Dai fumetti ai libri per ragazzi – Intervista a Davide Calì

Davide Calì è un vero vulcano. Nasce come fumettista e poi si specializza come scrittore e illustratore di libri per ragazzi. Le sue opere sono state pubblicate sia in Italia che all’estero. Lo ringraziamo per quest’intervista.

Ciao Davide. Tu sei davvero poliedrico nel tuo lavoro. Potresti raccontare un po’ di te ai nostri lettori?
Scrivo, disegno e suono la chitarra. Due cose su tre le faccio anche come mestiere.

Hai iniziato come fumettista e poi ti sei dedicato alla letteratura per ragazzi. Quando hai deciso di introdurti nel panorama dei libri per ragazzi?
In principio non avevo nessun interesse per i bambini. La prima volta che mi hanno chiesto un libro perportrait by benjamin chaud bambini sono scappato! Quel che volevo fare era fumetti, rigorosamente per adulti. Sono cresciuto con il mito di Andrea Pazienza e pensavo di voler andare in quella direzione, senza sapere che quel mondo, quel fumetto, era già finito. Ho scoperto i libri per bambini attraverso una mostra che esponeva una selezione della produzione franco-belga. Non sospettavo che i libri per bambini potessero essere così. Ho scoperto che in Francia non c’erano limiti: di tema, di stile narrativo e grafico. Ho capito che alcune idee che mi giravano in testa da un po’, e che non riuscivo a collocare in nessun formato fumettistico, erano già libri per bambini. E ho cominciato a progettarne. Poi, dopo le prime uscite in Italia, mi sono reso conto che nessuno voleva i miei libri perché erano di fatto troppo francesi, e ho cominciato quindi a cercare un editore direttamente in Francia. Dopo qualche tempo, hanno cominciato a uscire in Francia anche i miei fumetti.

A volte sei tu a illustrare i tuoi libri, altre volte no. Sei tu che decidi chi sarà l’illustratore o l’illustratrice delle tue storie? Vedo che sulla tua pagina Facebook da art director fai molte open call. È per i tuoi lavori oppure anche per altri progetti?
Ho smesso da tanto tempo di illustrare i miei libri. Il mio stile era molto legato ai fumetti e non sempre adatto. Ho accettato di condividere le mie storie con degli illustratori e devo dire che questo mi ha portato abbastanza fortuna. Ho fatto molti più libri e ho scritto molte storie che forse, non avrei scritto se avessi dovuto disegnarle io. In genere sì, scelgo i miei illustratori. O meglio, si sceglie insieme, con l’editore, ma diciamo che non accetto imposizioni.

Certe volte scrivo una storia per un illustratore in particolare o mi viene chiesto di farlo. Proprio in questi giorni sto lavorando per creare una storia ispirata a un portfolio che è arrivato a uno dei miei editori.
In anni recenti sono tornato a disegnare occasionalmente. Per Biancoenero, per esempio, ho illustrato duesupereroi libri e a breve dovrò illustrarne un terzo, il sequel de La casa di riposo dei supereroi. Quest’anno dovrebbe uscire anche un album per Kite e uno per Sarbacane, in Francia. In merito alle open call, di solito non sono per progetti miei ma per quelli dell’agenzia londinese per cui lavoro da qualche tempo, Book on a Tree.

Lavori nell’editoria da molto. Secondo te, negli anni, è stata data più attenzione alla letteratura per ragazzi? E cos’è che manca ancora all’editoria per ragazzi?
Intendi da parte dei media? Direi di sì, ma è ancora poca. Se non fosse per i blog nessuno parlerebbe di noi e del nostro lavoro. Voglio dire, ho pubblicato più di 100 tra album e fumetti e vinto premi a pacchi, ma ho avuto un articolo su un grande giornale solo quando ho pubblicato un libro per i 90 anni di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, prodotto direttamente da Buckingham Palace. E devo ringraziare Enrico Franceschini, inviato a Londra di “La Repubblica”, che si è accorto dell’uscita! Ma rispetto alla quantità e varietà di uscite, penso che ci siano ancora poche rubriche sui giornali, in radio e in TV. Questo vale in generale per i libri. Vale anche per il cinema e i videogiochi, che hanno però qualche rivista specializzata in più. I libri non hanno nemmeno quelle. In Francia va un po’ meglio. I libri sono recensiti e segnalati un po’ ovunque. Ma anche qui molto lo fanno i blog.

