Quattro giorni: dal romanzo al fumetto. La graphic novel di Marco D’Aponte e Andrea B. Nardi

Non eravamo come gli altri ragazzi. Troppa solitudine nelle nostre vallate liguri, cresciuti lontano dai giochi, dal calcio, da tutto… con in testa chissà quali avventure.

L’avventura di Leo e Gregorio inizia con un disegno, “il disegno delle bestie” trovato per caso su una parete di una grotta da ragazzi. Un giorno, lo stesso disegno ritrovato su un libro, e quella dei due ragazzi diventa una passione, per Leo forse più un’ossessione. Il diploma, l’iscrizione all’Università di Genova, e da lì l’idea di intraprendere un viaggio, “un sogno assurdo”, alla ricerca di un contatto tra civiltà diverse. Poi, un giorno, Leo sparisce e Gregorio viene arrestato per traffico internazionale di stupefacenti.

Passano undici anni, siamo alla fine di marzo 2020, Gregorio nel carcere di Regina Coeli sta scontando la sua pena quando arriva la notizia della morte della madre. Quattro giorni di permesso per seguire il funerale e poi nuovamente in cella.

Colibrì, questo il soprannome che Leo aveva affibbiato a Gregorio, ha però altre intenzioni. Quattro giorni è il titolo del romanzo a fumetti di Marco D’Aponte e Andrea B. Nardi, tratto da un romanzo di Marino Magliani e edito da Miraggi Edizioni. Quattro giorni è anche l’arco di tempo che il protagonista ha a disposizione per risolvere il mistero legato alla morte di Leo, alla sua cattura undici anni prima e per trovare una cura alla malattia che sembra condannarlo alla morte.

La narrazione è un continuo alternarsi di piani temporali: il presente dei quattro giorni nelle valli liguri, il passato di undici anni prima nelle lande peruviane, il trapassato degli anni prima della partenza. Il lettore si sposta con continui flashback da una piano temporale all’altro, cercando di ricostruire insieme al protagonista l’ultimo periodo della vita di Leo, e al tempo stesso seguendo le vicende del tentativo di fuga di Gregorio, del quale nessuno – né il lettore né il protagonista – conoscono l’esito.

Il vero sogno era stato d’avere un sogno.

La dimensione onirica percorre tutto il fumetto. La malattia di Gregorio, una particolare forma di malaria contratta anni addietro in Perù, è un ottimo espediente per richiamarla continuamente. I confini tra realtà e sogno non sono netti, e il continuo passaggio dalla voce del narratore ai dialoghi dei personaggi, sottolinea ancora di più questa sfocatura.

Leo e Gregorio partono mossi da un sogno che li accomuni e da grandi speranze, un po’ come quasi tutti i giovani di oggi, ma la loro avventura viene interrotta dall’intromissione della realtà nel sogno. Riuscire a effettuare gli scavi è più difficile del previsto, i cimiteri sono stati saccheggiati dagli Huaqueros, profanatori di cimiteri Incas, e ad un certo punto del viaggio il sogno va in frantumi: Leo e Colibrì si dividono senza mai più ricontrarsi.

Le tavole in bianco e nero e il tratto di Marco D’Aponte, illustratore torinese, sottolineano questa sospensione tra sogno e realtà e dammi come l’impressione di essere in un vecchio film. Al tempo stesso, però, sottolineano anche un elemento forte che si ritrova in tutto il fumetto: la necessità di conoscere – il significato del disegno delle bestie, l’esistenza del legame tra due civiltà, la sorte che è toccata a Leo – in netta contrapposizione con la realtà attuale che ha perso la curiosità e la voglia di avventura.

Sullo sfondo di una storia che sembra essere soltanto quella di Leo e Gregorio si muovono, però, anche altri personaggi. Lori, che introduce nel romanzo il tema dell’amore, e Gilberto, il fratello di Gregorio. Il tema della famiglia non viene affrontato direttamente, ma ne percepiamo la presenza costante sullo sfondo. La madre, che viene citata due volte nel corso della storia, è il simbolo del legame del protagonista con la terra natia. Gilberto, invece, rappresenta la realtà dalla quale Gregorio e Leo sono scappati, l’incarnazione della vita di paese, quella vita che sembrava costringerli in un mondo che non era il loro, loro che “non erano come gli altri ragazzi”.

Quattro giorni racconta una storia forte, nella quale troviamo davvero di tutto. L’amore, l’amicizia, la lealtà, il ricordo e la voglia di combattere e resistere. Il ricordo al fumetto fa sì che l’intensità della storia si concentri in poche pagine. La bravura di Marco D’Aponte e Andrea B. Nardi, invece, fa sì che, nonostante le sole cento pagine, alla storia di due giovani che vogliono combattere l’apatia della realtà in cui vivono, che voglio credere e realizzare il proprio sogno, venga resa giustizia.

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