Freeman’s e la California

Il recente numero di Freeman’s dedicato alla California, edito in Italia per Edizioni Black Coffee, è il terzo numero della rivista tradotta e uscita in Italia, dopo il primo Scrittori dal futuro e il secondo Potere. La rivista curata da John Freeman, di cui avevo già trattato prima nell’articolo Un editor newyorchese: John Freeman,  raccoglie una serie di antologie miste di narrativa, saggistica e poesia. La prima antologia è stata pubblicata nell’ottobre 2015 fino all’ottobre 2017, le seguenti sono state pubblicate due volte l’anno introducendo nuovi scrittori emergenti e per lettori davvero cuoriosi, crazed for fiction, moralmente impegnati e disturbati dallo status quo. Questo terzo volume italiano stavolta si focalizza su cambiamento climatico, immigrazione, frontiera, nativi americani, ma anche droghe leggere, senzatetto e auto sportive: la California.

John Freeman in questo numero ha raccolto le voci più importanti fra gli autori californiani: William T. Vollmann, Tommy Orange, Rachel Kushner, Jennifer Egan, Geoff Dyer, Natalie Diaz, Robin Coste Lewis, Elaine Castillo, Manuel Muñoz, Reyna Grande ed Héctor Tobar.

Perché proprio la California? Questo stato più di ogni altro rappresenta la terra promessa se non addirittura il sogno americano per eccellenza e, tanto quanto il sogno, la disillusione del risveglio. Le voci raccolte nel volume si focalizzano su un particolare cortocircuito tra desiderio e realtà e mostrano come la California sia un distillato delle questioni legate al nostro tempo. È prima di tutto la terra dei flussi migratori, del cambiamento climatico e un luogo storicamente segnato dalle battaglie della comunità Lgbt e dalla cultura alternativa, ma anche territorio prolifico per i big tecnologici (nella Silicon Valley risiedono aziende come Microsoft, Adobe, Amazon, Apple, Netflix, Facebook ndr). Difatti la sola California costituisce la quinta economia del mondo. La letteratura della California è tra le più vivaci al mondo, il paese ha anche un terzo dei suoi abitanti nato altrove. Rappresenta una terra di migrazione e di confine, soprattutto quello stabilito da Trump tra Stati Uniti d’America e Messico (da San Diego in California a Tijuana).

Uno degli autori della raccolta, William T. Vollmann, assiema al fotografo Greg Roden compiono un viaggio tra gli incendi che mettono in ginocchio la California. Raccolgono testimonianze, faticano a respirare e faticano a comprendere ciò che sta accadendo:

«Non molto tempo fa ho scritto un libro intitolato Carbon Ideologies, in cui offro spiegazioni e scuse a un ipotetico lettore che vive nel futuro rovente, fosco che ci attende. Perché abbiamo continuato a scaldare l’atmosfera fino al punto di non ritorno, ad esempio? Forse qualcuno nel futuro vorrà saperlo. Sfortunatamente per la mia generazione (e io che speravo di essere già felicemente morto e sepolto), il futuro è arrivato in anticipo. (…) Io la detesto, la teoria del riscaldamento globale. Desidero tanto che sia errata. Finora però, purtroppo, ogni volta che lascio andare una matita a mezz’aria, quella continua a cadere».

Tommy Orange è fra gli autori più interessanti presenti nella rivista. Nativo americano ritrae l’esistenza dei nativi nelle città e nei grossi agglomerati urbani. Ovviamente c’è sempre il rischio della cancellazione o della omologazione culturale con il contatto con gli europei. Nel suo racconto il protagonista contempla il suicidio:

«Ho cercato di uscire di scena prima del previsto, con un rasoio. Uscire di scena è un eufemismo che in questo caso suona fin troppo freddo o altisonante, è chiaro. E neanche dire «prima del previsto» è corretto. Il tempo e la sua durata – quello che ci è stato concesso – sono concetti sfuggenti. Ci sono vie d’uscita ovunque per quelli come noi che, attivamente o meno, le stanno cercando. Un treno o un autobus in avvicinamento, ventidue drink di troppo, un oggetto appuntito. Ovunque. Gli ingressi, invece, sono molto meno comuni. Le vie di accesso. Come il giorno in cui è nato nostro figlio, lì nell’ospedale, me ne stavo in ginocchio, mi reggevo alla sponda del letto e ascoltavo i macchinari e il respiro di mia moglie; venivano continuamente stampati dei fogli che mostravano le contrazioni, la loro intensità e la durata, come se stessero misurando dei terremoti. C’era qualcosa che nella mia testa dava un senso al forte dolore che provava mia moglie. Al perché facesse parte della nascita. Era come se il corpo venisse colpito dall’interno. Una ferita magica da cui sarebbe uscito un bambino in carne e ossa. Le cose sono andate bene per i suoi primi anni di vita. Tutto ciò che faceva era un miracolo. Di certo era maldestro. Una bocca da sfamare. Ma non sapevo cosa fosse l’amore, prima che arrivasse lui. E comunque non quel tipo di amore».

I pezzi di questo puzzle restituiscono mondi in cui c’è spazio per il più crudo realismo, per storie minime cariche di universalità, per visioni, fiabe, per durissime e quotidiane lotte. Attraverso lo sguardo di questi scrittori, capiamo come il mondo cambierà e come è già cambiato con una velocità incredibile superando in modo inatteso stereotipi. Sta a noi interpretare, capire e raccontare il mosaico della realtà.

Il libro può essere comprato qui:

Freeman’s. California

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