Creatività cammin facendo > Carol Dunlop e Julio Cortázar

Una delle mie riflessioni sulla produzione di Julio Cortázar concludeva sospettando e immaginando il ‘macchinario fantascientifico’, quello smisurato a cui allude Adolfo Bioy Casares nella sua Invenzione di Morel quando si chiede se non sia follia un’immaginazione tanto complicata da montare una laboriosa rappresentazione che dà più spazio e di lì più verità alla fantasia che alla realtà stessa depassando di gran lunga le linee di sicurezza che separano la razionalità dalla letteratura. In un altro momento, ho messo in luce il valore dell’erranza nel tema natale e poi nella commistione artistica all’esistenziale di molti artisti, come Depardon che in un passaggio autobiografico ha postulato la presenza di un complesso nel suo incedere: «e c’è della resistenza. È Deleuze che parla di resistenza. E quindi ho una resistenza ‘a’ qualcosa. Una resistenza, perché non mi sono mai posizionato abbastanza bene come fotografo, di qui (…) questa volontà di mettere dei testi accanto alle mie foto».

macchina da scrivere

per chi legge lo spagnolo: Autonautas

La scrittura accanto alle immagini, l’alambicco che distilla visioni di ‘inventiva’ volontà decisa, il ruolo della finzione nel reale trasformato dall’azione non canonica per espanderlo e provocarlo. Sembra una buona occasione questo incrocio di vie per arrivare agli ‘Autonauti della cosmostrada. Un viaggio intemporale Paris-Marseille’ assemblato da partner di vita e d’arte: Carol Dunlop e Julio Cortazar.

La macchinazione di un pellegrinaggio tanto contingente da sembrare assurdo a bordo di una macchina giocosa: ogni parcheggio dell’autostrada francese che da Parigi arriva a Marsiglia come serie di tappe inanellate come una stella filante che si disfa, alla guida o trasportati dal motore di un Fanfer. In marcia per vivere e la scrittura che intanto ti segue.

La scrittura tiene insieme questo divertimento spazio-temporale come luogo di osservazione, annotazione, testimonianza e arlecchino di impressioni tra fotografie, ricordi e commenti e disegni e corrispondenza allegata. Il microcosmo che ogni tragitto è.

Diario di viaggio che si colloca nel novero della Travel Literature ironica e sentimentale. Opera pubblicata nel 1983, sarà anche l’ultima del ciclo cortazariano. Un’esplorazione che inizia con una richiesta di autorizzazione inviata al Direttore della società autostradale, insieme una dichiarazione di intenti e un manifesto di personalità. Tutto messo in chiaro e tutto autenticamente semiserio.

Paris, le 9 mai 1982
Monsieur le Directeur
Société des Autoroutes
41 bis, avenue Bosquet
75007-Paris
Monsieur le Directeur, (…)Abbiamo l’intenzione, al di là della piccola «avventura» che questo rappresenta, di scrivere durante il viaggio un libro che racconterà in modo completamente letterario, poetico e umoristico, le tappe, gli eventi le esperienze e le stravaganze che ci offrirà senza dubbio un cammino così particolare. Si chiamerà forse Paris-Marseille attraverso piccoli parcheggi, e naturalmente l’autostrada sarà la protagonista principale. Ecco il nostro piano (…).

Ogni parola prefigura l’intenzione verso cui la ‘ricerca interiore’ e l’intelligenza sono orientate: la sperimentazione stilistica, l’applicazione della libertà nella ristrettezza, il superamento dei vincoli dell’‘atteso’ e del ‘ragionevolmente prevedibile’, soprattutto un lavoro narrativo sistematico, affettivo, spirituale, in sintesi: letterario.

Affettivo perché Carol e Julio diventeranno la loro intimità condivisa: l’Oursine e il Lupo. Tanti chilometri, amici incontrati in un parcheggio, nella hall di un motel, in un bosco al di là dei parapetti della rettilinea via di cemento che diventa uno snodo per ritirarsi e meditare su questioni risolte e irrisolte o irrisolvibili, come il passato o faccende inesplicabili degli accadimenti umani quotidiani o intellettuali che siano. Non mancano ‘svolte’, ‘biforcazioni’ e pause. Il contatto con il mondo diventa intermittente e diversificato, sempre trapuntato dalla scrittura, come le lettere che Julio riceve dalla madre o le didascalie aggiunte per spiegare i disegni di una mappa o le righe aggiunte successivamente per presentare le fotografie che giurano la ‘reale esistenza’ di quei momenti raccontati. Il lato greve dell’‘atterrire’ nella successione orchestrata del tempo e la naturalezza del presente e il lato lieve di trascorrerlo nella profondità del godere delle gioie di ciò che fa parte della nostra singolare, individuale elaborazione personale e creativa. In altre parole, non è necessario essere ‘artisti affermati’ per creare, o non solo gli ‘artisti affermati’ creano, la creatività è ogni forma di partecipazione empatica alla nostra stessa esistenza, inventando forme quotidiane in ogni attività che ci coinvolge (o travolge) per espandere i nostri orizzonti e la nostra coscienza di presenza e di respiro. E così che «i nostri valorosi spedizionieri scoprirono che a volte si trae vantaggio dal non essere da nessuna parte».

