La leonessa di Dordona – Epica e magia ai tempi di Carlo Magno

Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori. Le cortesie, l’audaci imprese io canto.

Da sempre mi affascinano le rivisitazioni dei classici. Negli ultimi anni tante sono state le riscritture presenti in libreria, a partire dalla vasta letteratura greca (penso, per esempio, a Il silenzio delle ragazze di Pat Barker o L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre di Marilù Oliva). Senza contare, ovviamente, tutti i volumi – pubblicati o in corso di pubblicazione – riguardanti Dante Alighieri e le sue opere per il settecentesimo anniversario della sua nascita.

Una peculiarità delle riscritture è senza dubbio il cambio di voce narrante che dà una prospettiva inedita ai classici che conosciamo a memoria. L’asse di rotazione intorno al quale gira la storia è soprattutto basato su personaggi femminili (secondari nelle versioni originali) che danno un punto di vista unico e particolare. Accade così anche ne La leonessa di Dordona, graphic novel sceneggiato da Enrico Orlandi e disegnato da Gaia Cardinali, pubblicato da Tunué e liberamente ispirato all’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

La protagonista è Bradamante, erede dei conti di Dordona che – per evitare un matrimonio combinato – richiede all’imperatore Carlo Magno di essere arruolata nell’esercito. La guerra tra saraceni e cristiani è già cominciata e Bradamante si distingue sul campo di battaglia, tanto da essere chiamata da tutti “leonessa di Dordona” proprio per la sua indole guerriera. L’eroina è sorella di Rinaldo e cugina di Orlando, la cui follia viene tratteggiata molto bene (soprattutto dalle espressioni sul suo volto) proprio all’inizio del fumetto.

Bradamante ha lasciato la guerra ed è alla ricerca disperata di Ruggero, comandante dell’esercito di Agramante e tra i più valorosi cavalieri saraceni. Il loro è, ça va sans dire, un amore proibito ma la protagonista è una ragazza forte, coraggiosa, soprattutto libera e, nonostante l’ambiente da cui proviene, si potrebbe definire quasi emancipata. In questa storia non mancano i riferimenti al poema cavalleresco di Ariosto, in parte rivisitati, in parte ampliati, e non mancano neanche gli elementi magici che proiettano il lettore in un mondo incantevole e a tratti surreale.

Bradamante, nei momenti di sconforto, può contare sull’aiuto di Melissa, una creatura magica che a volte assume sembianze animali, e che prova nei confronti di Bradamante un affetto che rasenta l’amore (anche se quest’aspetto non è esplicitato). Grazie a Melissa, che è sempre al suo fianco e a un certo punto si “immolerà” per aiutare la sua cara amica, Bradamante partirà per trovare e salvare Ruggero, prigioniero della fata Alcina.

La leonessa di Dordona non è soltanto una storia d’amore (quella tra Bradamante e Ruggero che nell’Ariosto porta alla nascita della Casa d’Este), ma è soprattutto una storia di crescita non solo della protagonista principale, ma anche dei personaggi secondari, Ruggero in primis, seguito senza dubbio da Orlando (molto toccante il dialogo che ha con la cugina verso la fine del graphic novel).Ruggero e Bradamante sono per certi versi androgini: da secoli – per via del sistema patriarcale in cui viviamo – si tende a pensare agli uomini come forti e coraggiosi e alle donne come esseri fragili e spaventati. Questa storia ribalta queste sciocche supposizioni e modernizza la Storia che risale al 778 d.C. circa.

Se da un lato Bradamante è sicura di sé (con momenti di sconforto, ovviamente, che toccano anche le persone più carismatiche), dall’altro Ruggero è insicuro, fragile, soprattutto perché suo padre lo ha sempre protetto. Forse è per questo che quando Bradamante e Ruggero si rincontrano, quest’ultimo decide di abbandonarla, spezzandole il cuore e rendendola – anche se lei non lo sa ancora – più forte e combattiva. Quando i due si incontreranno nuovamente si troveranno cambiati, più maturi e più consapevoli.

In questa storia – come in ogni buon fumetto che si rispetti – non sono soltanto i dialoghi e i testi a farla da padrone: Gaia Cardinali dà vita a scenari suggestivi ed espressivi, paesaggi naturali mozzafiato, arricchiti da una colorazione sempre cangiante: il bianco dell’armatura contrasta il vermiglio del sangue, le diverse tonalità di rosa, blu, viola, verde risaltano non solo le armature e gli abiti indossati dai personaggi, ma anche i dettagli degli ambienti interni ed esterni.

Rivisitare l’Orlando Furioso di Ariosto è stata una scelta coraggiosa e interessante, inusuale nel mondo delle riscritture. Orlandi e Cardinali riportano in auge un classico che spesso si studia solo a scuola (o in università) e lo fanno in maniera sorprendente, dando un taglio moderno con un finale inatteso!

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