutto il mondo, e non è difficile capirne il perché. Le piste di decollo e di atterraggio sono state mantenute e sono circondate da un immenso parco, che ormai è anche diventato un habitat per molte specie viventi, tra cui centinaia di uccelli.

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Pur non essendoci alberi come il vicino Tiergarten, il Tempelhof non ha nulla da invidiargli, anzi il fatto di aver mantenuto le precedenti caratteristiche è proprio la ragione per cui è così tanto amato sia dagli insiders che dagli outsiders. Infatti, a differenza del Tiergarten, che è una vera e propria foresta urbana e un’oasi di quiete e relax, il Tempelhof è una distesa dinamica e una fonte di sperimentazioni, come l’ormai celebre esempio di orticoltura urbana nato all’inizio del 2011e che ha portato alla nascita di un’associazione di cittadini nel 2014 denominata Gemeinschaftsgarten Allmende-Kontor, cioè Giardino della comunità Allmende-Kontor. Uno spazio di oltre 6000 mq dato inizialmente in concessione per tre anni ma che ha già festeggiato i primi cinque anni di vita, divenendo un emblema della rigenerazione urbana in Germania, in Europa e nel mondo. Una rigenerazione portata avanti collettivamente: i piccoli lotti di terreno, ognuno dei quali piazzato in una sorta di aiuola facilmente trasportabile e rimovibile, sono gestiti spontaneamente da tutti, in modo tale che tutti si sentano responsabili della cura dell’orto, nonostante nessuno sia davvero proprietario di questo. L’associazione Allmende-Kontor che ormai conta più di cinquecento membri, ha dato vita a una vera e propria opera d’arte: fiori e piante crescono ovunque, negli oggetti più disparati e impensabili.

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Ci sono ciuffi di erbe aromatiche e officinali che spuntano da vecchie scarpe, palloni da calcio, radio e jeans, carrelli della spesa e vasche da bagno utilizzati come vasi, un container trasformato in biblioteca. E poi ancora, bici, aquiloni, aree attrezzate per barbecue e grigliate oltre ad un’area gioco per i più piccoli. L’iniziativa di orticoltura comunitaria del Tempelhof lascia a bocca aperta e infonde anche un po’ di speranza in un’alternativa possibile e migliore. Il documentario God Save the Green mostra l’orto comunitario dell’Allmende-Kontor come uno degli esempi più riusciti di una nuova Rivoluzione Verde. A proposito di questo, i due registi italiani Michele Mellara e Alessandro Rossi si esprimono così: “autoproduzione, comunità, riappropriazione degli spazi urbani, frugalità e convivialità, tutto questo costituisce la spinta propulsiva dei nuovi ortolani e, con loro, delle città del futuro”. Il Tempelhofer Park, con i suoi orti e una ritrovata dimensione di socialità e convivialità all’interno della frenesia cittadina, è un esperimento riuscito e sempre più amato, un esempio a cui ogni città dovrebbe ispirarsi. Non resta che augurarsi che i progetti di espansione urbanistica di pochi, non vadano a destabilizzare una realtà che molti apprezzano: il Tempelhof fa gola a chi si arricchisce col cemento, ma la speranza è che l’interesse di un singolo non vada a pregiudicare quello della maggioranza.

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Se avete intenzione di visitare Berlino, questo vecchio aeroporto nazista oggi simbolo di rinascita e partecipazione, è una meta obbligata che farà vivere un’esperienza del tutto originale. Occorre solo assicurarsi di avere un bel po’ di tempo a disposizione, perché trecento ettari da attraversare non sono affatto pochi!

Le foto sono state scattate dall’autrice dell’articolo.

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