R.U.S.Co, ovvero come hanno trasformato un relitto urbano in un museo a cielo aperto

 Si è chiusa da qualche giorno la tanto discussa mostra sulla street art bolognese che, tra i suoi effetti collaterali, ha avuto quello di far sparire da Bologna una serie di murales di famosi writer internazionali. Il progetto, nato dalla mente di uno dei nostri emeriti Robin Hood al contrario, ha fin dall’inizio scatenato le ire di chi la street art la concepisce come arte da strada e non da museo, soprattutto quando non sono gli artisti stessi a volerlo.

Caratteristica della street art è anche il suo essere effimera, in balia del tempo che la consuma, le opere nascono da e per il panorama urbano e lì muoiono. Volerle cristallizzare equivale anche a snaturarle e decontestualizzarle, farle diventare uno strumento di marketing. La città cambia repentinamente forma e composizione e ciò che è inciso sui suoi muri si trasforma con essa.

Per gli appassionati di street art che hanno deciso di boicottare la mostra ufficiale si spalancano invece le porte di R.U.S.Co., la risposta a cielo aperto – e libero ingresso – data dall’associazione Serendippo, una realtà bolognese che dal 2008 si occupa della tutela dell’arte di strada.

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Recupero Urbano Spazi Comuni riprende il concetto originario di questa forma d’arte: rendere esteticamente interessanti gli spazi urbani vuoti o quelli dove l’urbanizzazione ingrigisce atmosfere sociali già degradate.
R.U.S.Co, che in bolognese vuol dire «spazzatura», nasce senza alcun finanziamento in uno degli spazi bolognesi più dimenticati, via Stalingrado, spesso luogo di degrado, spaccio e prostituzione di ogni genere. Esso si presenta come un work in progress che, fin dal suo primo giorno di “apertura”, ha richiamato molti artisti che hanno voglia di esporre liberamente e lavorare sui muri della città. Teatro di questa esposizione è un’ex zincaturificio abbandonato, nell’estremo nord della periferia, un luogo privato, ma in completo disuso da anni e prossimo alla demolizione.

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Un luogo di degrado diventa, grazie all’arte di strada e alle iniziative non istituzionali, un posto di cultura, incontri e creatività, capace di trasformare un fatiscente edificio dismesso in un museo a cielo aperto in continuo divenire. R.U.S.Co, proprio perché nato in un luogo destinato presto a svanire, è anche un modo per ribadire la natura finita di quest’arte e il suo essere per tutti.
1È da sottolineare che siamo in presenza di un’iniziativa di autogestione, per la quale, ovviamente, non esistono permessi o autorizzazioni e ognuno può entrare liberamente, ma a proprio rischio e pericolo.
Da mesi, ormai, i sedicimila metri quadri dipinti stanno comunque diventando meta di appassionati e curiosi, ma non mancano però le controversie: l’azienda proprietaria della struttura ha, infatti, sporto querela per l’occupazione del posto e ha sottolineato che l’accesso non è autorizzato per motivi di sicurezza. In realtà, può essere davvero pericoloso avventurarsi in un edificio dismesso, ma da appassionata di street art e di esplorazioni urbane di luoghi in abbandono, penso che a volte sia inevitabile “sporcarsi le mani”. Solo un consiglio per chi voglia avventurarsi: non andate da soli, meglio in gruppo.

Questo è R.U.S.Co (in parte):

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Le fotografie presenti nell’articolo sono opera di Graziella Marturano.

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