Gli anni che restano – Come si vive tra presente e passato?

Il 5 ottobre, per Bao Publishing, è uscito Gli anni che restano, sceneggiato da Brian Freschi e disegnato da Davide Aurilia. Una storia intensa, malinconica, una storia in cui il presente e il passato si abbracciano e si fanno male a vicenda.
Mauro è un uomo che vive e lavora a Cesena. Fin dalle prime pagine appare come una persona tranquilla e molto buona. Ha una ragazza che sembra non capirlo affatto e a cui sembra giusto punzecchiarlo con battutine velenose riguardo la sua situazione. Un giorno, Mauro riceve una lettera: Antonio, il suo amico d’infanzia, è morto. Linda, nonna di Antonio, comunica la notizia al protagonista che tra incertezze e tentennamenti decide di andare a Milano per il funerale. Mauro è titubante, il suo rapporto con Antonio si era spezzato già da tempo, ma sa di dover partire per dargli un ultimo saluto. I ricordi infantili e adolescenziali lo obbligano.

Va bene. Allora vai. Ma voglio farti una domanda…A cosa credi che servirà tutto questo? Parti, non mi ascolti, mandi a puttane tutto, e per cosa? Tornerai e sarai comunque solo. Ma tanto tu ami stare da solo, perso chissà dove a ricordare chissà cosa. Non pensi mai avanti, non guardi mai avanti. Il futuro per te non ha significato e la nostra relazione lo dimostra. Tu e il tuo amico morto siete proprio uguali. Di lui non resterà più niente. Tornerai qui e per te non ci sarà più niente.

A Milano, Mauro rievoca il passato, i giochi fatti con Antonio, i rimproveri di suo padre e della nonna di Antonio: «ricordo la Milano che era casa mia. […] Di Antonio ricordo le foto continue, la fantasia, le prime parolacce. Di Antonio ricordo che era il mio tutto senza mai essere niente. Da bambini non si riflette mai sul senso dell’amicizia e a quanto nasconda di così sacro e invincibile. Solo ora mi accorgo che quel modo di respirare che avevo insieme a lui non l’ho più ritrovato.»

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Dopo il funerale, Mauro riceve una scatola. Apparteneva ad Antonio ed è piena di fotografie. La passione dell’amico, infatti, era proprio immortalare l’istante. Gli scatti spingono Mauro a ritardare il suo ritorno e fare tappa a Bologna, altro luogo che ha vissuto con l’amico. Attraverso i flashback, torniamo agli anni ’90: Mauro e Antonio si iscrivono alla facoltà di Lettere e partecipano attivamente alla vita universitaria, manifestando con la Pantera, movimento studentesco di protesta contro la riforma Ruberti. Il protagonista è costretto ad andare indietro con la mente, a ricordare, mentre fisicamente percorre i luoghi che sono stati gli sfondi della sua amicizia con Antonio. Nella sua mente, Mauro rivive momenti dolorosi: il suo amore finito male con Nathalie e l’inizio della relazione di Antonio con la cocaina che lo porta, infine, a distruggere se stesso e la sua vita.

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Tornare dà a Mauro l’occasione di rivedere vecchi amici e la ragazza di cui era innamorato. Incontri pieni di malinconia, rimpianti, rimorsi, dolore e gioia. Ma il ritorno è anche un punto interrogativo, un pretesto per mettere in discussione il presente. Il protagonista si accorge che le domande aumentano, mentre le risposte si allontanano. Mauro si domanda se è contento di ciò che vive, cosa abbia imparato dal passato, se vuole continuare a vivere una vita mediocre. Alla fine, alcune risposte gli saranno chiare, altre capirà di non poterle avere, mai.

Gli anni che restano è una storia triste e sincera. La potenza della storia si percepisce non soltanto dalle parole, ma anche grazie agli acquerelli, al contrasto tra colori caldi e colori freddi, all’attenzione dei particolari. Come se ci si trovasse dentro una fotografia di Antonio. Il messaggio più forte che questa storia può dare al lettore è proprio il titolo: come vogliamo vivere gli anni che restano?

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