Fuori sede? Sì, grazie

Grande affluenza di universitari alle Primarie del centrosinistra

Questo post non sarà né un’analisi politologica dei risultati delle primarie del centrosinistra, né un endorsement verso uno tra Renzi e Bersani. Il motivo è presto detto: tra Facebook, Twitter, televisione, giornali e qualsiasi tipo di media, probabilmente vi sarete già fatti un’opinione a riguardo, oppure si sarà confusa del tutto nella bolgia informativa dell’ultimo mese.

Non ci sarà neanche da parte mia un giudizio politico sul centrosinistra. Quello che volevo analizzare in questo articolo è l’esperimento delle primarie e la loro apertura anche a studenti universitari. Non è la prima volta che il centrosinistra utilizza questo metodo per indicare il proprio leader, ma mai come quest’anno lo scontro è stato aperto, sofferto, appassionante nei toni e nei significati.

Per questi motivi, al contrario dei precedenti esperimenti molta attenzione è stata data alle regole. Se prima la rigorosità delle procedure era simile a quella di un torneo di calcetto parrocchiale, in questa occasione si è avvertita una rigidità di regole senza precedenti.
Le motivazioni possono essere tante. I sostenitori dell’una e dell’altra parte parlano di misure per scoraggiare i sostenitori di Renzi o di antidoto contro sabotatori di altre parti politiche.

Le misure in questione sono il pagamento di un obolo di 2€, la sottoscrizione dell’albo degli elettori e il possesso di un certificato elettorale al momento del voto. Per chi studia o lavora fuori sede, c’è la possibilità di iscriversi su internet inviando la fotocopia della carta d’identità.
Misure forse troppo rigorose, specialmente per i tanti universitari che volevano esprimere il loro parere e dare un segnale dopo anni di disillusione politica.

Molte sono state le lamentele per il pagamento dei due euro, prezzo base per un pasto minimo tra una lezione e l’altra, e la maggior parte degli studenti si è persa nei meandri burocratici e negli ostacoli imprevisti delle procedure di iscrizione, con il sito internet in tilt e le regole poco chiare.

Questi problemi potevano portare ad un flop che avrebbe avuto gravi ripercussioni per la coalizione di centrosinistra. Provvidenziale quindi è stato l’intervento dei volontari, che hanno presidiato le zone universitarie nella settimana precedente le elezioni.

Analizzando la mia città universitaria, è stata apprezzabile l’idea di inserire dei gazebo informativi in via Largo Respighi, a pochi metri dall’università. Per tutta la giornata, i volontari hanno fatto firmare a molti universitari le sottoscrizioni valide per iscriversi, anche a quelli che avevano rinunciato, stufi dei vari intoppi procedurali.

Gli iscritti avevano la duplice possibilità di scelta tra il seggio in zona universitaria oppure nel luogo più vicino al proprio domicilio. Malgrado la forte partecipazione, le file (almeno a Bologna) non hanno superato i venti minuti, e l’esperimento può dirsi riuscito.

Mi permetto quindi di constatare una cosa: il voto degli universitari va incentivato, perché la maggior parte degli studenti si sente escluso dalle decisioni politiche, privo di una rappresentanza e quindi indifeso. Ma anni di scetticismo vanno combatutti con metodi semplici e chiari. Il mio consiglio è che in futuro vengano semplificate le operazioni, per aumentare la partecipazione e non avvelenare l’evento di sospetti.

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