La memoria dell’acqua: essere la goccia che fa la differenza

«Secondo una teoria scientifica abbastanza discussa, l’acqua ha la capacità camaleontica di conservare il ricordo delle cose con cui entra in contatto»: inizia così la presentazione de La memoria dell’acqua, graphic novel di Mathieu Reynès e Valérie Vernay che ha vinto il premio come miglior storia lunga a Lucca Comics & Games e che proprio oggi esce in una nuova edizione per Tipitondi, la collana per bambini e ragazzi di Tunué.

Se vi è piaciuta La Canzone del Mare, se vi piace il blu (ma proprio molto) e non avete paura delle onde, allora immergervi ne La memoria dell’acqua sarà la prossima cosa che vorrete fare.
Subito, appena aperto il libro, colpiscono i disegni fatti, sembra, a pastello, bellissimi soprattutto nelle loro parti scure, mai davvero piene e che ricordano i disegni fatti nelle ore di educazione artistica. Avvertiamo una sensazione familiare, mentre cominciamo a muovere i primi passi nel libro, che ha la prospettiva dal basso della sua giovane protagonista − è una graphic novel che potrebbe essere solo per ragazzi, ma sapete bene che per noi le caramelle non conoscono età.

La memoria dell’acqua inizia un po’ come La casa di Paco Roca (e quindi già mi piace moltissimo): Marion e la sua mamma Caroline tornano nella casa di famiglia che hanno ricevuto in eredità quando la nonna di Marion è morta, pochi mesi prima.  Proprio come ne La casa, in cui il protagonista torna nella casa del padre dopo la sua morte, quella che aveva acquistato per le vacanze della famiglia, e decide di sistemarla per tornare (forse) ad abitarci, così Caroline tiene per mano la sua Marion mentre arriva (o ritorna) nella casa della sua infanzia,  in riva al mare.

lamdella4

Cambiare casa è sempre difficile, Marion però è piuttosto felice: la vita in paese è tranquilla e ricorda l’atmosfera in cui si muove Louise, inoltre può esplorare la spiaggia e fare i bagni in mare quando vuole. Fra tutte le novità che incontra, ce ne sono due in particolare che cominciano ad attirare la sua attenzione: una è il faro, lontano e isolato, a cui sembra impossibile avere accesso, e l’altra sono delle strane sculture che si susseguono lungo la spiaggia e che Marion trova  anche in una caverna.

È in questa caverna che, improvvisamente, la storia che stiamo leggendo comincia a prendere una piega diversa: i colori si fanno cupi, il nero e l’acqua invadono tutta la pagina e Marion sembra quasi non avere scampo. È furba, però, la piccola (o «pulce», come la chiama la madre) e riesce a salvarsi. E, soprattutto, comincia a capire che la vita in questo paesino non è così serena come sembra: sotto la superficie (dell’acqua) si sta agitando qualcosa.

lamdella2

I tasselli cominciano a combaciare grazie all’arguzia di Marion, che sa fare le domande giuste alle persone giuste. Così quello che sembrava un trasloco fatto per liberarsi di un passato doloroso si trasforma invece nel’incontro con un passato ancora più lontano e misterioso, che non è più quello privato di una famiglia ma che tocca l’intero paese, lo abbraccia come il mare che lo circonda − finché non diventa tempesta.

Ci sono cose, infatti, che non andrebbero risvegliate. Ne La memoria dell’acqua convergono molti topoi che non appartengono alla sola letteratura per ragazzi: il trasferimento, l’esplorazione, il vecchio burbero, la vicina gentile, ma anche la maledizione, il sacrificio, lo scienziato/studioso, i suoi esperimenti e le sue inquietanti ricerche. Quello che viene a galla, in questo libro, è una scelta che viene ereditata e che, quindi, non è nemmeno più tale. Qualcuno ha commesso un crimine in passato, e ora tutti ne stiamo pagando le conseguenze.

la memoria dell'acqua

La memoria dell’acqua è un libro sul coraggio. Non solo quello della sua protagonista, Marion, una bimba che sin dalle prime pagine ci conquista con il suo sguardo pensieroso e la sua voglia di avventure. Più continuiamo  a leggere e più scopriamo segreti e risvolti mentre cerchiamo con lei, mentre conosciamo persone, mentre facciamo una strada diversa per arrivare al faro.
E tra Marion e il faro c’è il mare, c’è l’acqua, c’è la natura immensa e indomabile, che non è mai solo sfondo scenico o colore della pagina. È una forza che non dimentica.
E toccherà a Marion, alla fine, custodire la memoria di quanto è successo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.