Leonardo ritorna a Milano: è in mostra il genio della Bellezza

Proprio nel giorno dell’anniversario della nascita di Leonardo, nato a Vinci il 15 aprile del 1452, è stata inaugurata la più grande e imponente esposizione universale dedicata al genio toscano. Aperta al pubblico dal 16 aprile, si prospetta un successo planetario. La mostra è stata curata daPietro Marani e Maria Teresa Fiorio, i maggiori esperti dell’opera leonardesca, ed è il risultato di un lavoro durato cinque anni, durante i quali sono state raccolte oltre 200 opere provenienti da numerosi musei e istituzioni di tutto il mondo.**

La Pinacoteca Ambrosiana, considerata la casa milanese di Leonardo, ha concesso in prestito il Ritratto di Musico e ben 38 disegni del Codice Atlantico. Il Louvre ha contribuito con 3 celebri dipinti (la Belle Ferronière, Annunciazione San Giovanni Battista) e la Regina Elisabetta II ha eccezionalmente prestato i 30 disegni autografi della sua collezione personale. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ha infine fornito i modelli di carro automotore e maglio battiloro idealmente realizzati da Leonardo. Diversamente dalle precedenti mostre, si è puntato a evidenziare e approfondire l’eclettismo di Leonardo, nonché il ruolo di Milano come capitale del pensiero e dell’arte. Si tratta di una visione di Leonardo che non è mitografica o celebrativa ma volta ad attraversare la produzione poliedrica dell’artista e dello scienziato attraverso la selezione di alcuni leit motiv: il disegno, il confronto con la tradizione, la querelle des arts, la tensione alla natura, la tendenza a progettare e costruire “anche meccanicamente” utopie.

La sequenza del percorso espositivo presenta in dieci sezioni il contributo di Leonardo alla storia dell’arte, alla scienza e alla tecnica con dipinti, manoscritti, disegni autografi e codici. Due sezioni finali sono dedicate alla fortuna e al mito di Leonardo, a come la figura del Maestro abbia ispirato una miriade di artisti dal ‘500 a Andy Warhol, passando perDuchamp. Ad arricchire la mostra si trovano importanti opere di confronto di Botticelli,Antonello da MessinaBramanteFilippo Lippi, il GhirlandaioVerrocchio e Paolo Uccello. L’esposizione consacra Leonardo come il talento assoluto del Rinascimento italiano. Fu lui a incarnare meglio di ogni altro lo spirito universalista e caleidoscopico della sua epoca, operando in molteplici campi della scienza e dell’arte. Leonardo, dopo l’apprendistato alla bottega del Verrocchio, ha speso la sua esistenza nel tentativo di descrivere e decriptare la natura, sia attraverso l’indagine scientifica (in anatomia, in ingegneria, in tecnologia), sia attraverso la creazione artistica (in pittura, in musica, in scultura).

La prima sezione omaggia il disegno, a cui Leonardo attribuiva primaria importanza. “Il disegnare si fa con il carbone e con la biacca, altrimenti con la penna stietta […] il qual modo di disegnare è difficilissimo, e sono pochissimi quei che anno disegnato ben di penna”, diceva Benvenuto Cellini. In effetti Leonardo, che fu il maestro dei disegni a penna, considerava il disegno indispensabile per costruire prospetticamente gli edifici e i corpi. Non solo: il disegno costituisce per Leonardo il momento creativo perché nell’atto manuale di disegnare vi è una traduzione immediata dell’impulso mentale. Così la conoscenza si fa esperienza e viceversa è dall’esperienza che si raggiunge la conoscenza.

Nella seconda sezione viene integrato al concetto di disegno quello di luce, che Leonardo studiò a lungo arrivando a risultati straordinari. É il caso dei panneggi, quasi tutti realizzati come studi preparatori e credibili al punto da risultare tridimensionali all’occhio. Il panneggio della Verginedell’Annuncazione del Louvre è l’emblema e il più alto esempio dell’instancabile studio e del formidabile talento dell’artista.

