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La Canzone del mare: un viaggio tra miti e leggende

Sarà l’aria del Natale, sarà che ormai sono stata rapita dal clima irlandese, ma proprio non potevo trattenermi dal farvi conoscere un film che mi ha emozionata come pochi. È una storia d’amore? Sì, ma di un amore fraterno, materno e paterno. Ci sono una strega cattiva e un cane tenerone, un gigante trasformato in pietra e due bambini che riescono a salvare il mondo (non è mica detto che si tratti del nostro mondo però!). Insomma, quella che vi sto per presentare è una favola che parla di temi moderni, ma che racconta una storia che appartiene a leggende lontane.

La canzone del mare, è il film d’animazione del regista, sceneggiatore e animatore irlandese Tomm Moore, candidato al Premio Oscar come miglior film d’animazione. I protagonisti sono Ben e la sua sorellina Saorise, la nascita della quale avviene proprio il giorno della scomparsa della madre. Fin dalle prime scene si capisce che la piccola Saorise ha qualcosa di speciale e non dobbiamo entrare nel vivo della storia per capire di cosa si tratta: la bambina è una selkie, una creatura mitologica in grado di trasformarsi in foca durante le notti di luna piena.https://www.google.ie/search?q=la+canzone+del+mare+leggenda&espv=2&biw=1304&bih=702&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjQjJDrrYjRAhVIGsAKHbztAH4Q_AUIBigB#imgrc=kU__oEAawsDtNM%3A

È la notte del suo sesto compleanno quando Saorise decide di rubare al fratello una bellissima conchiglia appartenuta alla madre e seguirne il richiamo del mare. Questo gesto, però, scatena un piccolo incidente che fa allarmare il padre. I due bambini, così, sono costretti a trasferirsi in città dalla nonna, una anziana signora che sembra avere l’aspetto di una vecchia strega cattiva. Il soggiorno dei due fratelli in città, però, non sarà che di poche ore. Ben, infatti, approfitta della prima buona occasione per fuggire e andare in cerca della giusta strada che lo ricondurrà a casa da suo padre e dal suo migliore amico, il suo cane Cu. Ovviamente, però, la piccola sorellina non può evitare di seguirlo, ed è così che i due intraprendono insieme quello che si rivelerà molto più di un semplice viaggio verso casa.

Il viaggio dei due bambini attraversa scenari che sembrano veri e propri quadri. Moore prende spunto per questa storia da un libro di leggende irlandesi e scozzesi, intitolato Il Popolo del Mare, e lasciatemi dire che in questi scenari c’è davvero tanta Irlanda. I paesaggi attraversati dai fratelli sono un tripudio di colori. Troviamo il verde dei prati, il grigio del cupo clima irlandese, ma anche l’arancione, il giallo, il rosso dei colori della natura, e non può certo mancare l’azzurro del mare. Dietro la semplicità dei disegni, quasi stilizzati, si cela una grande forza evocativa. Sempre costante, poi, è il tema della spirale, dalla conchiglia suonata dalla madre e dalla piccola protagonista alle coreografie realizzate dalle foche, alle linee che disegnano le rocce e la natura intorno che si estende attorno ai due bambini.https://www.google.ie/search?q=la+canzone+del+mare+leggenda&espv=2&biw=1304&bih=702&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjQjJDrrYjRAhVIGsAKHbztAH4Q_AUIBigB#imgrc=kU__oEAawsDtNM%3A

Ad accompagnare questa magia di forme e colori troviamo delle musiche assolutamente d’effetto. Armonie leggere e delicate che riportano indietro nel tempo. La colonna sonora, ad esempio, è un insieme di musiche del compositore francese Bruno Coulais e musica tradizionale irlandese della band Kìla.

Pur trattandosi di un film d’animazione La canzone del mare è adatto ad un pubblico di grandi e piccini, ed è capace di commuovere davvero tutti. L’atmosfera di leggenda che avvolge la storia permette di trattare, con tono più leggero, temi che sono a dir poco toccanti: la perdita degli affetti, la difficoltà del perdono e un difficile rapporto fraterno. Il viaggio di Ben e Saorise verso casa diventa la metafora di un viaggio alla ricerca della riconciliazione e dell’accettazione del dolore.

La scena finale, seppur positiva, è forse la più commovente. È il momento di una scelta importante, di un addio che si ripete, ma anche l’inizio di una nuova e ritrovata unione famigliare. E non è certo un caso che il nome della protagonista sia proprio Saorise, che in gaelico significa libertà. Si tratta di quella libertà da un lungo dolore, da un triste sentimento di rancore, ma anche libertà di essere diversi e speciali. Soprattutto, però, si tratta di essere liberi di poter scegliere.

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