Il cannocchiale del tenente Dumont – Cronaca di una diserzione

Questa è una cronaca di una diserzione. Ha inizio in Africa nel 1799 e termina alla fine del 1800, in Liguria. 

È il 1799 e Napoleone, a seguito di continue defezioni subite dal suo esercito in Egitto, decide di costituire una commissione che indaghi e scopra le cause di questo fenomeno. Tra gli uomini di scienza c’è anche il dottore Johan Cornelius Zomer, il cui intento è quello di convincere i suoi colleghi che una delle maggiori cause di diserzione era una nuova sostanza estratta da piante meglio conosciuta con il nome di Hascisc.  

La storia che ci ritroviamo a leggere segue due strade, entrambe rivolte alla stessa meta. Da una parte la cronaca di Gerard Henri Dumont, chasseur, tenente, e soprattutto uno dei tre disertori; dall’altra il dottor Zomer di cui seguiamo i carteggi, vere e proprie tappe alternative al nostro viaggio da lettori.

Edito da L’orma editore per la collana i Trabucchi, Il Cannocchiale del tenente Dumont, è un viaggio sulle orme dei tre protagonisti, fuggiaschi in cerca di salvezza, ma anche un’indagine sociologica e sociale di un periodo che ha lasciato tracce indelebili nella Storia.

Da un’indagine che è uno studio approfondito sugli usi e i costumi dei consumatori di hascisc ai metodi di diffusione e scambio della sostanza, fino all’analisi dei comportamenti, delle sofferenze fisiche e interiori di chi sceglie la strada della diserzione.

Solitudine, malinconia, incertezza e paura sono le sole compagne concesse al trio di disertori. A ricordarcelo, oltre le conversazioni – sempre più brevi, faticose e sofferte – è il paesaggio, protezione e pericolo, amico e nemico insieme.

Ma c’è poco da scherzarci, è la terra che ti materializza all’improvviso, ti tradisce e da quel momento sei visibile. È come se lo sentissi addosso che ti stanno tenendo d’occhio. Delle notti limpide, delle camminate in fila indiana in cresta, la fonte ricorderà la paura; dice che non ci giocava la divisa – di notte, poi – ma quel fatto legato al paesaggio, come se a tradire fosse sempre la terra.

I disertori procedono, lenti e sempre guardinghi, ormai stremati dalla ricerca di un porto che sembra allontanarsi più che avvicinarsi. Tutt’intorno i paesaggi cambiano a seconda del luogo e delle stagioni. Anche il tempo si dilata e restringe senza un ordine preciso. La memoria dilata il passato mentre sconforto e dolore ridanno corpo al presente.

Il tempo che forse esiste solo da disertori, non è il pieno giorno o la piena notte, l’alba o il tramonto, ma qualcosa di pieno lo stesso, un tempo di cui non si parla mai, in qualche modo sconosciuto. È la piena sera.

In questo tempo che è solo dei disertori, uno strumento funge da collegamento tra l’universo dei fuggiaschi e tutto il resto: è il cannocchiale. Questo strumento è ciò che permette ai tre protagonisti di mettersi al riparo da eventuali pericoli, ma è anche ciò che li tiene legati alla realtà che li circonda. È grazie a esso che possono osservare i braccianti che lavorano la terra, la routine quotidiana di donne e uomini, le truppe in ronda segno di battaglie che hanno ormai abbandonato. Il cannocchiale è anche il nostro strumento, lettorә che studiano i personaggi seguendone le vicende da lontano.

 Il cannocchiale del tenente Dumont è sicuramente un libro per chi ama conoscere la Storia percorrendo sentieri che escono dal solito tracciato, studiando non soltanto gli eventi, ma anche ә protagonistә che li hanno resi possibili.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.