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Paco Roca mette in immagini “Il tesoro del cigno nero”

Viene definito “cigno nero” un relitto che ancora conserva intatti i suoi tesori. Riuscire a localizzarlo e recuperarne il carico è un’impresa ai limiti dell’impossibile: qualcosa che merita di essere raccontato.

Ispirato a fatti realmente accaduti, Il tesoro del cigno nero è un romanzo a fumetti che riprende le memorie del diplomatico Guillermo Corral e le mette in immagini grazie all’arte di Paco Roca.

Il tesoro del cigno nero
di Guillermo Corral e Paco Roca (Tunué)

È il 2007 quando Frank Stern, cacciatore di tesori senza scrupoli, capisce di aver individuato nei pressi dello Stretto di Gibilterra il relitto di uno dei galeoni più cercati al mondo: quello della Merced, nave spagnola affondata dalla marina inglese il 5 ottobre del 1804. A bordo si trova ancora intatto un tesoro composto da monete d’oro e d’argento, per un totale di 500 milioni di dollari correnti.
Il gruppo di Stern, Ithaca, non gode di ottima reputazione e ha già mosso i primi passi, portando il tesoro negli Stati Uniti e contattando uno degli avvocati più famosi al mondo nel campo, Jonas Gold, che ha tenuto numerose cause contro di loro in passato. Questo insospettisce Gold, che contatta subito l’ambasciatore spagnolo per avvisare il governo iberico.

Da qui prende veramente le mosse il racconto de Il tesoro del cigno nero: dalle stanze del Ministero della Cultura a Madrid, dove si muovono Álex Ventura, giovanissimo diplomatico appena arrivato, Elsa, il ministro e tutta la squadra impegnata nel caso del cigno nero. Con due soli indizi, il luogo del ritrovamento (più o meno) e una rapida e parziale inquadratura delle monete offerta alla stampa, il team cerca di capire di che relitto si tratti e, soprattutto, se la Spagna possa reclamarlo.

Da un lato gli interessi economici di Frank Stern, dall’altro quelli culturali del governo spagnolo – ma siamo sicuri che ci siano solo queste due forze a spartirsi il campo? Interessi politici ed economici mondiali si svelano, s’intrecciano e confondono le acque, mentre da Madrid a Tampa la burocrazia e l’amore per la storia si contendono il futuro di questo tesoro recuperato (o saccheggiato, come continua a ribadire Elsa) dalle profondità dell’oceano.

Presto, però, si profila una tematica ancora più pressante e, per me, la vera chiave di lettura di questa graphic novel portata in Italia da Tunué. Come ci raccontano le pagine centrali de Il tesoro del cigno nero, realizzate da Paco Roca con un tratto e una tecnica diversi da quelli del resto della narrazione, la Merced è stata affondata a tradimento. Si trattava di una fregata che faceva parte di una piccola flotta di quattro navi spagnole, di ritorno in patria dalle Americhe. A bordo, non solo l’equipaggio e il tesoro che la Spagna voleva mettere in salvo: soprattutto donne e bambini, intere famiglie che non avevano nulla a che fare con l’alleanza tra Spagna e Francia che aveva fatto inimicare la prima alla Gran Bretagna. Proprio inglesi sono le navi che attaccano, a poca distanza dalle coste portoghesi, le fregate spagnole che viaggiavano con le armi scariche, catturando gran parte dell’equipaggio, sequestrando parte del tesoro e affondando per sempre la Merced, su cui si trovavano soprattutto civili.

Quello che riesce a vedere il team spagnolo, una volta individuata la posizione della Merced, è infatti un vero cimitero. Nient’altro è rimasto della fregata, dopo la razzia di Stern, se non un poco di legno e scheletri umani.
Allora il tentativo da parte della Spagna di rivendicare la Merced ha bisogno di ancora più forza, ancora più energia: il vero significato è politico nel senso più puro del termine, quello della polis, della comunità, di un passato che non si può e non si deve dimenticare.

A parte una speciale relazione di cui non è giusto anticipare nulla, Il tesoro del cigno nero riporta solo fatti reali, quelli del caso denominato Black Swan Project dall’impresa Odyssey Marine Exploration – il ritrovamento, appunto, del relitto di una nave con il carico ancora intatto. A raccontarli a Paco Roca è stato Guillermo Corral, che ha vissuto in prima persona la storia: Álex Ventura è il suo alterego, che porta sulla pagina tutti i tentativi, gli errori e soprattutto l’impegno messi in questa impresa, nella volontà di riportare non solo il tesoro spagnolo in patria ma, soprattutto, riportare la giustizia.

Io vedevo questa storia quasi come un documentario. Un fumetto di non-finzione.

Paco Roca su Il tesoro del cigno nero

I disegni di Paco Roca, conosciuto e amato in tutto il mondo per Rughe e La casa, rivelano con questa graphic novel uno spettro ancora più ampio. Il trattamento dei dettagli somatici, in grado di rivelare in due tratti intere sfumature – come avevamo già apprezzato ampiamente nelle Confessioni di un uomo in pigiama –, porta una dimensione emotiva ulteriore a quanto viene raccontato, svelando i sotterfugi, i doppio-giochi, le aspettative, le speranze con la semplice inclinazione di una linea o un’ombreggiatura.

A una prima lettura, Il tesoro del cigno nero si propone come una grande avventura, fatta di intrighi internazionali e mosse da calcolare con grande anticipo. Continuando a confrontarsi con tutti i personaggi che entrano in scena, però, come Horacio Valverde de la Torre o Maggie, personaggi minori che non hanno alcun interesse se non quello di fare giustizia, che contribuiscono con tasselli apparentemente piccoli ma in grado di stravolgere tutto il corso dell’avventura, ci rendiamo conto che il vero aiuto lo forniscono quelli che nel tempo hanno continuato a studiare, e non quelli che hanno i contatti più in alto, quelli che sanno usare la logica, e non quelli con le mazzette, quelli che sin da piccoli hanno un forte amore per la storia, e non quelli che credono solo nel denaro. Perché, come dice il ministro ne Il tesoro del cigno nero e che Guillermo ancora ricorda: «Non capiscono che la cultura è la cosa più importante che abbiamo. La cultura è tutto. È il nostro petrolio». Grazie a Guillermo e Paco allora per aver trovato il modo di custodire questo prezioso giacimento.

Il vero tesoro è aver vissuto questa avventura.

Guillermo Corral in una diretta sulla pagina Facebook di Tunué
Guillermo Corral e Paco Roca – da wikimediacommons

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