Nella terza sezione si analizza il rapporto di Leonardo con la Natura, la “maestra de maestri” a cui il genio si ispirò sempre cercando di comprenderne i fenomeni, le dinamiche e i meccanismi. La pitturaè mediatrice tra la natura e la scienza che ne stabilisce le leggi: Leonardo imita, perfeziona e crea formule visive osservando la natura e raffigurandola su bozzetti e tele in lino. Siamo alla nascita di quella che passerà alla storia come la “prospettiva de’ perdimenti”, ovvero la percezione visiva dell’ambiente che diventa emozionante e incredibilmente reale nella sua raffigurazione. L’amore di Leonardo per la pittura lo spinse alla scrittura di un Trattato incentrato proprio sull’arte figurativa, che considerava più efficace, più “alta” e più durevole della scrittura e della musica, non senza veemenza e parzialità.

Nella quarta sezione viene presentato nelle sue diverse accezioni il dialogo di Leonardo con gli antichi, non sempre rintracciabile ma sicuramente vivo e presente. “L’imitazione delle cose antiche è più lodabile che quella delle moderne”, registrava Leonardo sul Codice Atlantico (F.399R.). La più ovvia connessione è quella che riconduce l’Uomo Vitruviano leonardesco alle citazioni di Vitruvio, ma i riferimenti sono numerosi e vari: per il Monumento equestre a Francesco Sforza Leonardo si rifece ai bassorilievi e alla bronzistica antica, ai Cavalli di San Marco e ai gruppi equestri di Marco Aurelio; per la Battaglia d’Anghiari Leonardo si ispirò ai bassorilievi delSarcofago di Fetonte; per la Leda – la dea sedotta da Giove cigno – Leonardo rispolverò un antico mito, come fece per il Nettunorealizzato nel 1504.

Di Livioandronico2013 - Opera propria, CC BY-SA 4.0,

Di Livioandronico2013 – Opera propria, CC BY-SA 4.0,

La ritrattistica e “i modi mentali” occupano la quinta sezione. I ritratti della Belle Ferronière, del Musico, della Madonna con Bambino e gatto e della Sant’Anna possiedono una vivacità incredibile, che lascia trasparire l’umore e la natura dell’uomo, tanto nell’anatomia quanto nella mente, di cui Leonardo sapeva cogliere le sfumature più nascoste, al punto da rendere profondamente umani e veri i suoi personaggi.

disegni di meccanica e i modelli di alcune invenzioni costituiscono la sesta sezione. Stavolta in mostra vi è lo studio “ingegneristico” di Leonardo per le gru di Brunelleschi, per i tenditori, per le tecniche innovative o migliorative come il telaio automatico da tessitura e le diverse macchine da guerra.

La settima sezione è dedicata al concetto di “sogno”, inteso sia come idea, sia come chimera. Dall’apparecchio per camminare sull’acqua a quello per respirare sott’acqua; dal telescopio al paracadute; dall’automobile all’aereo (passando per la bicicletta), Leonardo fece delle sue fantasie delle invenzioni concrete e realizzabili – o almeno così pare.

Nell’ottava sezione questo concetto si amplia in una rassegna di straordinari disegni ideali come quello di un Mausoleo etrusco e una Fortezza di montagna, ma anche quello di una Firenze a pianta decagonale attraversata dall’Arno e quello di un grande palazzo a Romorantin, in Francia.

La nona sezione unifica le precedenti nella celebrazione di un’unità del sapere priva di barriere e opposizioni, interdisciplinare e naturalmente poliedrica. “Siccome ogni regno in sè diviso e disfatto, così ogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e si indebolisce”, riportava Leonardo sul CodiceSan Giovanni Battista - Leonardo Da Vinci Arundel (F.180), ancora una volta in difesa della pittura e del disegno come scienza, architettura, anatomia della natura. In questo modo è possibile cogliere una somiglianza profonda tra i suoi disegni anatomici e le sue creazioni artistiche, di cui l’esempio più lampante è la raffigurazione dei moti dell’acqua, che riprendono e ripropongono quelli dei capelli, i quali “hanno due moti anch’essi”. Così in un accostamento felice i riccioli del San Giovanni Battista del Louvre hanno la stessa fluidità e la stessa corrente del “moto del vello dell’acqua”.

