Mary goes to Italy

Il 1800 inglese vede il suo popolo trasformare la figura del viaggiatore. In moltissimi, sin dal secolo prima, iniziano a fare uso di questa pratica: il viaggiare per conoscere, il viaggiare per arricchirsi culturalmente ed umanamente. Nel XIX secolo il viaggiatore diventa turista e la letteratura di viaggio da mera testimonianza dell’altrove inizia a sconfinare nell’autobiografismo. Una delle mete preferite dell’inglese dell’epoca è l’Italia. In questi anni la Penisola è arrivata ad essere eletta seconda patria dei viaggiatori-scrittori i quali vi si trasferivano utilizzandola come fonte d’ispirazione per le proprie opere.

Mary Shelley illustrazioneMassimo esempio di questa way of life è la mia adorata Mary Shelley (1797-1851). La scrittrice londinese vanta un background genitoriale di un certo spessore: il padre, William Godwin (1756-1836), era filosofo illuminista di spicco in Inghilterra e la madre, Mary Wollstonecraft (1759-1797), è conosciuta come l’antesignana del femminismo. La piccola Mary purtroppo però conobbe la madre solo tramite le sue opere dato che questa morì pochi giorni dopo averla data alla luce, ma la sua influenza sarà costante nella vita e nelle opere della talentuosa figlia.

La casa del padre di Mary, in Skinner Street, è fervente luogo d’incontri per studiosi e lettereati tra le cui fila compare il futuro marito della donna, Percy Bysshe Shelley (1792-1822). Mr Godwin disapprova sin da subito la simpatia sbocciata tra i due giovani e questo porta la coppia a fuggire all’estero il 28 luglio 1814. Da questa fatidica data hanno inizio i numerosi viaggi della nostra Mary.

La ragazza e il suo amato iniziano la loro fuga da Calais con la promessa e l’impegno di compilare un diario di viaggio, solo il primo di una lunga serie. Qui Mary ci racconta le sue vicissitudini in suolo europeo ed il suo amore intento a superare le dure prove alle quali il destino lo sottopone: problemi di salute e di denaro sono presenza costante nei vari componimenti della donna.

Il settembre del 1814 segna la ritirata in patria della coppia: l’inagiatezza economica ha reso insostenibilela permanenza all’estero. Il ritorno a Londra, nel Somerstown, però è destinato a durare poco: nel maggio 1816 la voglia e l’opportunità di viaggiare bussano nuovamente alla porta di Mary e Percy. Partono per la Svizzera con il loro pargoletto William per incontrare l’amico Lord George Byron (1788-1824). Durante la permanenza elvetica verrà alla luce il romanzo Frankestein; or, the modern Prometheus (1818).

Settembre è destinato ad essere il mese del rientro ma questa volta porta con se anche qualcosa di bello: Fiori d’arancio; la coppia di scrittori convola a nozze alla fine del 1816. Moglie e marito, due fucine di idee incapaci di quietare, si mettono subito a progettare un nuovo viaggio, questa volta per quattro: William ha una sorellina, Clara. La meta è l’Italia! Il 12 marzo del 1818 la famiglia Shelley parte per Calais per poi spostarsi a Milano e a Como. Sul romantico lago incontreranno i Gisborne. Maria Gisborne sarà figura importantissima per i coniugi e sopratutto per Mary che la eleggerà a confidente e a figura materna.

L’Italia, tanto amata dalla protagonista di questo articolo, fu però luogo di grandi tristezze e sfortune familiari. La prima delle tante non tardò ad arrivare trascorsi pochi mesi dall’inizio della permanenza: la piccola Clara si ammala e muore il 24 settembre del 1818 lungo la strada per Venezia. Lo sconforto fu infinito per la coppia la quale riuscì a trovare una lieve distrazione solo continuando a viaggiare verso Napoli prima e verso Roma poi. L’odierna capitale italiana fu teratro di un’altra disgrazia: il figlioletto William contrae il mal d’aria e lascia i genitori il 7 giugno del 1919. La triste ed inconsolabile Mary ritrova il sorriso solo dopo lunghi mesi: nell’ottobre del 1919, con l’arrivo del figlio Percy Florence ed il trasferimentoo in Toscana, a Firenze.

Col 1820 arriva una nuova dimora, nella città di Pisa, ed una nuova voglia di concepire e scrivere un nuovo romanzo. Il tempo a venire trascorse poi sereno tra una località balneare in cui passare l’estate, e l’inverno in città, ovviamente però il male è sempre in agguato: è l’estate del 1922 e gli Shelley, insieme con una coppia di amici, gli Williams, prendono alloggio in una casa nel borgo di San Terenzo, un paesino di pescatori affacciato sul Mar Ligure. La nostra Mary ha un brutto presentimento sin dal primo passo mosso all’interno di Casa Magni, chiede in continuazione all’amato Percy di andare altrove ma questo rifiuta: trae troppo beneficio dall’aria e dall’ispirazione presente in loco per abbandonarlo. La Nera Signora non tarda a trovare la povera scrittrice sfortunata: il mare le porta via il marito in un giorno d’estate del 1822 e il baratro dello sconforto si apre nuovamente sotto i piedi di Mary.

