Lo straordinario – La vita è una tragicommedia?

 La vita di Lea: una fantastica storia che sembra scritta da uno sceneggiatore misogino, in cui lei è anche la carne da macello, quella che sai subito che muore dopo le prime due scene. Ma non era la protagonista?, direbbe lo spettatore ipercritico a cui non gliela si fa sotto al naso. Sì, ma che vuol dire. Ha sfiga.

Cinque mesi fa sono arrivata a Milano e soltanto chi ci ha vissuto da fuorisede può capire quanto sia difficile trovare una stanza che 1) non sia un buco; 2) che non costi quanto un affitto a Dubai; 3) che sia vicina almeno a una fermata della metro. Ecco, ho letto questo libro in giorni in cui la situazione si era fatta più difficile del previsto e mi sono detta che forse è colpa delle coincidenze o dell’ironia della sorte. Senza contare che Lea, la protagonista del romanzo, vorrebbe lavorare nell’ambito giornalistico e la cosa si avvicina moltissimo a quello che voglio fare io. Ma andiamo per ordine.

Lea ha 37 anni e vive a Milano, la sua vita sembra andare benissimo nonostante una madre che le fa notare soltanto le cose negative e una gemella dalla vita perfetta che vive a Parigi e ha tutto quello che possa desiderare. Al di là dei commenti familiari frustranti, Lea a Milano si trova bene. Scrive per una rivista di moda e anche se è uno stage le va bene così perché lei nella vita vuole scrivere; frequenta la Milano bene con amici al seguito, ha un fidanzato, l’anima gemella, con cui convive da anni. Le giornate no esistono per tutti, basta soltanto stringere i denti. Peccato che la sfortuna sia sempre dietro l’angolo e, come un domino, a una disgrazia se ne aggiunge una dopo l’altra. Lo stage della rivista di moda non è stato rinnovato e a 37 anni rimettersi a cercare un lavoro è più dura del previsto. Lea non sa come dirlo a sua madre, a sua sorella, a Pietro, il fidanzato.

Come puoi dire all’uomo che ami che lo stage presso la redazione online di Vouge Italia non ha portato al contratto che speravi, e che anticipavi a lui, ai tuoi, a Tea e ai vostri amici come “è cosa fatta”?

Lea riflette sul da farsi mentre si trova al ristorante giapponese con Pietro. Cerca le parole interrotta dal cameriere che porta una barca piena di nigiri, sashimi, maki e, così, Lea prende tempo. Nel frattempo, Pietro non sembra ascoltarla granché. Guarda in continuazione il cellulare destando qualche sospetto in Lea, ma non è possibile. «Loro sono le due metà della mela, beninteso la stessa. Inoltre non può temere nulla, è una serata di conforto con cibo di conforto e presto parole di conforto, tempo di vuotare il sacco: glielo dice la statistica.» Ma anche la statistica si sbaglia. E Lea non ha nemmeno il tempo di dire a Pietro dello stage che scopre che lui la tradisce. Effetto domino della sfiga.

All’improvviso Lea si ritrova senza lavoro, senza anima gemella, senza casa. Perché sì, Lea vive a casa dicopLS Pietro ed è ora di fare i bagagli. Non importa se lui le abbia detto di rimanere fino a quando non trova qualcosa. Lea è già stata ferita nell’orgoglio, non vuole che anche la sua dignità sia lesa. La ricerca di un appartamento ha ovviamente la priorità ma le uniche offerte decenti a livello di prezzo si trovano fuori Milano. Su internet Lea trova un annuncio interessante: dalle foto la casa sembra perfetta, non fa nulla se si trova nell’hinterland milanese. Chiama il numero dell’annuncio e fissa un appuntamento.

La casa è lontana, è vero, ma è magnifica. Si trova all’interno di un condominio chiamato “Lo Straordinario” e straordinario lo è per davvero. I proprietari di casa, Marta e Fulvio, sono due anziani adorabili e premurosi con cui Lea si confida fin da subito. Senza contare gli altri condomini: le organizzano una festa di benvenuto e le fanno anche la spesa. Lea, dopo tante delusioni, ritrova la speranza nel mondo, si sente amata. Allo Straordinario si respira un clima amichevole permeato di solidarietà. Tutti fanno qualcosa, Lea è ben felice di fare lavoretti nella serra o nella libreria del residence. Solo che i giorni passano, Lea non ha ancora trovato un lavoro, ma soprattutto non ha più un attimo di libertà. Da quanto tempo non torna a Milano? Da quanto tempo non esce dal residence? E perché un ragazzo taciturno la chiama con l’anonimo e le dice di stare attenta?

Lo Straordinario è un romanzo frizzante, vivace, ben costruito, un romanzo che si presterebbe benissimo a divenire un film o una serie tv. Eva Clesis mescola bene gli ingredienti seminando un alone di mistero in tutto il romanzo a partire dal prologo. Le tematiche trattate dall’autrice sono attuali, già sentite ma riviste: il precariato, la fine di una storia d’amore, la ricerca continua di sé sono solo lo scenario di una storia che appassiona e che possiede inaspettati colpi di scena. Come una burattinaia, Eva Clesis getta Lea nel mondo della finzione e smuove così tanto i fili da farla dubitare sulle prime impressioni per poi concludere lo spettacolo con un finale degno di nota.

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