“E io qui, nuda” di Cristina Obber

Stella è una ragazza ribelle e anticonformista, si veste sempre, solo di nero con l’eyeliner calcato e ascolta solo musica punk.

È la protagonista della storia di questo romanzo, E io qui, nuda (Settenove, 2021) di Cristina Obber, scrittrice, giornalista e formatrice esperta di violenza di genere e diritti. Una storia di amore e amicizia, ma anche di crisi personale e di trasformazione, di riconoscimento e di libertà che coinvolge i due principali protagonisti, Stella e Jacopo, in un dialogo continuo che intreccia i loro punti di vista alternando le loro voci narranti nei capitoli. Il libro è indicato a un target di lettori dai 15 anni in su perché fondamentalmente si incentra sul passaggio dall’adolescenza alla vita adulta.

Per Stella il passaggio è incentrato su una malattia, l’alopecia, che la fa smarrire in una società ossessionata dall’immagine, ricalcata nel focolare domestico anche dai giudizi della madre, e sulla ricerca della sua autenticità in un mondo che ci propone modelli preconfezionati. Per Jacopo c’è l’amore per Stella nonostante tutto e la sua fuga dai modelli contemporanei di virilità che non lo rappresentano ma lo rendono un uomo del domani aperto, empatico e lontano dagli stereotipi patriarcali.

«Quando siamo piccoli ci raccontano favole dove i cattivi muoiono e i buoni vivono felici e contenti e forse è per questo che poi cominciano le delusioni. Le aspettative sono irrealizzabili, gli adulti ci riempiono di bugie. Se ci dicessero le cose come stanno sarebbe più onesto. La vita è una cosa bella, ma faticosa. Come Stella.»

E io qui, nuda, pag. 44

Stella vuole sentirsi indistruttibile ma cerca di nascondersi, occultare le proprie fragilità e difficoltà. Si sente nuda, dentro e fuori, quando la malattia la costringe a scoprire nuove abitudini. Intuisce però più tardi di doversi mostrare così com’è per ritrovare una stabilità. Sua nonna Uccia, una donna toscana buona trasferita in Brianza per sposarsi con il nonno di Stella, la aiuta ad uscire dal suo buio come fosse la sua fata turchina ma della vita vera.

Cristina Obber

Né loro due né i loro amici si salvano da soli in questa storia di di trasformazione, riconoscimento e libertà. La quotidianità di adolescenti maturi è un concentrato di fragilità e forza, ma i sentimenti indispensabili come l’amore e l’amicizia prendono il sopravvento su tutto. Il primo passo è imparare a prendersi cura delle proprie ferite e fragilità perché sono parte della nostra forza. Questo significa crescere. Questa storia è davvero e semplicemente bella, potrebbe essere un’occasione di crescita anche per gli adulti, soprattutto se formatori o genitori.

La vita a volte ci fa provare un senso della propria labilità, è quando la vita sembra un incubo e l’anima tace, si inabissa. E l’antidoto è il vivere per e con l’alterità affrontando il mondo, essendo eroi per tanti giorni, per sempre.

Note

Avevo già parlato di questa incredibile casa editrice: Intervista a Settenove – Una casa editrice per la prevenzione della violenza di genere

La bellissima copertina del libro invece è stata illustrata da Chiara Abastanotti

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