La più amata – Nel mondo di Teresa Ciabatti

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia del Professore. La gioia, l’orgoglio, l’amore del Professor Lorenzo Ciabatti. Che lo sappiate tutti – paesani, poveri, invidiosi – guardateci passeggiare nel corso, io e lui vicini vicini, oh, papi, e voi che vi fermate a salutarlo, e lui che vi risponde con un semplice cenno del capo, come il papa, come dio, lui che risponde alle vostre celebrazioni, tenendo per mano la sua bambina. Solo lei. Solo me. La più amata.

Il 28 febbraio 2017 è uscito il nuovo libro di Teresa Ciabatti intitolato La più amata, edito da Mondadori. La copertina è una bellissima foto di Julie Blackmon in cui intravediamo una piscina, l’erba intorno, una donna distesa che prende il sole, delle gambe, qualcuno sotto un ombrellone intento a mangiare patatine, un bambino a bordo piscina che gioca con un pallone, forse un bambolotto sdraiato e qualcuno immerso nell’acqua. La piscina è un posto importante nel romanzo, lo è di certo per Teresa Ciabatti che, attraverso la scrittura, ci catapulta tra Roma e Orbetello, proietta tutte le sue emozioni, sfodera parole bellissime ma taglienti e ci racconta una storia, la sua. La sua e quella della sua famiglia, i Ciabatti, quella di suo padre, Lorenzo, e quella di sua madre, Francesca Fabiani. Un po’ in disparte, come al matrimonio di Teresa, c’è Gianni, suo fratello gemello.

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, mio padre è morto da ventisei, mia madre da quattro. Mio fratello gemello mi evita, tu per me non sei una sorella, dice, hai sempre pensato solo a te stessa. Mi considera una squilibrata, e forse lo sono: agitata, sospettosa, inquieta, anaffettiva, mai andata sulla tomba dei miei genitori (l’ho detto?), interrotti i rapporti con il resto della famiglia, senza litigi, semplicemente per mancanza di cura. Egoista, superficiale, asociale. […] Incapace di coltivare amore, di costruire rapporti di fiducia – prima o poi tradisco – non sopporto le opinioni altrui, né la presenza costante, non riesco a stabilire continuità negli affetti come nelle intenzioni, non voglio riconoscenza da parte di nessuno.

Si parte da un inizio in cui Teresa Ciabatti non era ancora nata e nemmeno pensata, si parte da Lorenzo e Francesca, figure genitoriali, ormai decedute, dentro cui la scrittrice scava con forza. Chi erano i suoi genitori? Chi erano davvero? Queste domande martellano Teresa Ciabatti così tanto che decide di fare ricerche, allontana gli amici, non parla più colimages fratello, vuole scoprire la verità. Va oltre la Storia, lei vuole comprendere la sua di storia, vuole darsi delle risposte, si domanda se alcuni suoi comportamenti effettivamente scaturiscano da ciò che è successo in passato e ci regala questa straordinaria autobiografia: «scrivo di mio padre e mia madre, ricostruisco la storia di famiglia per arrivare a me. Scrivo, ricordo, invento».

Lorenzo Ciabatti è uno dei protagonisti indiscussi del romanzo, all’inizio ci sembra buono, fin troppo buono. Dopo una laurea in medicina, anni di specializzazione a New York, torna in Italia e, invece, di trasferirsi nelle grandi città, decide di stabilirsi a Orbetello, una piccola città in provincia di Grosseto. Lì, la fama lo precede, è lui il Professore, medico affermato e scapolo d’oro. Tutti i cittadini onorano il Professore, colui che è buono e gentile, ricco ma sempre pronto a non far pagare alla povera gente le cure mediche. Un uomo da sposare, così lo definirebbero le nonne, ma Renzo non si sposa, almeno fino a quando a Orbetello non arriva Francesca Fabiani, altra protagonista del romanzo di cui, dopo pagine e pagine, a malincuore accettiamo che venga nascosta dalla luce che il Professore emana. Francesca Fabiani, all’inizio del romanzo, è una donna forte, indipendente, coraggiosa: «Lei è una donna autonoma, meglio zitella che sposata all’uomo sbagliato. E quale sarebbe l’uomo sbagliato? Domanda Stefania distesa sullo scoglio, senza neanche aprire gli occhi, quest’anno vuole diventare nera. Uno che ti limita la libertà, uno che ti impedisce di lavorare». È un’anestetista e viene chiamata all’ospedale di Orbetello perché un medico deve fare un favore al Professore. Così, con la sua Cinquecento rossa, Francesca, figlia di una venditrice di cappelli, si trasferisce da Roma, dalla città eterna, a Orbetello. Convinta della sua indipendenza, farà breccia nel cuore del Professore e passerà oltre le cattive parole degli abitanti, «troia, lesbica, strega […] comunista, sessantottina, brigatista». Renzo e Francesca si sposano il 23 settembre del 1970. Il 5 maggio 1972 nascono i due gemelli, Gianni e Teresa. Sembra la storia di una famiglia ricca, con i suoi alti e bassi, e invece no, non può andare avanti così.

