Ciao Madiba

Il 5 dicembre 2013 si è spento Nelson Mandela, esponente del movimento anti-apartheid, primo presidente ad essere eletto dopo la fine della politica di segregazione razziale istituita in Sud Africa e Nobel per la Pace nel 1993. Alle 22,48 del suddetto giorno, il presidente Zuma annuncia il triste avvenimento, proclamando il lutto nazionale.

Madiba, così era chiamato all’interno del clan di appartenenza, è morto all’età di 95 anni nella sua casa a Johannesburg. Tutti ne piangono la scomparsa: i familiari, i connazionali, le persone di tutto il mondo. Mandela, considerato il Gandhi nero, incarna il simbolo della lotta contro il razzismo, ma è molto di più: un uomo che ha lottato per i suoi princìpi e per la libertà.

Diceva Mandela «Non c’è nessuna strada facile per la libertà» e la prima percorsa è quella verso Johannesburg a 22 anni, nel 1941, quando decise di scappare per ribellarsi ad un matrimonio combinato che la sua famiglia aveva organizzato ed imposto. Mandela studiò legge e fondò l’associazione giovanile Youth League, ponendosi contro il regime che negava i diritti alla maggioranza nera sudafricana. Durante il governo del Partito Nazionale che aveva appoggiato una politica pro-apartheid, Mandela fondò con Oliver Tambo, altro avvocato, un ufficio legale che permetteva assistenza gratuita a tutti i connazionali che non potevano permettersi di pagare un avvocato.
Il 5 dicembre 1956 fu arrestato con altre 150 persone, ma fu assolto in seguito. Accettò di partecipare alla lotta armata dopo l’uccisione di manifestanti disarmati a Sharpeville. Lavorò per porre fine all’apartheid, credendoci con tutto se stesso, e nell’agosto del 1962 fu arrestato e scontò la sua pena in carcere per 27 anni. Solamente dopo la sua liberazione, avvenuta su ordine del presidente sudafricano De Klerk, si candidò e fu eletto primo presidente nero del Sudafrica. Abbandonò la carica di presidente nel 1999 e nel 2004 decise di ritirarsi a vita privata. Già nel marzo 2013 fu ricoverato a causa di un’infezione polmonare, ma fu dimesso qualche giorno dopo. In estate le sue condizioni cominciarono a divenire critiche. E da qualche giorno è venuto a mancare. Proprio oggi la grande commemorazione nello stadio di Soweto. Prima del funerale, quindi, questi giorni di celebrazione sono dedicati ad un lungo addio per rivolgergli tutta la gratitudine possibile per la sua lotta e la sua ispirazione.

Ricordare Mandela è il minimo che si possa fare, dedicargli un pensiero non è abbastanza, ma è già qualcosa. Durate la sua prigionia Mandela si immerse nella letteratura, si dedicò alla lettura di poesie, di romanzi, di liriche non soltanto in lingua afrikaner, ma anche in lingua inglese. Ed è fondamentale, infatti, ricordare il suo pensiero riguardo allo studio: L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra.

Ciao Madiba.

 

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