Se Gauguin va a Milano: i Racconti del paradiso

Locandina della mostra

Locandina della mostra

Dal 28 ottobre e fino al 21 febbraio 2016, il Museo delle Culture di Milano (MUDEC) ospita la mostra interamente dedicata a Paul Gauguin, intitolata Gauguin. Racconti dal paradiso.  La maggior parte delle settanta opere scelte dai curatori, L. C. Pedersene F. Friborg., arriva dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, che raccoglie una delle collezioni più complete al mondo dell’artista francese. Le restanti opere sono state eccezionalmente prestate dal Museo d’Orsay (Autoritratto con Cristo giallo), dall’Art Institute di Milano (Mahana no atua) e dalla Volpini suite, che ha contribuito all’allestimento della mostra con dieci zincografie significative della poetica del “primitivismo” di Gauguin. Sono inoltre presenti importanti opere di Cézanne, Pissarro e Van Gogh, artisti fortemente legati a Gauguin che ne influenzarono l’arte pittorica, come emerge dal confronto tra i dipinti esposti.

P. Gauguin, Donna con fiore, 1891, Copenaghen

P. Gauguin, Donna con fiore, 1891, Copenaghen

La mostra si articola in 5 sezioni: nella prima emerge la posizione di Gauguin nel contesto francese ed europeo di fine Ottocento, nonché il nucleo fondante della sua poetica artistica, il sacrificio e la tenacia dell’artista che intende affermare la propria visione; nella seconda si indaga il principio dell’interesse dell’artista per la cultura e l’arte primitiva, nella scultura e nella pittura; nella terza sono raccolti gli esiti artistici dei viaggi compiuti da Gauguin nelle campagne della Bretagna, in Danimarca (dove si sposa), ad Arles e a Parigi; nella quarta sono esposte le opere realizzate durante il periodo di maturità artistica e l’ultima sezione è dedicata al legame tra i concetti di mito, realtà e fantasia nella produzione artistica di Gauguin. In conclusione del percorso espositivo, una serie di pannelli che illustra la biografia dell’artista nello spazio e nel tempo e due proiezioni speculari di immagini, integrate dall’interpretazione di Filippo Timi che rilegge gli scritti di Gauguin.

P. Gauguin, Giorno di Dio, 1894, Chicago

P. Gauguin, Giorno di Dio, 1894, Chicago

Il filo conduttore delle opere esposte è la fatale attrazione di Gauguin per l’arte primitiva, la natura incorrotta, i paesaggi esotici e la semplicità dei popoli polinesiani. Gauguin ne rappresenta la fulgida e selvatica bellezza, cosciente dell’innovazione artistica che costituisce la sua pittura nel colore e nella scelta dei temi, nello stile. Gauguin è in controtendenza, è un post-impressionista sui generis che rifiuta l’adeguamento alle norme – comprese quelle artistiche – per una irriducibile e per certi versi mistica volontà di creazione, di avanzamento che vuol dire anzitutto guardarsi indietro.

L’artista abbandona Inghilterra e Francia e si stabilisce in Polinesia per descrivere e narrare l’atmosfera di un paradiso pressoché scomparso in Europa, dove ormai ogni alito vitale, ogni guizzo artistico è soffocato da una confusa idea di civiltà che non offre alcun vantaggio all’uomo e piuttosto lo allontana da se stesso, da ciò di cui ha realmente bisogno.

P. Gauguin, Vaso a forma di donna con cintura‐serpente, 1887‐88, CopenaghenMentre si diffonde il culto del denaro, del benessere, dei valori borghesi e del futuro, Gauguin insegue l’opposto, procede a ritroso con l’intenzione di giungere all’origine. Lo fa in molti modi: mescola sublime e quotidiano, scultura e pittura, cultura europea e cultura polinesiana, figure mitiche appartenenti a culti o religioni diverse, oggetti e motivi di estrazione distinta. C’è una sola costante che fonde in un unico magma la varietà della sua produzione artistica: l’uso di materiali originali come ceramica o legno.

La mostra dà risalto a quest’aspetto poco noto dell’opera di Gauguin attraverso un’attenta selezione di sculture lignee che testimoniano l’ibridismo alla radice di tutta la produzione di Gauguin, ma anche la sua tensione al primitivismo, a ciò che è puro e ctonio.

P. Gauguin, Vascello al chiaro di luna, 1878,Copenaghen

P. Gauguin, Vascello al chiaro di luna, 1878,Copenaghen

Si tratta di un obiettivo bizzarro e ambizioso, ma che l’artista non dubita di poter raggiungere, come emerge dalla selezione delle opere in mostra. Gauguin riconosce le sue qualità artistiche e il valore aggiunto che la sua originale esperienza artistica costituisce all’interno dell’ambiente parigino: autodidatta, votato alla ricerca e indisposto ai compromessi, è svincolato da quello che definisce “il limite degli artisti europei”. Non sente l’obbligo di rispettare la tradizione e non ha alcun bisogno di approvazione che lo spinga all’adesione al modello o alla “moda artistica” del tempo, è questo che innalza la sua arte.

P. Gauiguin, Autoritratto con Cristo giallo, 1891, Parigi

P. Gauiguin, Autoritratto con Cristo giallo, 1891, Parigi

Gauguin è talmente consapevole della sua grandezza da rappresentarsi, sfiorando la blasfemia, come Cristo: sospeso tra cielo e terra, tra sacrificio e salvezza. È vero che talvolta rinuncia al suo stile, come emerge da uno degli ultimi quadri esposti alla mostra in cui Gauguin rappresenta una tempesta in mare secondo le regole stabilite dal canone, ma lo fa sempre per risollevare la problematica situazione economica in cui versa e, comunque, compiacendosi della sua straordinaria capacità di imitare stili altrui, ennesima prova del suo sconfinato potenziale. Lo stesso emerge, sebbene con presupposti ed esiti diversi, dai quadri più strettamente post-impressionisti inseriti nella quinta sezione della mostra.

Proiezione di immagini integrata dalla lettura degli scritti di Gauguin da parte dell'attore di Filippo Timi

Proiezione di immagini integrata dalla lettura degli scritti di Gauguin da parte dell’attore di Filippo Timi

Probabilmente è questo il merito maggiore della mostra: portare in scena non solo una parte di produzione artistica di Gauguin poco conosciuta, ma anche il carattere dell’artista in tutta la sua straordinaria passionalità ma anche in tutta la sua fragilità di essere umano e di artista che per essere se stesso è tenuto a rinunciare a ogni cosa, compreso se stesso.

Quante mostre sanno raccontare un uomo meglio di un quadro? Senza dubbio, quella del MUDEC su Gauguin, che permette al fruitore di accedere a tanta bellezza e a tanta emozione.

Da non perdere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.