I Ciabatti sono i più ricchi di Orbetello, Teresa si sente la più amata, è la principessa che viene sempre accontentata, la più amata dal padre che le fa indossare un anello prezioso. Teresa è un personaggio segnato da un complesso d’Edipo al femminile che svanirà nell’adolescenza, egocentrica, Teresa, lei può avere tutto, lei ha tutto. Anche una residenza estiva, una villa al Pozzarello con undici bagni e una grande piscina. Ma Teresa è anche di più, sa cosa vuole e come ottenerlo, anche quando i suoi genitori decideranno di farle cambiare scuola e mandarla a Port’Ercole, in mezzo ai poveri. E Teresa è bambina, quasi adolescente in mezzo a tanti ragazzi che adolescenti lo sono diventati da un pezzo, come Maria, una ragazza che Teresa vorrà farsi amica. Maria è grande, è bella, ha già rapporti sessuali. Ma come si fa? Maria la critica per il suo abbigliamento infantile, per la gonna che arriva fin dopo il ginocchio, questo non è ammissibile per Teresa Ciabatti. Lei è la figlia del Professore, lo deve fare vedere, lo deve fare capire che lei, nella piramide, sta all’apice.

E io, occhi a terra, mi sento ridicola, inutile, piccola creatura maltrattata, e anche sciocca, Maria, in questo preciso istante una voce interiore mi dice sei davvero sciocca Teresa Ciabatti. Sai perché? Perché non puoi farti umiliare da una poveraccia, dài. Ora va detto: mai mi era capitato di vedere tanti poveri tutti insieme.

Teresa Ciabatti

I riflettori, puntati inizialmente su Lorenzo e Francesca, adesso sono tutti per Teresa. Teresa che si riempie la bocca di parole pretenziose, quando vuole, talvolta nemmeno a farlo apposta, come quando accetta un passaggio da un vecchio per andare a Port’Ercole e uscire con Maria. E non appena il vecchio sente le parole della ragazzina, si vergogna dei suoi pensieri peccaminosi e pervertiti, quella che sta accanto a lui in auto è la figlia del Professore e lui lo sa che deve portare rispetto perché il Professore è stimato e ha amici potenti. Lorenzo Ciabatti fa parte della Storia, quella più grande, quella italiana degli anni ’70, è amico di Licio Gelli, del proprietario della Johnson & Johnson, conosce Ronald Reagan. E Francesca? Che fine ha fatto quella ragazza romana libera e indipendente che preferiva un lavoro a un uomo? Come un fantasma, sembra sparita. Al suo posto, ritroviamo una Francesca trasparente. Lo nota anche la figlia che ha sopportato l’assenza fin da piccola. Francesca, dopo la nascita dei gemelli, soffre di depressione e accetta di farsi addormentare per un anno, per provare a risolvere. Lei sopporta. Sopporta i tradimenti del marito, sopporta di non lavorare più, la si vorrebbe strattonare, Francesca, dirle «risvegliati dal tuo sonno». E Francesca si risveglia davvero, ma per farlo deve provare paura e nuotare in una piscina piena di segreti e misteri in cui l’acqua è davvero torbida. Proprio nel bunker della piscina dovrà nascondersi con i suoi figli adolescenti mentre il marito viene portato via da un uomo che gli punta una pistola.

Dopo tutto questo, Francesca Fabiani dice basta. Dopo gli anni in cui si è fatta sempre più incolore, sforzandosi di essere la donna che voleva il marito, chiudendo gli occhi, facendo finta di non vedere.