Il 1823 vede la donna rientrare a Londra sola con il figlio, unico ricordo del suo Percy. Mary Shelley starà lontana dalla sua amata Italia sino al 1840 anno in cui porterà il figlio con se in un Gran Tour nella Penisola ed in Germania che darà poi vita a Rambles in Germany and Italy in 1840, 1842 and 1843 edito nel 1844.

Tutto questo excursus biografico ha il compito di aiutare voi, cari lettori, nella comprensione dei tanti diari, scritti ed epistolari di viaggio composti da Mary Shelley nel corso di tutti i suoi soggiorni in Italia. Iniziamo col dire che Mary non può essere identificata ne come turista ne come viaggiatrice, Mary Shelley, Signore e Signori, è a tutti gli effetti un Anglo-Italicus. La donna inglese durante i suoi viaggi è sempre stata accompagnata da un senso di irrequietezza e di dislocamento comunemente definito Betweennes. Da queste sensazioni ha creato appunto la figura dell’ Anglo-Italicus: un’entità incarnata da una persona la quale ha una missione educativa verso la propria società, è un modello culturale dotato di sensibilità e conoscenza dello straniero che ha il compito di far conoscere l’Italia in tutte le sue sfaccettature al popolo rimasto in patria così da fornirgli esempi culturali e politici. Il senso di Betweennes è molto forte in questa figura divisa tra Italia e Inghilterra, noi lo possiamo constatare in Mary attraverso la lettura dei suoi Journals&Letters.

La Shelley, come visto nei cenni biografici, inizia i suoi scritti col primo viaggio verso l’Europa Continentale e non si fermerà fino al 1843. Sin dalle prime righe del primo Journal Book si può evincere una particolarità: la donna fa un uso del diario diverso dal solito, elimina da esso tutto ciò che riguarda la sua intima sfera emozionale e lo utilizza a mera registrazione razionale di fatti e spostamenti. I sentimenti trovano sfogo invece nei romanzi e viste le tante peripezie, le montagne russe emozionali, a cui è stata sottoposta la nostra amica, a voi il facile compito di immaginare quali capolavori narrativi abbia prodotto. In ogni caso ATTENZIONE! I Journals non resteranno del tutto immuni ai sentimenti: verranno interrotti alla morte del piccolo William e subiranno una brusca virata dopo la morte di Shelley, dall’estate del 1822 infatti questi aiuteranno i romanzi diventando pagine preziose su cui sfogare tristezza, rabbia e malinconia per un passato destinato a restare tale, purtroppo, ma anche a rivivere nei luoghi precedentemente visitati a mo’ di ricordo straziante e dolce allo stesso tempo.

Tutto ciò è ancora più evidente nei successivi scritti di viaggio: Rambles, qui Mary registra le sue esplorazioni in compagnia del figlio Percy Florence ed autentica il suo ruolo di Anglo-Italicus. Questi diari sono carichi di sentimenti, amore e malinconia, sono inoltre un buon manuale d’istruzioni sull’Italia ed il suo popolo. Qui Mary sembra essere diversa rispetto a come era nei suoi precedenti scritti: è serena e rilassata e si lascia cullare dai ricordi senza opporvi resistenza.

Di pari passo ai vari diari troviamo un epistolario variegato di destinatari il che fa capire quanto fosse ampia e polisemita la cerchia di amicizie orbitante intorno ai coniugi scrittori. Troviamo epistole indirizzate a persone inglese in Inghilterra ed in Italia, a persone italiane, a scrittori, autori, musicisti, poeti etc etc. Anche le lettere sono fonte inesauribile di informazione sulla nostra Penisola, caratterizzate da un forte giudizio critico e dalla presenza dei sentimenti dell’autrice. Le emozioni mettono qui ancora più in evidenza le sensazioni di Betweennes, esclusione e sconforto provate dalla donna, raccontate ai vari destinatari, tentanto sempre però di affiancarle a temi leggeri e culturali così da non gravare sull’attenzione dell’ascoltatore più di tanto.

In ogni caso e per concludere: sia che Mary Shelley scriva diari, lettere o romanzi ella si presenta come una figura che è stata capace di tracciare per se stessa un percorso di emancipazione come donna e come artista e parte del merito di ciò va anche alla nostra Terra che è stata utilissima nella sua formazione e nel modellare in Mary un essere perfetto: un Anglo-Italicus con maiuscola! Mi raccomando però non scordate che la nostra amica non è una nostra debitrice, la Shelley ha ampiamente saldato i suoi conti con noi: ha fatto conoscere la nostra terra e il nostro popolo sotto una luce reale e priva di pregiudizi ai suoi connazionali, insomma ci ha fatto fare bella figura! Grazie dolce Mary!

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Immagine di copertina di un articolo di The Guardian.

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