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Sostiene Pereira: non siamo mica tutti Thomas Mann

Fine giugno e un lungo viaggio con una Panda rossa e niente aria condizionata. Accanto a me qualcuno pronto ad un grande cambiamento, enormi valigie nel cofano e scatoloni ovunque. E poi io, che non so ancora quante cose cambieranno nei prossimi nove mesi. È così che, durante una sosta in una stazione di servizio sull’autostrada in direzione Bologna, decido di acquistare finalmente questo libro che da mesi giace nella mia lunga lista dei desideri e che continuerà a giacere per altri nove lunghi mesi su uno dei ripiani della mia libreria.

Pubblicato nel 1994, la storia inizia a prendere forma nel settembre 1992, e la sua stesura impegna l’autore per due nell’estate dell’anno seguente. Ambientazione: la Lisbona della prima metà del Novecento, precisamente è il 1938, e Pereira è un giornalista con alle spalle una carriera nella cronaca nera, di cui ha scritto per anni sul maggiore quotidiano nazionale portoghese. Al momento della narrazione, però, il protagonista è impegnato nella ricerca di un collaboratore per la pagina cuhttps://goo.gl/JdNDPqlturale del Lisbona, un giornale pomeridiano di fondazione recente e di ispirazione cattolica, di cui cura personalmente la pagina culturale. È così che entra in scena Francesco Montero Rossi, autore di un saggio filosofico sulla morte che colpisce particolarmente Pereira che decide di incontrare questo giovane all’apparenza ricco di talento. Ma soffermiamoci un attimo proprio sulla figura della defunta moglie la quale, nonostante la sua “assenza” in termini fisici, rappresenta uno dei personaggi cardine del romanzo. È a lei, prevalentemente, che Pereira racconta la storia che stiamo leggendo. È al suo ritratto che egli racconta i fatti della sua vita, a cui chiede consiglio, ricevendo addirittura delle risposte attraverso un sorriso muto e lontano, come una sorta di proiezione del proprio inconscio. Ed è ovviamente al ritratto che Pereira racconta anche di Francesco Monteiro Rossi, al quale ha affidato il compito di scrivere alcuni necrologi anticipati, dando fiducia a quel giovane dalle rivoluzionarie idee che fin da subito confessa di aver copiato parte di quel saggio così ben riuscito. La storia si sviluppa ed evolve al ritmo delle consegne di Monteiro Rossi, una serie di articoli inconcludenti che, uno dopo l’altro, anziché essere cestinati, finiscono in una cartella nello studio privato di Pereira. Il primo necrologio su García Lorca, gli articoli su Marinetti e D’Annunzio, e tutta una serie di pezzi dalla forte carica sovversiva. Siamo, infatti, negli anni in cui il Portogallo è sotto la dittatura di Salazar e in Europa la Seconda Guerra Mondiale è alle porte. Ma Montero Rossi non è il solo ad avere queste idee rivoluzionari, con lui entra presto in scena anche Marta, un personaggio che avrà molte più cose da dire e di cui rispondere di quanto sembra per gran parte della storia.https://goo.gl/8YpXMT

Sostiene Pereira non è, però, la semplice storia di un giornalista e del suo “rivoluzionario” collaboratore. È anche, e soprattutto, la storia di un Paese, il Portogallo, in un periodo della storia che lo ha segnato profondamente. È il racconto di un uomo “d’altri tempi” che viene travolto dagli eventi e spinto a riflettere sui cambiamenti storico-sociali necessari alla sopravvivenza. È la storia mai troppo vecchia e sempre attuale della censura, della finta libertà di stampa e di pensiero. È, però, anche un romanzo in costruzione, la storia di un personaggio il cui pensiero cambia e si trasforma e, con lui, anche la sua idea di letteratura, soprattutto nella parte finale quando si assiste ad una sorta di evoluzione di entrambi, personaggio e letteratura. Quest’ultima, infatti, superata la fase del tabù e delle restrizioni diventa parte integrante della storia. È proprio nel finale che gli eventi precipitano: Pereira vede Marta un’ultima volta e quasi non la riconosce con quei “capelli biondi e corti, con la frangetta e virgole sulle orecchie”. È durante questo incontro che lahttps://goo.gl/bx7Gt7 ragazza gli confessa essere in fuga per nascondersi da qualcuno e gli fornisce notizie su Monteiro Rossi, impegnato in un viaggio in Alentejo col cugino, per reclutare alleati per la causa repubblicana. A partire da questo momento una serie di eventi negativi si susseguono fino alla chiusura della storia quando Pereira prende finalmente una posizione, e una penna tra le mani, e inizia la sua rivolta. Scrive, firmando per la prima volta con il proprio nome, un articolo di denuncia verso violenze e l’omicidio di Rossi, e riesce a farlo passare in tipografia grazie all’aiuto del dottor Cardoso. Questo segna un momento di svolta nella vita del giornalista che, tornato a casa, è finalmente pronto a lasciarsi alle spalle il passato per vivere a pieno il presente.

 “Sostiene Pereira”, è questa l’affermazione che apre, chiude e scandisce ogni momento della narrazione, oltre che dare il titolo all’opera. Il sottotitolo, poi, chiarisce la natura dell’opera. Si tratta, infatti, di una testimonianza, quella del narratore, che riporta i fatti quasi come se si trattasse di una pagina di cronaca. La prosa è semplice e chiara e i dialoghi diretti. È come se tutta la narrazione fosse un unico, lungo e dettagliato articolo per raccontare attraverso la storia di un uomo, Pereira, quella di una rivoluzione di pensiero e di parola, la rivoluzione di un presento storico che si ribella alla storia di un passato ormai lontano e privo di concretezza.

Immagini: https://goo.gl/TFaZph, https://goo.gl/JdNDPq, https://goo.gl/8YpXMT, https://goo.gl/bx7Gt7

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