Quanto fanno male le bufale digitali?

Il 18 febbraio 2016 ho assistito ad un incontro molto interessante (Le bufale digitali: l’importanza delle fonti autorevoli e di una corretta informazione) organizzato dall’Informagiovani Multitasking insieme a SocialLab nei locali di Palazzo d’Accursio a Bologna. L’incontro è stato presieduto da Michelangelo Coltelli, ideatore del blog BUTAC: bufale un tanto al kilo e da David Puente di Bufale.net.

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di far comprendere al pubblico quanto possa essere nociva la disinformazione, soprattutto quella digitale. A causa dei social network e della possibilità di creare siti internet/blog, le persone non riescono più a distinguere il vero dal falso. A prendere la parola per primo è stato Michelangelo Coltelli che ha citato il primo debunker (disingannatore) italiano: Paolo Attivissimo con il suo blog Il disinformatico. Paolo Attivissimo è un giornalista informatico e si occupa di ricercare le bufale nel web e smontarle. Al giorno d’oggi è davvero difficile fermare le bufale digitali, soprattutto a causa del famoso social network Facebook dove tutti gli utenti possono condividere qualsiasi cosa e permettere così ai propri amici digitali di ricondividere la notizia, vera o falsa che sia.

Secondo alcuni studi dell’OCSE dal 2007 al 2009, in Italia oggi il 47% della popolazione non è in grado di comprendere un breve testo scritto: si ha un tasso di analfabetismo davvero alto che continua a crescere a causa del web. Michelangelo Coltelli mostra delle  immagini che sono state condivise da milioni di persone su Facebook: per esempio, la favoletta degli insegnanti giapponesi che non sono obbligati ad inchinarsi davanti all’imperatore oppure, ancora più scandaloso, il solito motivetto de “Lo sapevate che” in cui si dice che i Minions, presenti nei film animati Cattivissimo me, Cattivissmo me 2 e Minions, si ispirerebbero a dei ragazzini ebrei adottati dai nazisti per i propri esperimenti. Coltelli, in seguito, vuole sottolineare che esistono anche le bufale di natura politica, sia di destra che di sinistra, e che la cosa più importante è che l’informazione sia corretta e sfruttata adeguatamente. Per esempio, viene citata la storia del fantomatici senatore Cirenga che non è mai esistito.

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Un’altra bufala citata appartiene al campo economico e riguarda l’eurotruffa: qualcuno aveva scritto un post secondo il quale gli italiani erano stati truffati durante la conversione dalla lira all’euro, mentre i tedeschi no. Coltelli, poi, focalizza l’attenzione sui commenti degli utenti Facebook dicendo che fanno rabbrividire (e ha pienamente ragione!).

Dopo aver mostrato varie slide in cui venivano rappresentate delle bufale, l’ideatore di BUTAC cita Ermes Maiolica, uno dei più grandi inventori di bufale nel web, il quale ha voluto e vuole evidenziare le debolezze del sistema. Inoltre, occorre sottolineare che vi è un abisso fra i siti satirici (per esempio, il famoso e divertente Lercio) e quelli che, invece, riprendono i nomi di testate quotidiane nazionali e inventano delle vere e proprie bufale:

Occorre fare attenzione!

Occorre fare attenzione!

Prima di passare la parola a David Puente, Coltelli conclude il suo intervento dando qualche aiuto per combattere le bufale digitali: innanzitutto bisogna utilizzare il cervello e soprattutto risalire alle fonti. Google è un vasto oceano, bisogna saperci nuotare. E soprattutto per le immagini fasulle che girano (come quella dei Minions, per intenderci), si possono utilizzare strumenti come Google Immagini o TinEye che permette di ricercare le immagini nel web.

David Puente di www.bufale.net comincia il suo intervento parlando di Google: “è un buono strumento solo se lo si sa utilizzare”. Il blog di David Puente si occupa di smascherare le bufale nel web e di far chiarezza su alcune notizie che magari sono vere, ma alterate. Per esempio, quante volte vediamo sulla home page di Facebook foto di bambini uccisi e, secondo la dicitura, rigorosamente cristiani? Puente fa vedere la seguente immagine per dimostrare quanto l’ignoranza sia dilagante:Immagine

Coloro che inventano le notizie, guadagnando anche soldi a volte grazie alle visite sulla pagina o alle condivisioni, vengono chiamati “terroristi digitali”. Continuano ad aumentare e le persone non se ne rendono conto. Attraverso notizie false, riescono anche a raggiungere testate giornalistiche nazionali, associazioni, programmi televisivi o radiofonici. Per esempio, tempo fa ha cominciato a girare una notizia sul web ovvero che la carne bovina fosse infettata da AIDS e, come volevasi dimostrare, molti sono stati gli ignoranti che ci hanno creduto. Sono tante le scuse per condividere dagli utenti sui social: vogliono informare gli “amici”, vogliono dire la propria tramite un commento, ma credere a tutto quello che si legge è sbagliato. Puente conclude il suo intervento dicendo che le bufale digitali fanno male e che spesso le false dicerie possono portare a problemi gravi come, per esempio, il bullismo: David cita il caso di una ragazzina dodicenne di Nuoro che era accusata di portare sfortuna. Dopo cinque mesi d’inferno, la ragazzina ha finalmente avuto il coraggio di parlarne ai suoi genitori che hanno denunciato molti dei suoi compagni.

Concludo utilizzando le parole di Michelangelo Coltelli: siate utenti, non utonti!

Alcune immagini sono state prese da: www.butac.it e da www.bufale.net

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