Struggente Madrid, città da vivere

 Estoy solo; mis amores están lejos; y mi alma que se muere de tristeza, de nostalgia y de mi recuerdos,se sumía fatigada en la bruma de los sueños.

Il componimento Nocturno del Premio Nobel per la letteratura del 1956, Juan Ramón Jiménez, è dedicato all’amico Gregorio Martínez Sierra, scrittore e drammaturgo modernista.  Quanto fascino crea – almeno in me – l’immagine del poeta che osserva le stelle del cielo madrileno degli anni ‘10, assonnato, con la mente assorta, lontana e tesa nella proiezione dei ricordi del suo passato.

La Gran Via negli anni Venti (a sinistra) e oggi (a destra), sulla quale si affaccia il famoso edificio "Metropolis"

La Gran Via negli anni Venti (a sinistra) e oggi (a destra), sulla quale si affaccia il famoso edificio “Metropolis”

In quegli anni Jiménez si era trasferito nella capitale spagnola, piena di vita letteraria fervida e inquieta, ma non ne volle far parte – neanche aderendo al più alto organismo istituzionale della lingua spagnola, la Real Academia Española (RAE) –, preferendo alla piena partecipazione di quella un’esistenza isolata costituita dalla scrittura e dalla lettura riflessiva. Visse anche per tre anni nella celebre Residencia de Estudiantes, il centro basato sull’idea tra l’utopico e il reale di creazione e scambio di esperienze scientifiche e artistiche.

Salvador Dalì e Federico García Lorca, sulla loro relazione è stato prodotto un film made in America nel 2008 dal titolo " Little Ashes"

Salvador Dalì e Federico García Lorca, sulla loro relazione è stato prodotto un film made in America nel 2008 dal titolo ” Little Ashes”

La residenza di Calle Pinar era il punto di incontro di José Augusto Trinidad Martínez Ruiz, in arte Azorín, Pío Baroja, Miguel de Unamuno, Antonio Machado e Ramón María del Valle-Inclán. Era uno dei luoghi frequentati da Pablo Neruda, ma anche dal gruppo costituito da Federico García Lorca, Rafael Alberti, Dámaso Alonso, Gerardo Diego, Vicente Aleixandre, Luis Buñuel e Salvador Dalì.

Jiménez divenne fondamentale nella vita culturale spagnola, iniziando peraltro a pubblicare la rivista Indice, alla quale collaborarono scrittori del livello di José Ortega y Gasset, Alfonso Reyes e Pedro Salinas.

Certo Jiménez non è l’unico riferimento letterario che si può trovare nei meandri di Madrid, direttamente e non. Uno dei luoghi più importanti in grado di farci fare un tuffo nella letteratura di altri tempi è di certo la Real Academia Española, il cui edificio è situato vicino al grandioso e ampio Parque del Retiro.

Altro centro culturale è il Círculo de Bellas Artes, dalla cui terrazza si può vedere tutta la città. È un luogo incantevole, aperto all’innovazione artistica in ogni sua forma – dalle arti plastiche alle arti sceniche – e per ogni età. Dopotutto è pur sempre uno dei centri culturali privati più importanti in tutta Europa basato proprio sul principio della multidisciplinarietà.

Palacio Real al tramonto

Palacio Real al tramonto

La capitale spagnola presenta ancora il Barrio de las Letras o Barrio de los Literatos, il cosiddetto “quartiere delle lettere o dei letterati”, situato tra Plaza de Cánovas del Castillo e Plaza del Emperador Carlos V,  su cui si affaccia –IMG_20140512_220249 per intenderci – il Museo Reina Sofía, considerato da tutti la splendida cornice del murales Guernica, vicino alla Estación de Atocha, la stazione metro più antica della città, aperta nel 1921, dove è presente una splendida serra con tantissime tartarughe – il mio insegnante di spagnolo durante il mio soggiorno di studio mi spiegò che la maggior parte delle tartarughe presenti sono state abbandonate dai visitatori.   La stazione è stata velata di nero per gli sconcertanti attentati terroristici, i più violenti della storia d’Europa, che l’hanno colpita dieci anni fa.

Tutto il Barrio de Las Letras di Madrid presenta i sapori della cultura spagnola nel suo apice, nel suo secolo d’oro. Proprio in questa zona, nelle vicinanze della Casa Museo de Lope De Vega, si mossero alcuni tra i più notevoli autori del XVII secolo come Francisco de Quevedo e Tirso de Molina. Dislocate per tutta la città numerose sculture che commemorano scrittori e letterati appartenenti a diverse epoche storiche e a varie località spagnole, per i quali Madrid rappresentò un punto di riferimento letterario e che la scelsero come città dove riversare le proprie influenze anche se per un momento della propria vita.

Uno dei miei luoghi preferiti – e non solo scelto da me – è Plaza de Santa Ana dove si possono trovare due statue di artisti fondamentali, Calderón de la Barca e il poeta di Granada, Federico García Lorca.  Si affaccia alla piazza la Cervecería Alemana, aperta nel 1904, dove avvenivano le frequentazioni assidue di diversi scrittori, fra cui Ernest Hemingway.

Da Plaza de Santa Ana si dirama Calle de las Huertas, la cui tipicità è costituita dalle citazioni

Da Plaza de Santa Ana si dirama Calle de las Huertas, la cui tipicità è costituita dalle citazioni

Nel quartiere è unicamente facile scoprire l’offerta culturale della capitale, infatti qui si trova il CaixaForum e, nelle vicinanze, il Museo Nacional del Prado, maestoso museo dalle collezioni multisfaccettate, da Goya a Tiziano, da Rubens a Velázquez, da van der Weyden a El Greco. Il Museo è imponente quasi come le zone monumentali di Puerta del Sol e Plaza Mayor.

Su Paseo del Prado si affaccia un museo più modesto, ma non di certo per qualità: è il Thyssen-Bornemisza, il mio museo preferito in assoluto. Nasce nel 1992 dalla collezione privata della Fundación Colección Thyssen-Bornemisza e rimane un museo privato. Espone dei capolavori da pelle d’oca: Sueño causado por el vuelo de una abeja alrededor de una granada un segundo antes del despertar di Salvador Dalí, La Maison grise di Marc ChagallHotel Room di Edward HopperFränzi davanti a una sedia intagliata del mio amato Ernst Ludwig Kirchner, un paio di opere di Mark Rothko, Waterloo Bridge di André Derain e molti altri.

La mia anima, come quella di Jiménez, a volte muore di tristezza, di nostalgia e di ricordi per Madrid. Anche se non si è viaggiato molto  Madrid rimane nel cuore – sarà anche perché ci ho trascorso 4 mesi, un terzo di un anno solare. Città capace di una vitalità, di un senso artistico come poche altre.

E per finire, un tocco di serendipità: una sera al tramonto mi trovavo nei pressi del Palacio Real de Madrid e mi imbatto in una ballerina di danza classica che piroettava (davvero! sono riuscita a scattare una foto) con tanto di tutù e punte.

Sono solo tracce, chissà cosa scoprirete voi!

Ballerina al tramonto di Madrid

Ballerina al tramonto di Madrid

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.