I Mercati di Traiano: dove e come, ma anche perché

Nel cuore di Roma, sulle pendici del colle Quirinale, sorgono i Mercati di Traiano. La loro costruzione risale all’inizio del II secolo d.C. come completamento del Foro di Traiano, l’ultimo dei Fori imperiali, e concentravano al loro interno numerose funzioni amministrative, costituendo il maggiore centro di approvvigionamento per gli abitanti della capitale, una questione riguardo la quale la politica traianea era molto sensibile.

In un Impero che si stava sensibilmente espandendo sempre più, l’optimus princeps s’impegnò perché Roma vi rimanesse centrale e collegata tramite una solida rete viaria e la costruzione di un nuovo porto nella zona di Fiumicino, allo stesso tempo ampliando,  restaurando e collegando meglio quelli già presenti (Ostia, Terracina, Ancona e Bari). I rifornimenti viaggiavano attraverso queste vie e giungevano nella capitale, bisognosi di un luogo dove potessero essere immagazzinati, smistati e ridistribuiti.

mercati-di-traianoBisogna subito dire che i Mercati sono impropriamente chiamati così: il commercio non costituiva che una piccola parte delle attività che vi si svolgevano quotidianamente. La struttura a cui devono il nome è quella modulare della taberna, una stanza coperta con volta a botte e generalmente dotata di un retrobottega, tradotta in italiano come “negozio” (di cui effettivamente la taberna costituiva la formula di realizzazione preferita), da cui la confusione. Studiando da vicino la realtà del complesso, ci si rende effettivamente conto che la natura stessa (il fianco del Quirinale) avrebbe reso difficile, se non impossibile, praticare attività commerciali in alcune delle tabernae, che si potevano raggiungere solo tramite scale − negandone perciò l’accesso ai carri con i rifornimenti. In realtà, nella maggior parte di queste stanze venivano svolte funzioni di generica amministrazione: si trattava per lo più di uffici e archivi.

L’intera struttura è in laterizio, il mattone rosso tipico dell’epoca traianea, lasciato a vista e usato come elemento decorativo. È la prima volta che accade nell’architettura romana e, in poco tempo, ne diventerà un tratto distintivo, fino a trasformarsi in una moda. Questa scelta fu probabilmente voluta direttamente dall’architetto Apollodoro di Damasco, che si era occupato della realizzazione sia dei Mercati sia del Foro: messa in diretto dialogo con lo sfarzo dei Fori imperiali, realizzati per lo più in marmi policromi, espressamente trionfali, l’architettura pratica ed essenziale dei Mercati assicurava, in un certo senso, che le funzioni amministrative e utilitarie si sarebbero svolte in modo ottimale, garantendo all’Urbe di mantenersi grande come era.

La sapienza di Apollodoro si manifesta soprattutto nella strutturazione dei Mercati: l’architettura entra in dialogo con la natura del luogo e vi si adatta. Seguendo la pendenza del Quirinale, il complesso si sviluppa per gradoni su sei livelli, divisi in due settori principali: uno basso, di tre livelli, diviso in Grande Emiciclo, costituito per lo più da tabernae, e il Piccolo Emiciclo, separato da una strada chiamata in seguito Biberatica da quello superiore, che è composto invece da un corpo centrale e la Grande Aula. L’ingresso antico e quello attuale dei Mercati probabilmente coincidevano e si trova oggi in via IV Novembre.

Sommerso e riadattato da successivi e continui riutilizzi, il complesso è stato riscoperto tra il 1926 e il 1934, quando cominciarono anche i primi maldestri tentativi di restauro, oggi quasi del tutto annullati. Successivamente, furono utilizzati per varie manifestazioni, come le locali mostre dei fiori e dell’allevamento ovino. È stato con gli anni Novanta, quando sono ripresi gli scavi d’indagine, che si è capito il potenziale storico e suggestivo del luogo: con manifestazioni artistiche, soprattutto di scultura contemporanea, che continuano tuttora.

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Per proteggere questo luogo unico, nel 2007 è nato il Museo dei Mercati di Traiano, il primo di architettura antica, per accogliere gli oltre 40.000 frammenti rinvenuti durante gli anni. Ogni sala è dedicata a un diverso approfondimento: ce ne sono una per il Foro di Cesare, una di Augusto, una di Nerva, una di Traiano e una dedicata al Tempio della Pace. In particolare, quella sui Fori imperiali ospita un ritrovamento importante del 2005, un ritratto rimaneggiato di Costantino, e ne esiste una riservata alla “Memoria dell’Antico”, che accoglie gli studi di architetti e artisti rinascimentali, profondamente attratti dall’unicità dei Mercati.
Per preservare ulteriormente il complesso, importantissima è stata la recente decisione di chiudere la Grande Aula con una struttura di pannelli trasparenti, per difenderla dall’inquinamento (anche acustico) di via IV Novembre.  I Mercati sono infatti inseriti e saldati nel contesto urbano della capitale, con tutti i pregi e i difetti che questa posizione ha comportato nel tempo.

Cosa fare oggi ai Mercati? Fino all’8 gennaio 2017 sarà visitabile (e compresa nel biglietto di ingresso) Lapidarium, una mostra dello scultore contemporaneo messicano Gustavo Aceves. L’esibizione conta 40 sculture, per lo più equestri, che ripropongono in varie chiavi l’idea della diaspora continua a cui sembra che l’umanità non riesca a sottrarsi.

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