Il porto proibito: un approdo tra la vita e la morte

Mi hanno sempre detto di non giudicare un libro dalla sua copertina. Questa volta ho ceduto alla tentazione, ma non me ne sono affatto pentita. Il Il Porto Proibito, nato dalla penna di Teresa Radice e dalla matita di Stefano Turconi è, forse, uno dei fumetti più belli che mi sia capitato sotto mano negli ultimi tempi.

Ambientato nella Londra del primo ‘800, si percepisce molto forte l’influenza dell’ Isola del tesoro  di Stevenson. Siamo su una nave, per la precisione una fregata del quinto rango al comando della corona britannica. A bordo ha appena riacquistato i sensi un giovane naufrago che non ricorda nulla del suo passato. Solo una cosa è certa: il suo nome è Abel. La storia, che inizia nel mare, si concluderà con un ritorno ad esso. Più storie procedono di pari passo e tutte avranno fine quando verrà svelato un unico mistero: cosa è davvero il porto proibito? Alla storia del giovane Abel si intreccia quella del capitano Stevenson, portp proibitocomandante della nave che ha ritrovato Abel, il quale, dopo aver tradito i suoi uomini e la corona, è fuggito con il bottino dell’ultima nave nemica che ha catturato. La storia, raccontata ad Abel dal primo ufficiale William Roberts, non potrebbe essere più chiara, ma qualcosa non torna. Secondo le descrizioni degli abitanti della cittadina inglese il capitano era un uomo amato e benvoluto da tutti, e stupisce come sia stato possibile che si sia macchiato di un crimine simile.  Credere a questa storia diventerà ancora più difficile quando entreranno in scena le tre giovani figlie di Stevenson. Helen, la maggiore, è anche colei di cui il primo ufficiale Roberts è innamorato e che tenterà in tutti i modi di conquistare. La seconda, Heater, è la più irrequieta della famiglia, bella e dalle maniere un po’ troppo esuberanti, sarà colei che involontariamente fornirà l’occasione al giovane naufrago per cominciare a fare chiarezza sulla sua storia. Infine, c’è la piccola Harriet. Tra lei e Abel si instaura da subito una particolare sintonia. La bambina vede in lui una sorta di fratello maggiore e, attraverso i racconti sul padre scomparso, fornirà una serie di informazioni che si riveleranno estremamente preziose. A scombussolare il destino del giovane è l’incontro con una bella e misteriosa donna, Miss Rodan, la proprietaria di un bordello in città. Nel passato della donna, si scoprirà più avanti, si nasconde un triste mistero che solo in pochi avranno l’opportunità di conoscere. Alla disperata ricerca dell’identità perduta di Abel si intreccia la storia di un amore tanto triste quanto potente, una forza talmente prorompente da riuscire a superare anche il più difficile e insuperabile degli ostacoli: la morte.

Il fumetto è strutturato come un’opera teatrale: diviso in quattro atti, ognuno introdotto da una poesia. In apertura  c’è posto un sipario, tratto da un passo dei Giganti della montagna di Pirandello, a cui fa subito seguito l’introduzione all’atto primo: un bellissimo passo del poema di Lord Byron Il pellegrinaggio del giovane Aroldo. Il secondo atto si apre con una delle poesie della raccolta Spoon River del poeta stanutitense Edgar Lee Masters, mentre la poesia ad apertura del terzo atto viene da una raccolta di Stevenson dal titolo Underwoods. L’atto finale è affidato alle parole di una poetessa italiana, Antonia Pozzi, coleridgee alla sua poesia Il porto. Ognuno dei componimenti risponde ad un criterio di selezione preciso e accurato il cui intento è quello di preannunciare, attraverso i versi delle poesie, ciò che accadrà nell’atto che seguire. Ma la poesia in questo fumetto fa quasi da protagonista. Tutta la storia è piena di riferimenti e citazioni tratti dalle più belle poesie dei poeti romantici e la lettura diventa lo strumento, forse il solo possibile, per riuscire a rimettere insieme i pezzi della storia. Miss Rodan sceglie con cura le poesie da far declamare ad Abel durante i loro pomeriggi di lettura. Dietro ad ognuna di esse si nasconde una parte della storia personale del giovane e ogni verso che le compone è un passo che lo avvicina a scoprire la verità su chi è sul posto da cui proviene. Il legame che unisce questi due personaggi è qualcosa di estremamente profondo, entrambi sono stati sfiorati dal gelido soffio della morte e ad entrambi è stata data una seconda possibilità. Saranno capaci di sfruttarla?

Nella storia c’è, infine, anche un altro protagonista: il mare. Punto di partenza e porto di arrivo, è lui la forza che separa gli amanti, che prende e dà la vita. Non si tratta solo di un elemento della natura, il mare cela tra le sue onde verità ancora da scoprire e segreti che devono essere portati a galla. Ma più di tutto, è proprio nel bel mezzo del mare si staglia, visibile solo agli occhi di pochi, che “appare e scompare nella nebbia” il Porto Proibito.

Un fumetto che tiene con il fiato sospeso, da lasciare senza respiro dalla prima all’ultima pagina. I disegni, opera del tratto preciso di Stefano Turconi, già autore Disney, sono ricchi di sfumature. A matita e non porto proibito 2inchiostrati sono in linea con l’atmosfera e il tema del racconto, quasi a  voler rispecchiare la natura nebbiosa e sfocata del misterioso Porto Proibito. Il risultato è un fumetto veloce e dinamico alla lettura e che permette al lettore di lasciarsi trasportare dalla corrente della storia, quasi come le navi che solcano le pagine del testo. Il Porto Proibito è la prova che anche la poesia può essere raccontata con i fumetti e, anzi, è una delle più belle dimostrazioni di come due forme di arte tanto diverse possano trovare un perfetto punto di incontro tra le pagine di un testo.

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