Un viaggio nella fantascienza di Frederik Peeters

Con l’arrivo dell’estate, ecco una proposta un tantino diversa per il nostro #mesedautore. Ve ne avevo già parlato qualche tempo nell’articolo “In un mare di Pillole blu”, oggi ve lo ripropongo in una versione più approfondita e dopo aver avuto la fortuna di leggere un po’ di altre sue opere. Si tratta di Frederick Peeters, talentuoso fumettista svizzero che con le sue fantascientifiche creazioni ripropone e studia una realtà che è tutt’altro che immaginaria, quella attuale. Proprio qualche mese la casa editrice Bao ha dato alle stampe l’ultimo volume della quadrilogia Aâma, ultimo complesso lavoro dell’autore che ha riscosso un enorme successo.

Procediamo con ordine, però, e iniziamo con qualche notizia biografica. Frederik Peeters, disegnatore svizzero nato a Ginevra, ottiene nel 1995 il diploma in comunicazione visiva all’École Supérieure d’Arts Appliqués. Dopo una serie di tavole e lavori iniziali, Atrabile pubblica nel 2001 il fumetto che gli conferirà una certa notorietà, Pillole blu. In Italia il testo viene tradotto e pubblicato nel 2004 da Kappa Edizioni e pillole blurimane l’opera che ha conferito all’autore maggiore conoscenza nel panorama del fumetto. Si tratta di un unicum nella produzione di Peeters e narra la storia autobiografica dell’incontro e della vita di coppia tra con la sua attuale compagna Catie, costretti a convivere con la malattia dell’HIV. Il post scriptum del testo fornisce una sorta di chiave di lettura: non deve essere letto come una storia sulla malattia, ma come una normale storia d’amore. Senza dubbio aiutano la leggerezza della scrittura e l’inserimento di elementi fantastici che spesso portano il lettore a sorridere e smorzano il peso delle tematica trattata. È così troviamo un medico che sembra prendere la malattia di Catia come un normale raffreddore o un mammut che diventa metafora della coscienza del mondo e dell’autore stesso.

lupusbaoPochi anni dopo, nel 2003, esce il primo volume di Lupus, pubblicato in Italia dalla casa editrice Kappa Edizioni nel 2007. Anche qui l’autore cerca di raccontare la storia d’amore tra due personaggi fuori dal comune, ma servendosi del genere fantascientifico per raccontare un viaggio fatto di navicelle spaziali e sullo sfondo di un scenario super tecnologico. Troviamo rotte interplanetarie e droghe con nomi nuovi, ma effetti soliti e già provati. L’input iniziale è quello della fuga dalla civiltà, i punti di approdo sono vari: prima una comunità di hippies ottantenni che cercano di proteggersi da un mondo ormai completamente tecnologizzato, poi l’arrivo in una vecchia stazione turistica ormai abbandonata. Si tratta di elementi che verranno ripresi ed affinati nell’ultimo lavoro dell’autore, Aâma. Non manca anche in questa opera il tratto semplice e pulito dei disegni dietro i quali si nasconde la complessità di un intricato labirinto di sentimenti ed emozioni spesso contrastanti.

Nel 2009 Peeters si butta su un nuovo esperimento, a cui viene dato il titolo Pachiderma e che nasce dall’intento di dar vita ad un fumetto che segua le linee della bande dessinée tradizionale. Si tratta di un lavoro che prende forma dall’esigenza di esplorare un gusto nuovo e più maturo che l’autore ha sviluppato nel corso degli anni e che cerca di prendere un po’ le distanze dai lavori precedenti. Ne viene fuori un fumetto di circa 90 pagine, a colori e in cui viene sviluppata una storia fatta di complessi intrecci e piani pachiderma_baonarrativi. L’evento scatenante, ciò che dà il via al racconto, è un episodio surreale ed intrigante: una donna si dirige in macchina verso l’ospedale in cui è stato ricoverato il marito dopo un incidente, ma rimane bloccata in un ingorgo. Fin qui si direbbe nulla di strano, fino a quando non viene svelato il motivo dell’ingorgo: è la carcassa di un elefante che sta bloccando la strada. È così che il curioso “contrattempo” dà il via ad una serie di inevitabili domande e  innesca un meccanismo di piccoli misteri che sarà la forza di propulsione della narrazione. Nonostante la voglia di innovazione, rimane costante il tratto fluido dell’artista e l’eleganza dei disegni a cui, questa volta, si aggiunge la marcia in più del colore. In una storia contorta e intricata come questa le sfumature acquistano una valenza non indifferente e il colore diventa un mezzo per sottolineare la  complessità della storia e dei pensieri dei personaggi.

L’apice dell’esperimento nato con Pachiderma è Aâma, un capolavoro sia dal punto di vista narrativo che grafico. I quattro volumi, di un centinaio di pagine l’uno, vengono pubblicati in Italia dalla casa editrice Bao, l’ultimo proprio lo scorso marzo. La storia ruota attorno a Verloc Nim, una sorta di inetto, un perdente e perduto all’interno di una società della quale non si sente parte. Vengono riprese tematiche che l’autore ha Aamaaffrontato più volte nei suoi lavori . Ritorna, anche se molto affinata, la complessità narrativa di Lupus e Pachiderma e anche i disegni raggiungono il pieno della loro potenza evocativa. I colori sono intensi, a volte esplosivi, e investono l’intera pagina. A tal proposito meritano degna attenzione gli ambienti e gli sfondi che acquistano un ruolo di primaria importanza al pari dei personaggi. Anche se diametralmente opposto sia per genere che per caratteristiche tecniche e narrative a Pillole blu, Aâma è legato a questa autobiografia da una sorta di continuità. Lilja è una bambina completamente al di fuori della società nella quale vive, è il prodotto di un “esperimento”, di una sfida lanciata contro il sistema. La sua malattia, allora, è una sorta di punizione per le azioni dei protagonisti e rappresenta il motore che fa partire tutta la storia. E così, alla fine, il protagonista, il quale ricorda per alcuni tratti lo stesso Peeters, scopre di essere solo una pedina di un piano più grande. L’autore sceglie per questo suo complesso lavoro un tema che non tramonta mai: il viaggio. Da una parte c’è quello verso e sull’isola di Ona(ji), mentre dall’altro quello
interiore del protagonista, un indagine sui propri errori e fallimenti, la cui risposta  è più vicina di quello che sembra, è ciò a cui egli stesso ha dato vita.

Anche se dal punto di vista del genere l’opera di Peeters appartiene senza dubbi a quello del fantascientifico, a livello grafico sembra prendere due strade differenti. Da una parte c’è lo stile più delicato e dolce, quello di Pillole blu o Lupus, dall’altra uno stile più duro, che cerca di apparire quasi realistico, come nel caso di Pachiderma e Aâma. In questi ultimi, pur trattandosi di storie caratterizzate da una forte componente onirica, con il ricorso a pochi ed efficaci strumenti l’autore riesce ad evocare e creare dei mondi talmente inimmaginabili da sembrare reali, solo appartenenti ad un’altra realtà, parallela. Dietro la patina dei mostri spaziali, dei robot scimmia e delle ambientazioni surreali Peeters ci restituisce il quadro di un mondo che altro non è che quello nel quale viviamo.

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