memoria-e-desiderio-tropismi

Nella penombra: “Memoria e desiderio” di Jumoke Verissimo

Un interrogatorio, ma non come quello che Eni ha sperimentato per anni in prigione. Una conversazione, ma non come quella che Desire condivide con la coinquilina con la guancia sul cuscino. Uno scambio, ma senza sottintesi. Solo parole che viaggiano dalle labbra all’orecchio, trasportate dal buio serale e che riempiono ogni tanto un silenzio cortese e carico di significati che non si possono dire.
Di questo è fatto Memoria e desiderio, il romanzo di esordio della poetessa Jumoke Verissimo, portato in Italia da Francesco Brioschi Editore per la collana Gli Altri.

Jumoke è Nigeriana e a Lagos è ambientato il racconto: inizia con il rilascio di Prof – di lui non conosciamo nemmeno il nome proprio, solo che sta uscendo ora di prigione dopo dieci lunghi anni. Ad accompagnarlo nell’appartamento in cui soggiornerà ci sono la madre e un amico d’infanzia: sono entusiasti di rivederlo, quasi increduli, ma Prof fatica a riconciliarsi con la realtà. Pur avendo lasciato la prigione, è rimasto imprigionato: della tortura, della disillusione, del dolore. Ancor di più quando ogni minuto di ogni giorno di quei dieci anni è durato un’eternità senza generare valore, e nel frattempo il suo amato Paese è andato avanti senza fare progressi, la madre è invecchiata, l’amico sembra coinvolto in loschi affari. Tutto si è spento, nulla vale la luce: né quella del giorno, che si stende su casermoni affollati e in sequenza, né quella elettrica, che va e viene senza logica e che tortura gli occhi e la mente.

E poi abbiamo Desire, una giovane studentessa di scienze politiche, grande ammiratrice di Prof, che scopriamo essere un attivista politico oltre che un insegnante (da cui il soprannome con cui è ed era conosciuto), che si presenta una sera alla sua porta. Da questo punto, ci muoviamo tra il passato e il presente: Desire ha già conosciuto Prof quando era solo una bambina, durante la tappa del tour politico che lo portò nel paesino di Maroko. Anche Prof ha ricordi di quel momento, ma qui iniziamo a scorgere la linea sottile che è sempre esistita tra loro, l’alzarsi di un muro. Se quel giorno il fatto che Prof avesse regalato un libro a una bimba nel pubblico è diventato per Desire il motivo per cui rimanere in vita («ho iniziato a leggere grazie a lui, sono all’università grazie a lui» p. 28), per Prof è stata un’esperienza quasi erotica, più di una volta ripensa a quell’energia elettrica che lo ha percorso e a quella bambina, di cui non ha compreso il nome quando lei gliel’ha sussurrato e che ha trasformato in una compagna silenziosa durante la prigionia, una voce nella testa che lo conforta e consiglia. Ma se Desire è lì proprio perché lui è Prof, lui non sa chi sia e forse non è poi così importante: quella bambina – trasformata, reimmaginata – gli è servita per sopravvivere, e lui è sopravvissuto.

Nel buio dell’isolamento, Eni (il vero nome di Prof) ha infatti iniziato a costruire una realtà propria, fatta di parole pensate e ripensate, in cui rifugiarsi al bisogno e da evocare con funzione protettiva nella tragedia, proprio come anni prima aveva fatto Desire mettendo in fila le lettere stampate:

Leggendo imparò a costruire un mondo con le parole che trovava nei libri e da quel momento il fatto che sua madre parlasse con le ombre smise di angosciarla.

Memoria e desiderio, p. 51

Nel buio della casa, Eni e Desire si scambiano parole. Lei vuole sapere, è desiderosa di notizie, vorrebbe toccare con mano il suo eroe e non solo con la voce; lui vuole ingannare il tempo, dilatarlo, far passare un’altra notte prima che arrivi il giorno.

Intanto Desire va a lezione, Eni soffre e la situazione in Nigeria è sempre pericolosa: nulla riesce a fermare la vita che deve scorrere, i pasti che si devono susseguire, i corpi che si affaticano. Spostandoci continuamente tra passato e presente, conosciamo Desire bambina ed Eni adolescente, camminiamo nel centro dei paesini e nella periferia della grande città, entriamo a scuola e nei retrobottega, andiamo a comizi e a fare l’amore, siamo torturati e andiamo ad abortire.

Almeno tre generazioni si confrontano in queste pagine: quella della madre di Eni, alla difesa della propria dignità acquisita tramite la sofferenza; quella di Eni e della madre di Desire, sopraffatti dal dolore; infine quella di Desire, Remilekun e Ireti, che incarnano nei loro giovani corpi un Paese martoriato.

Prof pensò a come la sua vita era stata avvolta da un dolore che lo aveva reinventato ogni volta. […] In tutti questi anni non si era mai sentito vivo per davvero, e le sue battaglie per difendere gli altri erano in realtà battaglie per difendere se stesso.

Memoria e desiderio, p. 201

Ad accomunarli tutti, ancora, è l’assenza del padre: Eni è stato rifiutato dal proprio, che ha abbandonato lui e la madre per una nuova famiglia, ma ora è nel suo appartamento che vive; Desire non è il vero nome della ragazza, che il padre violento e sparito misteriosamente aveva chiamato Undesired, non desiderata, perché sperava in un maschio; Remilekun non ha un padre, e nemmeno Ireti forse. E se il proprio Paese è la patria, cioè la terra dei padri, i loro continui tentativi di cambiarla, di salvarla e di proteggerla non possono essere letti diversamente. Questa Nigeria è ostile, assente, pericolosa: hanno bisogno di un’altra realtà in cui sperare e per cui lottare.

Ma anche la cosa che si desidera più di tutte, giorno dopo giorno, a cui non si può smettere di pensare nemmeno ingannando se stessi, può passare inosservata quando ce la troviamo accanto, finalmente nella piena luce del sole, nella quotidianità cruda, nella polvere della strada: perché non era come l’avevamo vista nel buio.


Memoria e desiderio, nella sua versione originale A Small Silence, è stato pubblicato per la prima volta nel 2019, il ventesimo anniversario della democrazia in Nigeria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.