L’economia circolare – Una rivoluzione a impatto zero

Fino a qualche anno fa l’espressione “economia circolare” non avrebbe suscitato particolari reazioni da parte dell’opinione pubblica. Fortunatamente le cose sono cambiate e senza dubbio in futuro saremo destinati a sentir parlare sempre più di sistema economico a rifiuti zero cioè un sistema produttivo in grado di rigenerarsi da solo.
È questa la definizione di circular economy così com’è stata teorizzata dalla Ellen MacArthur Foundation, una tra le maggiori fondazioni private statunitensi creata nel 2010 proprio allo scopo di accelerare la transizione verso un mondo più efficiente e con meno sprechi.
circular-economy-ueSecondo la fondazione l’idea di base è molto semplice: in un’economia circolare, i rifiuti non esistono. Se si tratta di materiali biologici, questi vengono reintegrati nella biosfera tramite il compostaggio, se invece si ha a che fare con materiali tecnici, questi vengono rivalorizzati in modo da poter diventare una risorsa preziosa per qualcun’altro. Al contrario di un’economia lineare, basata su uno schema ormai al collasso fatto di estrazione, produzione, consumo e smaltimento, l’ottica della circolarità crea un sistema in cui a prevalere saranno caratteristiche quali la modularità, la versatilità e l’adattabilità di un’attività e di un prodotto.

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In un mondo in cui ogni anno si producono 4 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani e industriali, l’adozione di un’economia circolare sembra essere l’unica soluzione verso una società più sostenibile e anche la sola opzione di fronte al crollo dell’attuale sistema economico. Se è vero che l’economia governa il mondo, allora si può dire che il modello attuale non va più bene, perché ci sta lentamente portando all’autodistruzione. L’idea di prendere indiscriminatamente restituendo solo rifiuti inutilizzabili non può più aver seguito su un pianeta che presto si troverà a dover soddisfare i bisogni di nove miliardi di persone. È questo ciò che afferma l’economista Kate Raworth, docente presso l’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford e principale teorica della cosiddetta Doughnut Economics o economia della ciambella.
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Partendo dal presupposto che i limiti sono una parte fondamentale da tenere in considerazione quando si parla di economia e che il benessere umano dipende sia dalla disponibilità e dalla qualità di risorse naturali sia dalla possibilità di condurre una vita dignitosa, occorre ridisegnare il concetto tradizionale di economia, di bisogno, di consumo e di ambiente in relazione a tali aspetti. Per fare questo è necessario costruire una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile, individuata da Raworth proprio disegnando una fascia circolare a forma di ciambella a metà strada tra i diritti fondamentali dell’uomo e i limiti naturali del pianeta terra.

Alla luce delle problematiche contemporanee quali cambiamento climatico, insicurezza alimentare e idrica, conflitti legati alle risorse naturali e condizioni di povertà estrema la transizione verso un modello di sviluppo alternativo, più equo, sembra essere la chiave per garantire la giustizia sociale e la protezione ambientale, due fattori profondamente connessi. La ciambella della sostenibilità rappresenta quello spazio intermedio in cui l’economia viene vista come un potenziale mezzo di sviluppo e miglioramento sociale. Uno spazio in cui si azzerano i rifiuti, si allevia la povertà, si produce energia pulita e al contempo si aumenta l’efficienza energetica degli edifici, in cui si prova a garantire condizioni di vita accettabili evitando di costruire politiche economiche e sociali esclusivamente basate sul calcolo del PIL, un valore che non tiene in conto il benessere e la giustizia sociale.raworth-donut

La circolarità dei flussi produttivi dovrà considerare elementi nuovi, non più solo quello che si vende ma anche quello che si offre gratuitamente, non solo beni e servizi ma anche le materie prime che ne stanno alla base, come si legge sul sito materiarinnovabile. La questione dell’insostenibilità dell’economia lineare è ormai sotto gli occhi di tutti e questo è un buon segno. Anche l’Europa si è accorta della necessità di favorire politiche legate alla circular economy e pian piano sta adottando norme e misure volte a incrementare il riciclo dei rifiuti e la loro trasformazione in risorse nuovamente utilizzabili, reimmettendole nel ciclo produttivo e quindi massimizzando il loro potenziale di utilizzo.

Prodotti migliori, un consumo più intelligente e una produzione meno inquinante sono alla base della strategia europea in materia di sviluppo sostenibile basata sull’idea di un’economia più collaborativa e partecipativa che vada a modificare le abitudini e i comportamenti quotidiani, producendo quindi un vero e proprio cambiamento culturale. Non più obsolescenza programmata ma prodotti fatti per durare, essere riutilizzati e condivisi da persone che non sono più meri consumatori. Seguendo questa strada, finanziando progetti innovativi e investendo nella ricerca ci si potrebbe sorprendere di quanti nuovi prodotti e servizi potrebbero essere creati e offerti, con un ritorno non solo economico ma anche sociale e ambientale.PrintMolte sono le aziende o i settori che si stanno lentamente convertendo a un sistema fatto di circolarità e quindi di sprechi ridotti, in primis il mondo della moda e del design con prodotti in grado di avere più di una vita. L’ultimo esempio in ordine di tempo arriva proprio dall’Italia dove un team giovane e dinamico ha vinto il primo premio del Global Change Award per aver creato una pelle vegetale e cruelty-free direttamente dagli scarti della vinificazione. Wineleather, questo il nome dell’innovativo prodotto, impiega gli scarti della produzione vinicola senza utilizzare acqua, rispettando l’ecosistema e evitando inutili sofferenze agli animali. cover-global-change-awardAl termine del processo produttivo si ha un materiale a impatto zero e vantaggioso da diversi punti di vista. Questo è quello di cui abbiamo bisogno ora, per cui lunga vita alla circolarità e alla ciambella (non solo a colazione!).

Le immagini sono state prese da: www.techitaly.eu, grist.org, www.kateraworth.it, desso-thegreatindoors.com, www.orangefiber.it, www.ellenmacarthurfoundation.org., www.gogreen-lab.com.

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