Nella decima sezione, la concezione cosmologica di Leonardo, cioè la sua interpretazione dell’universo, viene rapportata alla sua conoscenza dei testi medievali e antichi di derivazione tolemaica (Cosmografia e Geografia). Una sequenza di disegni, a partire dalla Veduta del bacino del Mediterraneo (1515), testimonia il sapere geologico e idrografico di Leonardo, che era capace di unire suggestioni classiche (le Metamorfosi di Ovidio gli furono di ispirazione per lungo tempo) e visioni scientifiche delle forze naturali per realizzare un portentoso ritratto della natura.

Nell’undicesima sezione si misura l’eredità leonardesca. I modelli, le norme e le nozioni sulla pratica e la teoria figurativa trovarono presto diffusione, specialmente tra quelli che si formarono nella bottega di Leonardo: Boltraffio, Salaì, Francesco Napoletano, Marco d’Oggiono. In alcuni casi i suoi allievi realizzarono le opere abbozzate da Leonardo ma rimaste incomplete (è il caso della Madonna del gatto); in altri imitarono lo stile compositivo del Maestro (ampiamente ripresi furono i motivi del Salvator Mundi, della Leda, della Vergine col Bambino). In tutti i casi incisero sulla formazione di una nuova generazione di artisti, nonché sulle successive.

La Scapigliata

La Scapigliata

Nell’ultima sezione si approfondisce proprio l’immortalità della figura e dell’insegnamento leonardeschi. Nella bassa cultura come nell’ambiente letterario e artistico i riferimenti al personaggio complesso e misterioso di Leonardo abbondano, al punto d’aver creato col tempo unmito. Il mito trova i suoi emblemi in due quadri, i più famosi dell’artista scienziato: la Gioconda e ilCenacolo. A entrambe le icone è rivolto un excursus artistico che procede in senso diacronico dal ‘500 all’età contemporanea e che pone in rilievo il rapporto conflittuale e inevitabile che gli artisti successivi a Leonardo ebbero con l’arte del Maestro. Non solo mito, dunque, ma anche archetipoda comporre e ricomporre, contrastare o imitare, sempre imprescindibile e mortalmente fascinoso.

L’allestimento della mostra evoca il mistero e la seduzione dell’opera di Leonardo, ricreando un’atmosfera di penombra da cui emerge, posta in luce, la precisione veridica dei tratti a penna, la bellezza delle curve, l’espressività dei personaggi dipinti, la complessità di uno sguardo scientifico e fortemente emozionato sul mondo. Uno sguardo che si pratica con la mano e che fa vibrare gli alberi presenti sullo sfondo di alcune opere, solleva la polvere sotto gli zoccoli veloci dei cavalli raffigurati nei bozzetti, trascina le acque nei gorghi rumorosi riportati sui disegni.

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In definitiva la mostra si proponeva – e ci è riuscita pienamente – di presentare in un percorso lineare e di ampio respiro l’opera e il personaggio di Leonardo, ponendo l’accento sullatrasversalità dei suoi interessi, sulla sua figura filosofica e per certi versi magica, ma senza tralasciare l’estro, l’innovazione e l’eccezionale talento che l’hanno reso, e continuano a renderlo, “il più immortale tra i mortali”. Senza ombra di dubbio, si tratta della più completa, imponente e – lasciatemelo dire – straordinaria mostra su Leonardo, che a distanza di ‘600 anni torna nella sua, nostra Milano a ricordarci le potenzialità e il glorioso passato di questo piccolo ma meraviglioso paese ch’è l’Italia. Perdersi questa mostra è davvero un peccato.

 **Tutte le opere citate in questo articolo sono presenti alla mostra.

Per maggiori informazioni:
http://www.skiragrandimostre.it/leonardo/orari-mostra-leonardo-milano.html
L’audioguida è gratuita e davvero ben fatta.

Photocredit:
Per Belle Ferronnière: https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53971706

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