Quando il buonismo si spinge troppo in là

Se chiedete a degli amici come passano la domenica sera quando non escono, sicuramente qualcuno risponderà: “Guardo la seconda stagione di Braccialetti Rossi.” Con uno share del 24,1%, pari a 6.5 milioni di spettatori, la fiction di Rai1 si è confermata il successo della stagione televisiva. Basata su una seria catalana dal titolo Polseres Vermelles, la trama segue le vicende di un gruppo di ragazzi ricoverati nel reparto di pediatria di un ospedale. Momenti di dolore, scene d’amore, situazioni tipiche dell’adolescenza si intrecciano nei vari episodi della stagione, facendo sorgere una domanda: quali sono i motivi del grande successo di questa fiction?

Tratta dal libro autobiografico di Albert Espinosa, Braccialetti Rossi riassume in sé, purtroppo, molti tratti tipici delle produzioni italiane (soprattutto quelle presenti sui canali generalisti), al primo posto tra tutti il buonismo. Partendo da una situazione delicata quale può essere la rappresentazione di un reparto di pediatria, sfortunatamente gli sceneggiatori della fiction scelgono la strada più comoda, quella che segue l’emozione facile, invece che la realtà. Braccialetti Rossi 1Scompaiono così i momenti più tragici che la vita di un adolescente ricoverato in ospedale può prospettare, non si fanno più vedere le
scene difficili, la stanchezza, la depressione. Anzi, non vengono del tutto messe da parte, ma vengono stemperate da momenti in cui l’emotività dello spettatore prende il sopravvento, lasciando spazio a situazioni in cui la verosimiglianza non viene affatto presa in considerazione. Si mostrano così scene quali la festa per l’addio alla gamba di Vale, che deve subire un’amputazione a causa di un tumore alla tibia, per poi passare a Toni, che nella prima stagione può parlare con Rocco (in coma) e sentire i suoi pensieri, mentre nella seconda può addirittura avvertire la presenza del fantasma di Davide, morto precedentemente. Insomma, è facilmente immaginabile che la realtà della vita di un paziente pediatrico sia in qualche modo diversa. Si potrebbe obbiettare che, se fosse una fiction verosimile, si mostrerebbero delle immagini troppo dure per la prima serata, e si rischierebbe di offendere la sensibilità di coloro che sono davvero costretti ad affrontare una simile situazione, ma questa finta rappresentazione è forse meglio?

Nel 2014 anche gli Stati Uniti d’America hanno provato a fare il remake di questa fiction, creando un telefilm dal nome Red Band Society, che però è stato cancellato dopo sole 10 puntate per mancanza di ascolti. La tradizione televisiva in America, però, è co
mpletamente differente da quella italiana, che ancora adesso preferisce storie a lieto fine, poco complicate, dove i meno fortunati riescono sempre a raggiungere i loro scopi, alla fine. Braccialetti-Rossi 3Un altro esempio di questo trend è il successo de Il nostro piccolo grande amore, reality show di Real Time con protagonisti marito e moglie, entrambi affetti da nanismo. Il resto del mondo, però, si sta lasciando alle spalle questa patina di felicità e buoni sentimenti, e si sta volgendo verso realtà più complicate e cupe (si veda il caso di House of Cards); quando arriverà il momento anche per l’Italia di allinearsi alla contemporaneità delle serie televisive oltreoceano?

 

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