Per sempre – Una storia estiva di crescita e primi amori

In questo periodo è strano leggere una storia ambientata d’estate, al mare. L’afa, la sabbia fastidiosa, l’odore di salsedine, le granite consumate al bar, il profumo delle creme solari, le nuotate, i libri sotto l’ombrellone… sarebbe bello essere lì adesso. Quest’anno il mare probabilmente lo vedremo soltanto con l’immaginazione e non c’è cosa più difficile per un’isolana che stare lontano dall’acqua.
Per fortuna le storie ci permettono di viaggiare e quella che vi consiglio oggi è Per sempre di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, pubblicato da Tunué a fine febbraio nella collana Ariel diretta da Simona Binni, un graphic novel intenso e a tratti nostalgico, un turbine di emozioni vere e vive.

Una famiglia di stampo borghese composta da padre, madre, figlia e figlio, parte per raggiungere un lido del sud Italia in cui passare le vacanze. Ci troviamo negli anni Novanta, non esistono gli smartphone e di conseguenza i social su cui sfoggiare scorci di paesaggi e feste in spiaggia. Siamo in un’era in cui i contenuti d’intrattenimento passano per un apparecchio caro agli adolescenti di quel periodo: la televisione. I video su Mtv, le repliche di Non è la Rai e le puntate di qualche serie americana quando ancora il concetto di serialità non era quello che sarebbe diventato oggi. Ci sono ovviamente altri passatempi tanto nobili quanto ricorrenti (forse un po’ meno oggi, ma comunque…): scrivere sul proprio diario, leggere un bel libro, uscire con gli amici e via dicendo… Situazioni a noi care, con la differenza che vent’anni fa non usavamo i filtri di Instagram e le fotografie le dovevamo far sviluppare.

In questa famiglia c’è Viola, la protagonista della storia, un’adolescente che ama disegnare, che frequenta il liceo Classico per volere dei suoi genitori e che è molto entusiasta perché finalmente passerà le vacanze nello stesso posto di Valeria e Renata, le sue migliori amiche. Fin dall’inizio, anche grazie alla possibilità di leggere stralci del suo diario e quindi opinioni, dubbi e pensieri vari, si comprende che Viola ha una personalità decisa, certamente in fieri com’è normale per gli adolescenti. Agli abiti e alle gonne preferisce le t-shirt e i pantaloncini, nonostante gli sbuffi e i commenti della madre con cui Viola non va molto d’accordo. La madre è una bella donna, punta molto sull’apparenza ed è quel tipo di persona che dei figli vorrebbe essere amica e alleata, piuttosto che antagonista.

Al mare, oltre alle famiglie e ai bagnini, ci sono loro, i ragazzi. Ma soprattutto c’è Fabrizio per cui Viola ha una cotta: è il bello della scuola e lo sa, per questo crede di poter avere tutto. E poi, per fortuna, ci sono Valeria e Renata. La prima ha una relazione con Gabriele che ogni sera alle sette e mezza pretende che lei raggiunga la cabina telefonica e lo chiami, e quando le amiche le fanno notare che il suo comportamento è sbagliato, Valeria lo giustifica sempre: “Gabriele è molto geloso. A volte diventa un po’ soffocante, però significa che ci tiene”. Renata, invece, fa i conti con il suo corpo con qualche chilo di troppo rispetto a quello delle sue amiche, fa una battaglia silenziosa contro gli stereotipi di bellezza a cui ci abituano i giornaletti e la televisione.

Dopo un po’ di giorni, però, Viola si accorge della monotonia e di come alcuni discorsi fatti con gli amici siano a volte molto superficiali. Per passare il tempo, Viola disegna, scrive sul suo diario, legge Petrarca e si interroga sull’amore: il vero amore è fatto di privazioni come quello di Valeria? A Beatrice piaceva essere dipinta come una donna-angelo o le dava fastidio? E a Laura interessava Petrarca?

La piattezza della vacanza, scandita dalle nuotate e dalle uscite serali, viene scossa da due incontri: quello con un ragazzo del luogo e quello con Lili e Paola, due vecchie lesbiche che vivono in una roulotte.
Viola avvista più volte il ragazzo misterioso per strada e un giorno, incuriosita, lo segue. Scopre così che si chiama Ireneo, che è figlio di pescatori e che ogni pomeriggio nella controra (l’ora più calda del giorno) va in un punto isolato e nascosto della spiaggia a restaurare una vecchia imbarcazione. Ireneo è schivo, affascinante e di poche parole. Eppure Viola ne è attratta e quando passa del tempo con lui, si sente diversa, migliore, non finge di essere quella che non è.

Di Lili e Paola, invece, sparlano tutti. Si dice che prendano il sole in topless, che siano fuori di testa, ma quando Viola approfondisce la loro conoscenza, capisce di essere davanti a due donne emancipate, forti, ironiche, simpatiche e senza peli sulla lingua. Sono loro a darle qualche lezione sul femminismo e sull’amore. Le fanno capire quanto sia importante accettarsi, avere e difendere le proprie opinioni, la fanno riflettere sul consenso e sul fare le cose soltanto quando ci si sente pronti.

“Ma è vero che si può essere felici solo se si sta insieme a un’altra persona?”

“Uh, che sciocchezza! Forse è vero piuttosto il contrario: si può stare bene insieme a qualcuno solo se si è capaci di stare bene anche da soli. Come dite in Italia, “l’amore non è bello se non è litigarello”? Non ci credere, l’amore non è bello se non è bello, c’est facile!”

In questo graphic novel, bellissimo, dolce e delicato, non si parla solo di amore in tutte le sue forme, ma anche di conflitti adolescenziali e generazionali, di amicizia, di gelosia, di abuso (ricordiamoci che non è mai solo fisico), di accettazione di sé, di crescita, di futuro e di scelte (a volte prese da altri per conto nostro).
Per sempre racconta di relazioni, dei primi contatti e incontri ravvicinati, tanto che gran parte dei disegni di Riccardi sono incentrati sulla fisicità, sui volti e sulle espressioni, sui vari corpi, diversi, imperfetti e per questo belli e unici. Ma anche la località marittima fa venir voglia di farci un giro: gli scorci del paese, i localini notturni, i paesaggi colorati, luminosi e arricchiti da dettagli curati.

Ma poi cos’è quest’amore di cui tutti parlano? Di certo Viola impara che l’amore lascia dei segni, purtroppo però non abbiamo una definizione univoca ed esatta ed è per questo che da secoli scriviamo di lui. Non so se a Laura piacesse Petrarca, ma come scrisse George Byron: “Se Laura fosse stata la moglie del Petrarca, pensate che lui avrebbe scritto sonetti tutta la vita?”. A voi la risposta.

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