Yalta e Potsdam: “le partage du monde”

Dopo la Seconda Guerra mondiale – prima di regolare le sorti della Germania – i rapporti internazionali ripresero mettendo al centro la riorganizzazione del sistema economico mondiale.

Già nell’agosto del 1941, Inglesi ed Americani avevano definito nel Patto dell’Atlantico la loro visione della gestione del mondo dopo la guerra. Così nel periodo 1944-1945 gli Alleati si incontrarono spesso per riprendere le trattative.

A luglio, sempre del 1944, i rappresentanti di ben 44 paesi si diedero appuntamento a Bretton Woods (New Hampshire) per definire il nuovo sistema monetario internazionale: al termine delle trattative si decise che il valore monetario sarebbe stato garantito dall’oro o da monete convertibili in oro; che ogni moneta avrebbe avuto una parità fissa; che alle banche centrali spetta l’intervento per limitare le variazioni del valore delle monete. Infine, furono fondato l’FMI – il Fondo Monetario Internazionale – con sede a Washington e col compito di stabilizzare le monete; e l’IBRD – la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo – col compito di finanziare la ricostruzione degli Stati membri.

Questo nuovo sistema internazionale fu fondato sul dollaro, unica moneta convertibile in oro, in un’epoca in cui gli Stati Uniti possedevano delle importanti riserve auree e disponevano di una potenza industriale considerevole.

A proposito dell’Europa e degli Stati membri, le negoziazioni diplomatiche continuarono nel 1945. Il 7 febbraio di quell’anno, la Conferenza di Yalta riunì Roosvelt, Churchill e Stalin sulle sponde del Mar Nero. I tre presidenti conclusero degli accordi generali per regolare la fine della guerra. De Gaulle definì l’occasione come “partage di monde” (spartizione del mondo), furioso per il fatto che la Francia non fosse stata invitata a partecipare alle trattative.

Roosvelt, debilitato dalla malattia (morì nell’aprile del 1945), desidera soprattutto che l’URSS dichiarasse guerra al Giappone e entrasse a far parte dell’ONU (futura organizzazione preposta al mantenimento della pace). Su entrambi i punti ottenne soddisfazione.

Chrchill, invece, teme la potenza sovietica e l’esaurimento dell’influenza britannica sui Balcani. Teme di rimanere solo di fronte a Stalin, una volta che le armate americane avranno lasciato l’Europa. Per questo motivo, riuscì a fare in modo che la Francia partecipasse all’occupazione della Germania e dell’Austria.

Stalin – le cui armate controllavano già una buona parte dell’Europa orientale – è quello che beneficiò di più dei risultati delle negoziazioni. Promette delle elezioni  per l’Europa orientale liberata dalle sue truppe, ma resta evasivo per quel che concerne le modalità elettorali, allo stesso modo fu vago a proposito della futura definizione della frontiere della Polonia. Ottenne il risarcimento riparatorio dalla Germania. Come prezzo per la sua dichiarazione di guerra al Giappone ottenne tre seggi all’interno del futuro ONU (URSS, Bielorussia e Ucraina).

Nel luglio-agosto 1945, i tre Grandi si ritrovano a Potsdam, vicino a Berlino. Stalin vi incontra il nuovo presidente americano Truman e il primo ministro britannico Churchill (rimpiazzato nel corso della conferenza, dopo la sua disfatta elettorale, dal suo avversario Attlee). A Potsdam l’atmosfera è meno cordiale che a Yalta: Stalin si lamenta dell’arresto degli aiuti americani dopo la vittoria in Europa e gli Occidentali gli rimproverano di non poter controllare le elezioni organizzate nei paesi occupati dall’Armata rossa. Nonostante ciò, si mettono d’accordo sulle sorti della Germania che dovrà pagare 20 miliardi di dollari di riparazione, di cui metà all’URSS. Viene deciso anche il disarmo della Germania, l’abolizione del partito nazista, il giudizio dei criminali di guerra e la denazificazione della nazione. Le annessioni sovietiche e le nuove frontiere polacche – fissate alla Linea Oder-Neisse – sono accettate provvisoriamente in attesa dei trattati di pace.

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