Cortázar o sogno a occhi aperti

Dopo aver insegnato nelle scuole di provincia e a Mendoza la letteratura francese e a Cuyo quella inglese, Cortázar lascia l’Università per ragioni politiche e entra a far parte della Camera del Libro a Buenos Aires. Pubblica altresì numerosi articoli di critica in varie riviste tra cui Sur, fino al trasferimento in Francia. Nella sua prima opera importante, Bestiario, appare già come constatazione della sua poetica l’irruzione del fantastico nel reale, costante che si ritroverà ancora più prepotente ne Le armi segrete.il viaggio premio

Il suo primo romanzo, Il viaggio premio (Los premios; Les gagnants) presenta dei personaggi di diversa estrazione sociale che si trovano insieme su una nave. Per un istante infatti la distinzione-categoria economica viene annullata di fronte ad una vincita alla lotteria: un soggiorno in crociera. Una volta a bordo, però, i protagonisti-passeggeri dovranno obbedire a delle regole misteriose che talvolta alcuni di loro trasgrediranno a rischio della loro stessa vita, quasi a metaforizzare l’assurdità celata nell’ordine istituito Cortázar comunque rifiuta ogni interpretazione.

Oh, le maschere… Si tende sempre troppo a pensare al viso che nascondono; in realtà, è la maschera, che sia quella e non un’altra. Dimmi che maschera indossi, ti dirò che volto hai.

Nel 1962 intraprende (realmente) un viaggio a Cuba, esperienza capitale che lo renderà ardente difensore della libertà dei popoli oppressi, non sembra, quindi, una coincidenza così lontana dalla realtà l’asse portante della comunicazione messo in scena di Cronopi che oppone due tipi di individui: i “disordinati e tiepidi” e coloro che sono “attaccati alle convenzioni”. Il fantastico è l’unica speranza di comunicazione, ecco che la poetica cortázariana ne resta stregata come una verità e una professione di fede. Invero, il fantastico non si costruisce a partire da temi usuali ma, nella produzione di Cortázar, il fantastico piove e deforma l’ordinario o l’ordinaria successione dei fatti e delle logiche; allo stesso modo non definisce un modo particolare dell’immaginario all’opera nella creazione letteraria poiché, fondamentalmente, il fantastico resta inseparabile dalla maniera secondo la quale è rappresentato e vissuto il reale. Tutto questo si ottiene seguendo sempre due linee direttive: quella del ‘gruppo’ e quello dell’ ‘alea’: ogni evento cristallizzato nell’insieme concatenato dei giochi di equilibrio che toccano la linea temporale, l’organizzazione spaziale, i rapporti interpersonali non meno dell’analisi intrasoggettiva. Ogni esperienza è in sé aleatoria e riferibile a dei sistemi di base differenti In questo senso il fantastico non è che il risultato della formalizzazione letteraria di dualità di queste constatazioni, nonché delle reti trasversali che esse invitano a osservare da più vicino e con più precisione e attenzione al dettaglio ‘detonatore’.

Il fantastico risulta, in fondo, dalla stessa esatta conseguenza del reale che, finalmente, smette di essere letta in termini di imitazione. Entrano in gioco e in funzione le sistematiche che poggiano sull’anarchia che soggiace a qualunque disegno d’ordine, laddove si tessono – secondo un’intelligenza impulsiva che talvolta veste le sembianze dell’ottusa impellente necessità – legami di parentela – bizzarra e zoppa o rassicurante e efficace – tra le cose.

L’esigenza realista appare connessa alla confusione in cui si disperde e dove coincide con l’esigenza di unità: proprio nel momento in cui quest’ultima non ha i mezzi per realizzarsi, il fantastico assume valore di espressione iperbolica dell’esigenza stessa in quanto segno di fallimento e unica definizione possibile dell’impresa letteraria affrancata dalla tentazione filosofica empiristica tanto quanto dalla superstizione e dalle immagini religiose ricorrenti nella creazione come esorcizzazione.

Il più grande ispiratore di Cortázar resterà Alfred Jarry* che ha lavorato con lo strumento dell’ironia, del grottesco e dell’emersione del ridicolo quali terreni e ruoli privilegiati di investigazione del paradosso del reale, di lui Rachilde** scrisse:

Giocava a sé stesso la commedia di una esistenza letteraria spinta fino all’assurdo!

Tuttavia, malgrado le influenze, l’ispirazione di Cortázar resta autenticamente originale, innovativa nella pratica rivelatoria della progressione simbolica che nell’opera di Cortázar è quella propria e dell’infanzia (ostacolata) come processo creatore-creativo-ri/creativo che comporta la disposizione a non prestabilire le probabilità degli avvenimenti – di quelli che dovrebbero e di quelli che non potrebbero mai realizzarsi – ma soprattutto il ‘perdersi’ come componente di un labirinto che è la più straordinaria avventura spiritule, saggia poiché non scarta l’insolito o l’inatteso, piuttosto li attende, li invita e laddove ve ne fosse carenza arriva a ponderarli, a attivarli, a indurli – dunque folle – senza remore, anche al di là delle regole – dunque imperativa e dispettosa – attraverso un poderoso atto di volontà -un macchinario – trascendente. Il vigore di  chi sogna enormemente, imprevedibilmente a occhi aperti.

————–

*Alfred Jarry è stato uno scrittore francese (Laval 1873 – Parigi 1907), la sua opera si radica in parte in un debordante simbolismo di cui tratti salienti sono l’esoterismo, un fascino verso la cultura primitiva e i caratteri letterari propri alla farsa, essenzialmente, dunque, uno scrittore sovversivo considerato come l’autore che ha aperto la strada alle vie multiple dell’arte del XX secolo (surrealismo, teatro dell’assurdo, Oulipo non da ultimo).

**Rachilde, Alfred Jarry, le surmâle de lettres, Arléa, Paris, 2007

***Un’altra lettura consigliata: Il passeggero Cortázar

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.