Francesca Fabiani lascia Orbetello e ritorna a Roma, portandosi con sé i due figli che devono abituarsi, dopo avere vissuto per anni in una piccola città, alla capitale. Francesca fa sul serio e ingaggia Tom Ponzi perché vuole sapere chi sia davvero suo marito, anche se poi rinuncerà. Il Professore va raramente a Roma e – quando ci va – Francesca vuole illudersi che lui sia buono, che lei si sia sbagliata, che lei sia amata, mentre Teresa vive la sua adolescenza facendo «Parioli – borgata Fidene, andata e ritorno, quante volte, cento duecento, così tante che mi pare di essere ancora su quella strada, la me di sedici anni si è rifugiata lì. Esiste ancora, quell’adolescente triste ma speranzosa, fragilissima e aggressiva, col miraggio del nuovo vestito, ancora più bello del precedente, sempre più bello, il più splendente di tutti a illuminare il buco nero». Detesta la madre perché è stata portata via dal castello, via dal lusso e dalla ricchezza, a causa sua la famiglia è distrutta.

Questa sono io adolescente. Un agitarsi di forze scomposte e disperate. Una protesta cieca contro qualcosa. Il mondo, la famiglia, me stessa? Sono grassa, mamma…Sono bassa…Sono sola, così sola, non voglio crescere, torniamo indietro tutti insieme, ti prego. Un attimo dopo rilancio, violenta: non lo capisci che il mondo fuori è pericoloso? Ora sono stata molestata da un gruppo di sconosciuti per strada, mi hanno seguita e picchiata, racconto piangendo, ora è un ragazzo di scuola che mi ha chiuso in bagno e minacciato con un coltello, ora un uomo incappucciato che ha tentato di rapirmi, con papà spaesato che chiede: come è possibile? Mentre mamma gli stringe un braccio, la vedo, e si rivolge a me con dolcezza: va bene, stai tranquilla, dice trattandomi da pazza. Lei lo sa, e io la odio per questo, lei sa bene che quell’adolescente agitata non ha nessun nemico.

E la figura del padre resta sempre sullo sfondo, Gianni e Teresa crescono senza che lui se ne accorga, che cosa è rimasto? La casa al Pozzarello dove Teresa porta un’amica, ma poi neanche quello. Lorenzo Ciabatti vende la casa al Pozzarello nel 1988 per un milione di lire, quando ne valeva sei.

Se avesse saputo allora il male che avrebbe fatto a me, meno a Gianni che non veniva più, meno a mamma che ormai odiava il Pozzarello, se solo avesse saputo che per il resto della vita l’avrei sognata, la mia casa d’infanzia, ogni notte: io sott’acqua che entro bambina e riemergo donna, mio marito seduto sul bordo che immerge mia figlia, metti i braccioli, amore, te li mette nonna, spunta mia madre dalla cucina, vieni anche tu, urlo a mio padre, e Gianni sul trampolino che grida alla nipote: t’insegno il tuffo di testa, e lei che si gira verso di me, gli occhi pieni di emozione: posso, mamma? Quella bambina siamo noi, io, mio fratello, mia madre, mio padre, mia figlia. Tutti insieme in un’unica bambina, posso, mamma?

Con la mente rivolta al passato, a Orbetello e alla casa dell’Argentario, Teresa Ciabatti, ormai quarantaquattrenne, rimette le carte in tavola. È onesta con se stessa e con tutti i lettori, dalle sue parole sgorgano verità e dolore. Alla fine, al contrario della madre, scopre e ammette chi fosse davvero suo padre: «mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e scopro chi era davvero mio padre: massone, gran maestro della Loggia di Firenze, prescelto a vent’anni dalla massoneria di Siena per stringere rapporti col potere americano, da cui gli anni a New York e la specializzazione. Uomo senza scrupoli, ateo, bugiardo, fascista».

Alla fine della lettura, avremo scoperto di Lorenzo e Francesca e di molti altri, ma chi è Teresa Ciabatti? Lei scrive «Teresa Ciabatti, rassegnati, non sei tu la protagonista di questa storia, non sei protagonista di niente», ma non è così: è protagonista e scrittrice di un romanzo straordinario, altre parole per descriverli non ne riesco a trovare.

Photocredit: www.mangialibri.com; www.librimondadori.it; www.nymag.com

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