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L’invenzione della Morte: la rivoluzione culturale del Medioevo

Incappucciata, lo scheletro coperto da una lunga tunica nera e falce alla mano. È così che la Morte viene rappresentata nell’immaginario comune. E siamo talmente  abituati a figurarcela con questo aspetto, che spesso questa immagine non fa neanche più paura. Ma chi ha inventato la Morte e quando l’immaginario comune ha iniziato a rappresentarla come la conosciamo ora e perché?

https://goo.gl/rpqQZML’invenzione della morte – Danze Macabre, in poco più di cento pagine analizza in modo attento e coinvolgente quella rivoluzione culturale che ha portato a un cambiamento dell’iconografia della Morte, oltre che a quella dell’intera rappresentazione degli spiriti trapassati e dell’Aldilà stesso.

L’autore, Simonluca Renda, collabora per diversi anni ad alcuni libri di ricerca sulla storia della sua città d’orige, Bologna, appassionato di folklore, esordisce nel 2012 con Satiro, demone, folletto – I mille volti dell’incubo, a cui segue Revenant – Il ritorno dei vampiri, pubblicato l’anno successivo.

Il testo si divide in tre saggi distinti: L’invenzione della Morte, Gli spiriti itineranti e La Geografia dei morti, una scelta che permette al lettore di orientarsi meglio all’interno di un argomento tanto vasto e dalle molteplici sfaccettature. L’evoluzione del concetto della Morte e della sua rappresentazione nel corso del Medioevo costituiscono il filo conduttore delle tre sezioni .

“Fino al XII secolo la morte non era intesa come un’entità a sé, ma era legata unicamente ai vari casi di mortalità dai quali era impossibile, nell’immaginario comune, estrapolare una figura dotata di connotati fisici e accessori”.

È con questa riflessione che si apre il primo dei tre saggi che, attraverso l’analisi del più antico tema macabro, quello dei Tre vivi e tre mhttps://goo.gl/vWhUWNorti, e del motivo artistico della danza macabra, cerca di individuare le origini di quella forte sensibilità medioevale nei confronti del tema del macabro, da ricondurre, quasi sicuramente, all’ancestrale e innata paura dell’uomo verso la morte. Il secondo saggio, invece, si concentra sugli altri protagonisti, non meno importanti, che popolano l’Aldilà: gli spiriti erranti, “creature che il Medioevo posiziona geograficamente in maniera precisa, collocandoli in determinati posti”. Partendo da un’analisi dettagliata della Masnada di Hellequin, l’autore spiega come si è arrivati ad un’importante rivoluzione culturale che cambierà radicalmente la concezione dell’Aldilà con l’introduzione di un terzo regno: il Purgatorio. Questa novità porta a indagare quanto affrontato nell’ultimo dei tre saggi, ovvero la geografia dei morti. Con l’introduzione del Purgatorio, infatti, “la partizione delle anime raggiungeva una logica più severa e regolata”. Per esaminarne meglio la struttura l’autore ne ripercorre le trasformazioni grazie all’analisi di quei testi che prendono il nome di visiones e di cui la Divina Commedia è certamente l’esempio meglio per eccellenza.

L’invenzione della morte unisce storia e folklore in un viaggio che tocca gli aspetti più disparati del tema del macabro, e vede scendere in campo i protagonisti più diversi: dai monaci, ai cavalieri, al leggendario Artù nelle vesti di un re dell’Oltretomba. Una lettura stimolante e attenta di una delle tematiche forse più discusse della letteratura e del panorama artistico in generale.

Immagini: https://goo.gl/HFPg6F, https://goo.gl/rpqQZM, https://goo.gl/vWhUWN

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