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Jan Brokken – Bagliori a San Pietroburgo

La Russia ha sempre avuto per me un fascino particolare. Da bambina passavo ore a immaginarmi mentre percorrevo quelle che erano le strade che facevano da sfondo del mio cartone preferito. Crescendo ho imparato che da lì provenivano alcuni tra i migliori ballerini al mondo; e pian piano con gli anni ho iniziato ad innamorarmi anche dei suoi scrittori e della musica dei suoi compositori.

https://goo.gl/sCcpX8È per questo che quando ho preso in mano per la prima volta Bagliori a San Pietroburgo ho subito capito che mi avrebbe appassionata e coinvolta come pochi libri sono riusciti a fare. Edito da Iperborea nell’agosto dello scorso anno, si tratta dell’ultimo romanzo di Jan Brokken, scrittore e giornalista olandese, già conosciuto per Nella casa del pianista e Anime Baltiche, Il giardino dei cosacchi, editi dalla stessa casa editrice.

Bagliori a San Pietroburgo è un diario di viaggio, ma con una forma piuttosto particolare: le tappe del girovagare dell’autore vengono scandite dagli episodi e dai luoghi di vita di scrittori, poeti e compositori dell’epoca.

“In questa città mi lascio ininterrottamente distrarre; a ogni passo mi viene in mente il titolo di un libro o mi risuona in testa una musica.”

La città diventa per l’autore uno stato d’animo che gli corrisponde; si anima dei respiri di tutti quegli artisti che l’hanno abitata, che ne hanno calpestato le strade e che l’hanno amata, odiata, rimpianta od osannata. Brokken visita le case in cui questi autori hanno vissuto, ricerca i luoghi che hanno descritto e al contempo ne immagina la storia. Il suo viaggio, insieme alla vita dei personaggi da lui rievocati, vengono narrati attraverso la descrizione dei luoghi.

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Lo studio di Dostoevskij.

Si parte con Anna Achmatova per arrivare a Iosif Brodskij, passando dal poeta Sergej Esenin, dallo scrittore Aleksandr Solženicyn, autore di Una giornata di Ivan Denisovič, a Dostoevskij, Čajkovskij e Gogol. I personaggi fanno da sfondo a quello che è il vero nucleo narrativo dell’opera: il dialogo che l’autore imbastisce tra il sé stesso di oggi impegnato nella ricerca di informazioni per la stesura del suo libro di prossima pubblicazione Il giardino dei cosacchi, e il sé stesso che aveva già visitato San Pietroburgo nel 1975.

“In quella stessa strada, la Malaja Morskaja, viveva Turgenev, nei rari momenti in cui non era all’estero, e Gogol’ quando cominciò Memorie di un pazzo: tutti nella stessa strada, che non era nemmeno molto lunga. È solo a San Pietroburgo che può succedere.”

Si percepisce, nella costruzione del testo, l’influenza del taglio giornalistico. Una narrazione chiara e ben scandita, quasi come divisa in tanti piccoli articoli a tema. Ogni breve capitolo è l’istantanea di un ricordo, la descrizione di una casa in particolare, di un momento della vita di un autore, o uno scatto che immortala un preciso istante della storia travagliata di un Paese che ha vissuto a lungo in un regime di censura. Non è un caso che i personaggi di cui si parla siano tutti artisti che si sono opposti alle leggi del proprio tempo. La stessa San Pietroburgo è vista come il simbolo della ribellione e dell’opposizione, in contrapposizione a Mosca, città con una “mentalità diversa”, in linea con i principi del regime.

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Carskoe Selo – Palazzo di Alessandro. Il nuovo studio di Nicola II

Ho iniziato questo libro perché mi permettesse di viaggiare con l’immaginazione attraverso quei luoghi che sognavo spesso da bambina. L’ho concluso soddisfatta, ma con un nuovo desiderio, quello di visitare ognuno di queste istantanee, seguendo quei magici bagliori che solo San Pietroburgo sa generare.

“Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d’animo che mi corrisponde per sempre.”

Immagini: https://goo.gl/WMFhTX, https://goo.gl/sCcpX8, https://goo.gl/e3aHSF, https://goo.gl/AJLuda

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