Qui c’è tutto il mondo – Come fuggire dall’incomprensibile mondo degli adulti

È il 1985, l’anno in cui l’inverno fu uno dei più freddi del secolo. Anita è una bambina del sud Italia che si è trasferita da poco a Stezzano, nella nebbiosa pianura Padana, con i genitori e Filippo, il fratello più piccolo. È il tempo in cui la contrapposizione fra nord e sud ha connotati più forti dei giorni nostri (anche se certi stereotipi, credo, che ce li porteremo dietro a vita), è il tempo di Bossi, della Lega, dei terroni fuori dalla Padania… Comincia così Qui c’è tutto il mondo di Cristiana Alicata e Filippo Paris, volume della collana Ariel, edito da Tunué.

Anita, per via del lavoro del padre che fa l’ingegnere, è costretta a lasciare la sua terra soleggiata, piena di rose e di vigne, a rinunciare alle passeggiate e ai momenti con il nonno a cui è molto legata, e a tentare di trovare un equilibrio in un posto freddo e brumoso mentre i compagni di classe la chiamano terrona, lei non fa amicizia facilmente e la madre comincia a comportarsi in modo strano. Anita vorrebbe che il suo mondo fosse più semplice, come quello del fratello Filippo, pieno di scarpe confortevoli e grembiuli per correre all’aria aperta con la bmx di E.T. A lei invece toccano la Graziella rosa, le Barbie, i cerchietti e le gonne, tutte cose di cui Anita farebbe volentieri a meno. Tuttavia, non riesce a esprimerlo a parole, è confusa e preferisce giocare di nascosto con le cravatte del padre e lamentarsi in silenzio.

Il padre di Anita lavora in continuazione, porta i figli a scuola e in chiesa, è amorevole e trova sempre tempo, tra parole e abbracci, per confortare i due figli. La madre, invece, inizialmente sembra prendere bene il trasferimento, ricomincia a frequentare la facoltà di Biologia facendo la pendolare fino a quando inizia l’incubo. Anita nota quasi subito i primi segnali: la madre parla da sola, indossa scarpe diverse, balla per strada, ha cambi d’umore repentini.

Il padre non se ne accorge e così, Anita, che si sente un eroe, capitan Harlock alla guida dell’Arcadia, decide di prendere in mano la situazione per far guarire sua madre. Per fortuna, ha al suo fianco due alleate, sue compagne di scuola: Tina ed Elena, diverse come il giorno e la notte. La prima ama giocare a calcio, non ha timore di fare a botte con i maschi e ha un posto segreto, un piccolo vecchio porto, che decide di condividere con Anita; Elena, invece, sembra più una bambina angelica dai lunghi capelli biondi. È orfana, vive con la nonna, ha un soffio al cuore che non le permette di affaticarsi troppo e confida nel fatto che la madre di Anita possa guarire soltanto grazie all’acqua di Lourdes. Tina è più razionale e matura e non ha quello sguardo pieno di tenerezza e pudicizia che di solito contraddistingue l’infanzia. Per lei, la soluzione, è più drastica: bisogna fuggire da un mondo reazionario e soffocante, dagli adulti, dalle famiglie, dalla provincia, da Stezzano.

Mentre Elena è la bambina da cui Anita si lascia incantare, Tina – che chiama Anita “terrona” – è l’amica forte, coraggiosa e senza peli sulla lingua. È grazie a lei che la protagonista riesce a trovare le parole, a mostrarsi per quello che sente di essere, a raccontarle che non vuole mettere le gonne e che preferirebbe essere maschio perché a essere maschi le cose sono più semplici, anche solo per il fatto di fare la pipì in piedi. Ma Tina la sorprende anche in questo caso.

Dopo aver visto che l’acqua di Lourdes ha fatto più danni che altro perché la madre viene ricoverata per una settimana, Anita si convince che la soluzione di Tina sia quella ideale. Riuscendo a far includere anche Elena nel piano, le bambine passano l’inverno e la primavera a costruire una zattera, fantasticando sul giorno della partenza, quando le loro vite cambieranno.

Qui c’è tutto il mondo è una storia toccante, dolorosa e tenera, accompagnata da tavole bellissime, disegnate e colorate egregiamente. I colori caldi del sud si contrappongono a quelli freddi del nord, dominati da una palette di colori scuri e cupi.

In quell’anno Anita scoprirà che tutto non va secondo i piani, che il mondo degli adulti è strano, complicato e silenzioso, che crescere è difficile e che a volte siamo convinti di dover prenderci responsabilità che non sono le nostre, maturando prima del tempo. Anita scopre anche che «i posti, senza volerlo, diventano casa», anche quelli che non avremmo mai immaginato di abitare, quelli ostili e gelidi, quelli in cui poter dire – nonostante tutto – “qui c’è tutto il mondo”.

Cristiana Alicata e Filippo Paris, a parole e disegni, riescono a descrivere sentimenti e situazioni difficili, oltre che tematiche importanti come la depressione, l’identità di genere e anche l’orientamento sessuale in un periodo storico in cui si faticava a parlarne. Una storia di formazione che commuove.

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