Catherine Bensaid, amare la vita

Catherine Bensaïd psichiatra e psicoterapeuta francese è immancabilmente scrittrice per la sua capacità di posare e dosare una parola poetica e potente frutto della sua esperienza personale e professionale, ma soprattutto ricca della forza della sua capacità di tradurre in discorso profondo le ferite e le difficoltà che la vita ci sottopone come prove da superare per evolvere in un senso che integra la nostra tensione spirituale, nell’amare, nel creare, nel generare e più semplicemente nel vivere la vita che ci appartiene.

Amati, la vita ti amerà è uno dei primi testi dell’autrice che affronta il tema del dolore e della psicoanalisi e rende esplicito il legame di necessità che intercorre tra la comprensione del proprio dolore e la capacità di sentire o sentire di nuovo il proprio autentico desiderio, al di là delle pressioni o delle richieste esteriori. Proprio la psicoanalisi elevata a pratica di ascolto e di racconto permette di trascendere il peso di cicatrici irrisolte o sepolte nel passato e fantasmi ricorrenti per aprirsi a una autonomia che parla di una libertà rispettosa e grata dei legami di interdipendenza senza tuttavia usarli come pretesti per paralizzare la propria azione, come a dire che l’individuo, grazie al rapporto terapeutico parola-ascolto-spazio di crescita, può ritrovare la propria potenzialità di agire indipendentemente da quegli ostacoli che proverrebbero da quello che gli altri dicono o pensano di noi o vogliono per noi. Questo slancio all’azione individuale non glorifica l’individualismo o l’opportunismo bensì la possibilità di affrancarsi dalla dipendenza alla propria patologia interiore, al nemico che è rappresentato dalle nostre paure e dalle nostre mancanze di fiducia piuttosto che dagli altri o da fattori esterni. Una forma di responsabilità che non ha niente a che vedere con sensi di colpa, ma che al contrario ci invita a avanzare, a non attendere che qualcuno ci ami per amare, a non attendere che qualcuno ci sproni a vivere per vivere, trovare in noi le ragioni e il motore che ispira ogni nostro respiro e ritrovare il nostro cammino.

Dall’amore che soffre all’amore che si offre, è un altro titolo che tratta lo stesso afflato vitale ma dalla prospettiva dell’amore sentimentale che spesso è ostacolato dalle nostre ossessioni o dalle nostre paranoie, spesso dall’incapacità di impegnarsi o dalla mancanza di fiducia in sé, nell’altro e nella vita. Ma anche le vulnerabilità che nascono da vissuti perturbati in famiglia e riprodotti nei rapporti adulti. Siamo spesso concentrati a valutare la misura e la maniera dell’amore espressa dall’altro nei nostri confronti, tanto da dimenticare di chiederci come amo io? E soprattutto siamo abituati a riflettere  sulle relazioni che è un modo per estrarsi da esse, quando basterebbe agire ciò che stiamo cercando: calarsi in esse e reinquadrare costantemente il rapporto comunicando e rimanendo connessi sul valore prezioso del legame che permette di costruirci. Il rispetto che portiamo all’altro ci permette di conoscerlo e di fare attenzione anche alle sue difficoltà senza mettere le nostre ansie al centro del mondo.

Storie d’amore, Storia d’amare: è la sintesi di questo discorso che ruota attorno alle relazioni affettive che possono incontrare separazioni, lutti ma anche riavvicinamenti o  semplicemente un destino di vicinanza non messo in discussione ma onorato. Lo stile è molto interessante perché il testo nasce dalla annotazioni di confessioni reali, persone che nella relazione privilegiata con il proprio psicoterapeuta possono andare al di là di cio che hanno sofferto o non compreso per aprirsi alle aspirazioni e alle immagini fertili di rinascita.

