Meno spreco, più cibo per tutti!

Lo scorso cinque febbraio è ricorsa la quinta giornata nazionale contro lo spreco alimentare. Una giornata nata per sensibilizzarci, che ci ricorda quanto cibo ancora edibile buttiamo ogni anno senza minimamente accorgercene. Essendo tutto a portata di mano, acquistiamo con leggerezza tutto ciò che vogliamo senza tenere conto di ciò di cui abbiamo davvero bisogno. E altrettanto facciamo con quello che gettiamo nel bidone dei rifiuti. Gesti frutto di una società consumistica sempre più senza freni, che ogni anno butta nella spazzatura circa 16 miliardi di euro solo in Italia. A livello mondiale, le cifre sono semplicemente folli. Le statistiche e i dati aggiornati in tempo reale del sito TheWorldCounts lasciano poco all’immaginazione: da inizio anno sono state prodotte già più di 95 milioni di tonnellate di rifiuti. “È difficile da credere”, si legge sul sito, “ma quasi la metà di tutto il cibo prodotto al mondo, viene gettato via”.

food waste

Viviamo in un mondo fatto di paradossi e quello del cibo è forse uno tra i più amari. Mentre 800 milioni di persone non hanno abbastanza cibo, 1,5 miliardi sono ipernutrite. I due terzi di coloro che risultano malnutriti o denutriti vivono in Asia, il restante si concentra in Africa e America latina. Circa il 45% dei decessi dei bambini al di sotto dei cinque anni avvengono a causa della mancanza di cibo, o del mancato accesso ad esso. Sull’altro piatto della bilancia, invece, troviamo che in Europa il numero degli obesi è cresciuto del 30%, una cifra che negli Stati Uniti raggiunge addirittura il 70% tra casi obesità e sovrappeso.
In pratica, il cibo c’è e basterebbe per tutti, ma è mal distribuito, mal utilizzato e soprattutto gettato quando ancora perfettamente edibile. Ogni italiano spreca, ad esempio, un quintale e mezzo di alimenti ogni anno, soprattutto frutta e verdura. Non siamo i peggiori ma di certo il margine di miglioramento è ben ampio e la legge contro lo spreco alimentare approvata nel 2016 sta già dando i suoi frutti. L’Olanda è in assoluto la più “sprecona” seguita da Belgio, Cipro ed Estonia mentre Slovenia, Romania, Malta e Grecia sono i paesi più attenti. La più virtuosa è la Francia che negli ultimi anni ha adottato una serie di provvedimenti in grado di contrastare lo spreco. Uno tra questi è senza dubbio quello che impedisce ai supermercati di gettare il cibo non vendibile (a causa di regole particolarmente restrittive ed esagerate) e li obbliga ad accordarsi con associazioni caritatevoli, o a trasformare gli scarti in compost.

compost

Ovviamente non bisogna pensare che il cibo viene gettato solo una volta arrivato nelle nostre cucine. Ad essere sotto inchiesta è l’intero processo produttivo, dal campo alla tavola. E oltre a quello che vediamo, c’è tutta una serie di aspetti indirettamente legati allo spreco di cibo: terra, acqua, fertilizzanti e energia. Sul sito Oneplanetfood, si stima che per ogni chilo di cibo si emettano 4,5 chili di CO2. I conti sono presto fatti: se in Europa lo spreco è di circa 89 milioni di tonnellate l’anno, le emissioni di CO2 sono pari a 170 tonnellate. Una cifra enorme se pensiamo agli sforzi messi in atto per ridurre le emissioni inquinanti e, di conseguenza, incrementare le pratiche di mitigazione dei cambiamenti climatici. Per quanto riguarda le risorse idriche, i dati ci devono far riflettere ancora di più. Circa il 90% del nostro consumo di acqua è, infatti, legato al cibo. Gli esperti del settore la chiamano acqua virtuale e il fatto che non si veda, non significa che le quantità utilizzate sono irrisorie. Qualunque prodotto ha bisogno di acqua per essere realizzato, chi più, chi meno: un chilo di mais, ad esempio, richiede 900 litri di acqua, un chilo di grano circa 3000 e un chilo di carne bovina addirittura 15.500 litri. La carne, infatti, è un alimento che ha un impatto enorme, anche se, a giudicare dal costo bassissimo di un hamburger in un banale fast-food, non si direbbe. Quindi, questi costi chi li paga? Ovviamente l’ecosistema e, di conseguenza, anche noi. Per questo, modificare e variare la propria dieta, essendo quindi più consapevoli a partire dall’acquisto fino alla tavola, sarà fondamentale per preservare le risorse della terra, per ridurre la fame e per migliorare la nostra salute. Insomma, un po’ più di accortezza al supermercato avrebbe molti risvolti positivi un po’ per tutti (ne abbiamo parlato anche qui).

food-waste La FAO stima che, da qui al 2050, dato l’aumento di popolazione, di consumi e di urbanizzazione, la produzione agricola dovrà aumentare di circa il 70% per soddisfare il fabbisogno alimentare mondiale. Al di là di discorsi sul fatto che gli ogm e gli insetti ci salveranno, l’unico vero affidabile dato è che il cibo che oggi produciamo è già sufficiente per sfamare altri due miliardi di persone. Il problema, come spesso accade, è legato a una ineguale distribuzione e a uno spreco eccessivo. È su questi due aspetti che dovremo puntare, non sull’aumento di produzione, non sulla crescita a dismisura, bensì sulla massimizzazione dell’efficienza di ciò che già abbiamo, un traguardo che sarà possibile raggiungere solo ed esclusivamente con la testa (consapevolezza) e con il cuore (sensibilità) di ciascuno di noi.

Photocredit: www.wwf.org.au, www.ilgiornaledelcibo.it/, www.gamberorosso.it, www.dobbies.com

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