julio cortazar

L’infanzia ritrovata su panchine a forma di cubi giganti in mezzo a una radura, a scrivere

In questo la ‘scrittura’ si raddoppia, poiché si diviene coscienti della possibilità di ‘riscrivere’ o di ‘scrivere’ sempre ‘nuovamente’, qualcosa che rinasce e quell’elemento di novità siamo sorprendentemente noi, ma anche qualcosa di più inconsapevole e incontrollabile – di più altrove – del nostro mentale, o del nostro sovra cosciente, ad esempio i sogni, gli incubi, le parole, le conversazioni, gli incontri, gli appuntamenti, le soprese, una decisione, una alternativa, una retromarcia, una impennata, numerosi tornanti, qualcosa di imprevedibile, qualcosa di imprevisto, l’accidentale, la solitudine, a tratti il traffico e l’affollamento, a volte il silenzio e a volte l’inerzia, altre la noia, altre la sovra esposizione alle idee, alle emozioni e la frenesia. La fucina del nostro essere al di là di ogni inserimento delle energie in qualcosa di prestabilito o inquadrato a priori – esattamente l’inimmaginabile. La manifestazione dei fenomeni, degli eventi e le reazioni. Una pozione magica e completamente misteriosa, il pianeta giusto per due scrittori!

 «Con mia moglie, Carol Dunlop, anche lei scrittrice, stiamo pensando ad una ‘spedizione’ un po’ folle e non poco surrealista, che consisterebbe nel percorrere l’autostrada tra Parigi e Marsiglia a bordo di un Volkswagen Combi, equipaggiato di tutto il necessario, fermandoci a 65 parcheggi dell’autostrada, circa due al giorno, cioà mettendoci un po’ più di un mese per fare tutto il tragitto, senza mai uscire dall’autostrada»

Non arriverà nessuna risposta da parte della Società austradale, così i due viandanti non avranno nessun dubbio e Carol scriverà: «Coéquipier, domani alle quattro del pomeriggio, inizieremo il nostro destino». Un gioco a due e l’ultima grande impresa della loro vita di lettere e scoperte del mondo e le edizioni Gallimard ci offrono la cornice di quel momento, «Un giorno di maggio del 1982, Julio Cortázar et Carol Dunlop prendono l’autostrada del Sud in direzione di Marsiglia. È l’inizio di una avventura e di un gioco meraviglioso, al limite della legalità, que si svolgerà per 32 giorni sull’A6. I protagonisti-narratori sono lo scrittore e la sua compagna e un vecchio Combi Volkswagen, ribattezzato per l’occasione Fanfer, come il dragone leggendario di Wagner». Verrebbe da chiedersi: ma cosa fanno quei due? Niente, cosa volete che facciano, vivono, scrivono.

fanfer

Fanfer o il Dragone rosso wagneriano

Tra sogno e realtà, sulle ali della loro complicità, e stravaganza – raddoppiata, in effeti, da quando erano in due (e insieme) a formulare progetti e itinerari – sulla stessa lunghezza d’onda, un romanticismo tra camion, retrovisori, sdraio pieghevoli posizionati temporaneamente come comodo perimetro dell’‘Orrore fiorito’ per leggere, mangiare, o riposarsi in un campo di cicale. Il loro equipaggiamento, il museo della loro innocenza. Non avevo ancora menzionato la Macchina: (vicino alla macchina fotografica) la macchina da scrivere… e tanti fogli bianchi, poi dattiloscritti, le parole veri contatori del carburante minerale effervescente delle intuizioni e delle storie che hanno ruote invisibili e vagabonde. Risorse. La scrittura intanto ti segue. La cintura che ti allacci apparentemente, mi pare, però, sia proprio l’orbita.

Fanfer disegnato dal figlio di Carol Dunlop e considerato 'documentazione di viaggio'

Fanfer disegnato dal figlio di Carol Dunlop e considerato ‘documentazione di viaggio’

«Sappi, pallido lettore, che ogni volta che ci si astiene veramente dal morire, ne risulta una vera nascita, nascita tanto precaria e dolorosa che se ne emerge dalle tenebre senza più altra madre che sé stessi, senza altra contrazione che una volontà non sempre facile da comprendere. (…) Abbiamo compreso (…) che tutto questo ci è stato dato perché non lo abbiamo cercato. (…) Abbiamo trovato noi stessi».

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foto di copertina tratta da un articolo pubblicato su MaisonNeuve.

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