Ricollegandoci alla domanda precedente. I tuoi libri vengono pubblicati in moltissimi paesi: dall’Italia alla Spagna, dal Canada alla Francia. Di conseguenza, conoscerai molto bene il mercato estero. Quali le differenze? Quali i pregi e quali i difetti?
Le differenze sono tante, fondamentalmente culturali. In Italia ci sono ancora molti tabù, dovuti alla religione cattolica che contamina ogni aspetto della vita quotidiana, in modo più o meno sottile. Nel mondo anglosassone ci sono tutta una serie di temi che non si possono toccare. In parte si tratta di tabù cornelius(soprattutto per gli americani), spesso di complessi (rispetto al passato schiavista per esempio o allo sterminio dei nativi) in parte della convinzione che ai bambini non si debba parlare di temi sociali o di attualità (quindi la guerra, la povertà, l’immigrazione) e di niente che in generale possa suscitare ansie, paure o semplicemente domande. Il paese più libero dove esprimersi resta la Francia, ma ancora per poco. La società sta cambiando e adesso tutti hanno paura di qualsiasi cosa, soprattutto di offendere le minoranze. Del resto, quando qualcuno a cui non piacciono delle vignette esprime il suo dissenso andando nella redazione del giornale a smitragliare i vignettisti, le cose cambiano. In questo momento in Francia c’è paura di tutto. Soprattutto di parlare del perché si ha paura, per cui per ora la ricetta è far finta di nulla e farsi degli aperitivi.

In questo momento, ci sembra che in Italia sia la letteratura per ragazzi, che fumetti e graphic novel abbiano una marcia in più rispetto alla narrativa. Che cosa sta succedendo, secondo te? Credi che sia una tendenza generale della letteratura contemporanea, o un fenomeno legato al mercato editoriale?
Mi riesce difficile separare le due cose. In ogni caso se da un lato è vero che ci sono molte più uscite e molta più attenzione che 20 anni fa per questi due generi, dall’altro è vero anche che il mercato è un po’ gonfiato. Non si vendono tanti libri per bambini e soprattutto tante graphic novel quanto sembra. Le maggiori uscite non vogliono dire necessariamente maggiori vendite. Ci sono editori spregiudicati che sfornano libri senza curarsi della distribuzione o comunque di venderne abbastanza. L’editoria in generale in Italia è dopata, cinderellacome un po’ il resto dell’imprenditoria, che si serve i soldi che provengono da fonti diverse dal ricavo della propria attività. In parole povere: nell’editoria ci sono molti figli di papà che fanno libri per hobby. Questo vale per molti piccoli editori. Per i grandi, come nell’imprenditoria più in generale, ci sono aziende che vivono di soldi che non gli provengono direttamente dalla propria attività. L’editoria è spesso un ripiego, in un meccanismo economico complesso, che consente di spostare soldi in modo strategico su attività collaterali. Un meccanismo diffuso, nell’imprenditoria e che si è esteso da tempo all’editoria è per esempio l’acquisizione di piccole etichette, al solo scopo di spalmare debiti. Se sei un gruppo editoriale c’è un limite al debito che puoi accumulare. A un certo punto ti fermano e ti impediscono di andare avanti. Allora compri delle piccole case editrici e spalmi il debito pregresso del gruppo sui nuovi acquisti per poter continuare impunemente a perseguire un modello economico catastrofico.

Sfogliando il catalogo delle novità, ci ha colpito molto Tre in tutto. Ci puoi dire qualcosa a riguardo?
È un libro ispirato a un fatto vero, accaduto in Italia tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50, quando le famiglie di alcune città del nord, decisero di accogliere per un periodo i bambini delle città del sud, come Napoli, che avevano subito bombardamenti e dove non avevano abbastanza da mangiare, per via anche del fatto che le famiglie erano molto numerose. Furono le donne del PCI a organizzare tutto, sostenute dagli uomini, ma mai ufficialmente dal partito. Tra il 1945 e il 1952 furono circa 70 mila i bambini che da Roma, electricoCassino, Napoli, dalla Ciociaria e dalla Puglia vennero accolti a Reggio Emilia, Modena, Mantova, Ravenna, e Ancona, in un’operazione di solidarietà mai vista e di cui non avevo mai sentito parlare. Ho scoperto questa cosa in modo casuale, grazie a un documentario, e ho deciso di farne un libro che uscirà con Orecchio Acerbo, con le illustrazioni di Isabella Labate.

Tra le novità che pubblicherai all’estero, ce n’è qualcuna che arriverà anche in Italia?
Per il momento non lo so. È appena uscito Eléctrico 28 (Tram 28) tradotto da Curci Editore. So che I hate my cats è prenotato già da una ventina di editori, ma non so se ce ne sono anche di italiani. A spasso con Kiki esce contemporaneamente in Spagna e Italia, per tutti gli altri davvero non so. Immagino che ci saranno novità dopo la Fiera di Bologna.

Ci diresti un libro per ragazzi che secondo te un adulto dovrebbe assolutamente leggere?
Non saprei! Ce ne sono tanti! Ma posso dirti che per esempio Il rinomato catalogo Walker & Dawn di9788867450251_0_0_624_75 Davide Morosinotto, è un libro d’avventura bello e avvincente come non ne leggevo da anni. Mi è piaciuto tantissimo da adulto e penso che mi sarebbe piaciuto anche da ragazzino.

Dopo essersi innamorato e aver messo su casa, come va adesso la vita dell’Elefante?
A dirti la verità è un po’ che non lo sento! Quando lo vedo gli chiederò come va la vita di coppia…

A cura di Maria Gaia Belli e Cristina Catanese

Photocredit: tutte le immagini ci sono state inviate dall’autore. L’immagine in evidenza è opera di Walter Menegazzi, il ritratto dell’autore è stato realizzato da Benjamin Chaud.

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