L’altro, questo infinito è un libro particolarmente entusiasmante perché l’avvicinamento tra analisi e spiritualità è particolarmente accentuato dal dialogo trascritto tra Bensaïd et Paulina Bebe, prima donna a essere nominata rabbina in Francia. Il loro dialogo comprende la parabola dell’amicizia. Insieme commentano quattro midrashim, piccole favole metaforiche intrise di saggezza e simbolismo per portare uno sguardo e luminoso sulla vita. Nella tradizione ebraica, i midrashim si presentano come delle corte storie soprendenti per la loro sinteticità, ma anche per il loro humour e mettono in scena la trama di alterità, di estraneità che anima ogni incontro. Un mistero infinito che ci trascende. Investiamo noi stessi in questa traversata o restiamo in superficie dove tutto è più sicuro? Ma il Midrash è anche uno spazio lasciato ai sogni, all’immaginario e all’evocazione della nostra realtà. La lezione di vita è al di là della logica diretta che può essere estrapolata dalla situazione narrata, i sensi sono molteplici, nascosti e si lasciano intravedere sul filo delle interpretazioni che ci trasformano. Amore infatti è il miracolo di formare una coppia, ma anche la bellezza, la complessità, l’unione. Un’esperienza etica, uno spirito come minimo raddoppiato. La reciprocità che si fa l’eco.

La complessità nel tessere relazioni serene e durature risiede spesso nelle ansie che esistono nel nostro cuore e nel nostro mentale e che spesso ci tagliano le ali. In maniera paradossale è allora il caso di donare spazio a tutti i nostri demoni per liberare anche il nostro ‘angelo custode’ che riside finalmente nella percezione di costruire la nostra fiducia in noi stessi giorno dopo giorno, nel lavoro incessante di dedicarci ai nostri valori, nell’avere fiducia nelle nostre risorse avendole messe in gioco. Siamo qui per rischiare il nostro cuore, sapendo proteggere quello che per noi è inestimabile.

Il volume più recente di Bensaïd – Libera di essere donna – è una grande sfida ‘politica’ poiché osa trattare della libertà femminile. Una libertà investita di tutto l’amore per la vita che una donna può accordare a se stessa e ai propri sogni e alle proprie finalità. La provocazione risiede in una domanda di principiamento: La donna liberata è libera?
Le donne si sono battute per difendere i propri diritti contro la diseguaglianza e l’ostracismo subiti per secoli. Ma attualmente le donne vivono ogni tappa della loro esperienza seguono sinceramente le loro aspirazioni più profonde? Su questo interrogativo si fonda tutta la stesura di una interiorità continua. Accedere a un cammino di autenticità senza più abbondarlo. Abbandonarsi piuttosto alla propria via e alla propria intuizione per realizzarsi interamente. I dodici capitoli sono le dodici libertà forse non sempre acquisite dall’espressione femminile che si trova qui interrogata sulla sua capacità di estensione nella gioia.

Per trovare la tinta la più vivace che ci corrisponde occorre innanzitutto prendere coscienza di questa possibilità di libertà e non viverla più come una minaccia o come una imposizione o come una impossibilità anche se il cammino può essere arduo per raggiunggerla e soprattutto non esiste una competizione che riproporrebbe il senso di insoddisfazione o scacco come schema emotivo. Il punto è acquisire una libertà a non porsi più degli ostacoli nel vivere la vita che si desidera, e ciò implica un lavoro quotidiano e prograssivo che non ha né di inizio né di fine e che ha una vocazione di orientamento ma il ritmo è proprio a ciascuna non può essere imposto dall’esterno. La libertà è un divenire e la seguiamo con i passi che facciamo ogni giorno

Cosa fare allora di tutte le aspettative e le esigenze che pesano spesso su di noi?

<Occorre già che le donne prendano coscienza di quello che si imprediscono di vivere. Devono poi ascoltare i loro desideri e comprendere perché non donano libero corso a essi. Spesso è evidente che esiste un desiderio ‘altrui’ (desiderio di qualcun altro) che si sovrappone e impedisce la realizzazione del desiderio che è proprio. Dopo aver compreso da dove vengono tali impedimenti, è necessario identificarli e nominarli. Una delle strategie, oltre che una delle vie della libertà, è imparare ad ascoltare il proprio corpo e le attese del loro corpo. Con pazienza, ascoltare il proprio slancio di vita ma anche cio che lo frena. Certo, in quanto esseri umani dobbiamo accogliere l’altro ma non dobbiamo per questo adattarci ai desideri degli altri come sostituti ai nostri. Occorre diventare capaci di dire no e di far passare in primo piano i propri desideri>.

Si tratta di un lavoro di libertà e apertura alla vita che è paragonabile a disfare nodi e a lasciar andare bolle di dolore che sono rassicuranti perché nascondo un vuoto da attraversare. Un vuoto che magari non è che illusione, perché la verità è già lì, proprio come il nostro potere personale, pronto a soggerggerci in ogni momento.

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