Quasi signorina – Intervista a Cristina Portolano

Mesi fa, grazie al mio solito curiosare, ho scoperto Cristina Portolano e il suo Quasi signorina, edito da Topipittori. Ero molto curiosa di leggerlo e, così, ho comprato il graphic novel come auto-regalo di Natale. Quasi signorina è un bellissimo graphic novel che ti porta indietro nel tempo, quando si stava distesi sul divano con in mano il biberon gigante con latte e Plasmon. Quasi signorina ti trasporta in un’atmosfera tipicamente meridionale, una Napoli degli anni ’80, quando Maradona è acclamato come una divinità, quando non esistevano gli smartphone e si giocava ancora con le Barbie, quando si leggevano i fumetti (beh, quello si fa ancora oggi, si spera!), quando la Storia segnava le storie. AVATAR_2017Ma, soprattutto, senza nemmeno farlo apposta, ho letto due graphic novel (Quasi signorina e Freezer) in cui le protagoniste non vogliono diventare signorine: è stata davvero una coincidenza leggere queste due storie a distanza di qualche giorno. È una festa per tutto il parentado, ma allo stesso tempo non è una festa per chi ha il menarca di turno perché è come se ci si ritrovasse, da un giorno all’altro, più grandi. Ma poi, diventare signorina, significherà davvero qualcosa? Mentre ci riflettete, vi lascio con un’intervista all’autrice.

Ciao Cristina! Per rompere il ghiaccio, chi è Cristina Portolano?
Una ragazza timida e introversa ma certe volte molto sicura di sé ed estroversa da far spavento.

Mi fa sorridere perché tra noi ci sono tre cose in comune che ho riscontrato nel tuo graphic novel Quasi signorina: il nome, la provenienza dal sud e la scelta di trasferirsi a Bologna. Come ti rapporti con queste tre cose?
Quando il libro è uscito e io sono cresciuta, penso di rapportamici bene o perlomeno meglio di tempo fa.

QuasiSignorina_CopertinaParliamo un po’ di Quasi signorina, ci racconteresti la storia editoriale con Topipittori e (per coloro che non lo hanno letto) di cosa parla Quasi signorina?
La storia editoriale con i Topi inizia nel 2013 quando ad una fiera (Children Book Fair di Bologna) parlai con Giovanna Zoboli a cui lasciai una piccola maquette (un foglio A3 piegato in 4 parti) in cui c’era già tutto il succo di Quasi Signorina che parla della mia infanzia a Napoli ma anche tanto altro…

Non conosco la tradizione al nord, ma al sud, quando diventi signorina, è come se fosse una festa per tutti, tranne per una ragazzina che è appena diventata signorina. Segna indubbiamente la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza, come scrivi in Quasi signorina. Tu come hai vissuto quel periodo?
L’ho vissuto proprio come l’ho raccontato. In realtà, come tutti i momenti di passaggio, ero terrorizzata ma poi l’ho presa bene e mi sono rassegnata a conviverci.

Di Quasi signorina mi è piaciuto molto il legame fra storia e Storia, vengono menzionati il terremoto, la morte di Kurt Cobain, le stragi mafiose. Sono notizie che restano sullo sfondo, ma aiutano il lettore a collocare gli episodi della tua infanzia in un periodo storico. Oltre ai cenni storici, però, ci sono le chiacchiere confidenziali con una delle persone più osannate a Napoli, Maradona, che, in Quasi signorina, dispensa consigli e parla come se fosse un grande amico. Sono servite le sue parole?
Al personaggio si saranno servite le sue parole alla fine della storia. È una sorta di personal trainer ribelle!

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Come scrivi in Quasi signorina, i tuoi genitori sono tipi moderni: non ti danno il nome della nonna, accettano il tuo stile di vita selvaggio e dal parrucchiere puoi tagliarti i capelli come vuoi. Quando si è più piccoli, non è facile risultare totalmente se stessi, o comunque, c’è sempre quell’omologazione tipica adolescenziale. Dalla tua storia si evince che a te non interessava nulla di quello che pensavano gli altri, è sempre stato così?
Si evince ma non è sempre stato così. Certo, nel periodo che segue la fine dell’infanzia (il libro finisce lì) è stata più dura perché, nonostante i miei sforzi, per omologarmi alle mie compagne delle medie non ci riuscivo proprio. Vinceva il mio lato menefreghista. Certo, ho ballato anche io i Backstreet Boys e portato dei pantaloni attillati, fatto la civetta con i primi ragazzini (tutti poi fuori dallo stereotipo del “bellone”) ma poi hanno preso il sopravvento i pantaloni larghi, i piercing e la musica rap e punk.

Quali sono stati i fumetti della tua infanzia? E quali sono quelli che, oggi, sono i tuoi preferiti?
Mondo Naiff, Sturmtruppen, Cattivik, Chiara di Notte, CYBERSIX e Dylan Dog. Invece oggi mi piacciono gli americani come Tomine, Clowes, Chris Ware, Noah Van Sciver e poi Rutu Modan, Jason, Burns, Fior, Jessica Abel.

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Per finire, quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a un fumetto in cui racconto le interazioni tra uomini e donne che si conoscono grazie a l’app di incontri TINDER. Io do per scontato che la conoscano tutti ma in realtà è molto meno conosciuta di quello che si pensi. Comunque ogni settimana, posto due volte delle tavole sul sito www.patreon.com/cristinaportolano, ma si possono leggere soltanto dietro un piccolo contributo economico (da 1 dollaro in su a cui corrispondono varie ricompense esclusive). Ho scelto questa piattaforma per iniziare a farmi conoscere da un pubblico anglosassone (infatti le tavole sono tutte in inglese), per il momento ho 19 patroni e guadagno ben 27 dollari al mese! (risate n.d.a)

Le immagini sono di proprietà di Cristina Portolano

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