“La verità su tutto”, l’ultimo, ambizioso e folle romanzo di Vanni Santoni

La verità è che La verità su tutto non è un libro per tutti.

Se siete abbastanza confusi, allora siamo pronti per addentrarci nell’analisi dell’ultimo romanzo di Vanni Santoni, uscito fresco fresco di stampa in questi mesi per Mondadori, con cui ha pubblicato anche il ciclo di Terra ignota (2013-2017) e i Fratelli Michelangelo (2019).

Copertina de "La verità su tutto", Vanni Santoni Mondadori 2022

La verità su tutto è un viaggio individuale e collettivo, storico e filosofico, profondamente serio e vagamente ironico (come si può evincere dal titolo in apparenza pretenzioso) che ha come meta lo svelamento di un’anima e di una generazione. Il velo di Maya che copre la società contemporanea, lo stesso che offusca la Napoli velata di Ozpetek, è per la protagonista, Cleopatra Mancini, una coperta di Linus, fino a che un evento non rompe inesorabilmente gli equilibri della sua anima.

Cleo è una donna in carriera e innamorata della sua compagna Laura. Il casus belli che fa scoppiare i conflitti interiori che animano il sottobosco psicologico di Cleo è un video porno.

Come si arrivi ad Hare Krishna partendo da Redhead babe gets ass-fucked ho è uno dei miracoli narrativi del romanzo, che si propone come una fotografia in grandangolo sulla nostra identità e sul nostro rapporto con il sacro, muovendo dal profano.

Si dice che un passo prima della verità ci sia l’assurdo, e in effetti la parte della mia vita che ti interessa cominicia in un modo che potremmo definire così: non so che rapporto tu abbia, che rapporto abbiate oggi, con la pornografia…

Cleo crede di riconoscere nel video la sua ex ragazza Emma, che lei ha tradito e abbandonato. È in quel momento che il velo si strappa e le domande nella sua mente iniziano ad incalzarla in modo sempre più ossessivo, fino a fondersi in un unico macro-tema: il problema del male. E di conseguenza la sua soluzione, ovvero la redenzione e la salvezza.

Il problema del male cominciava infatti a sembrarmi solo l’ingresso, un ingresso evidentemente spropositato, attraverso cui arrivare alla questione del bene-ovvero, se il male era inevitabile, alla questione dell’espiazione, della redenzione, della purificazione, della liberazione, dell’autoablazione dalla ruota del dharma, della risoluzione.

Inizia ora il viaggio anche fisico di Cleo, che abbandona tutto, in una sorta di afflato francescano in chiave moderna, e si muove tra i diversi centri spirituali d’Italia: Hare Krishna, Folletti, Smeragdini, frati di Zeitzé, fino ad una comunità sugli Appennini dove incontra un coro di personaggi bizzarri ed interessanti in cui sembrerebbe poter approdare e fermarsi. Ma la comunità, come l’isola di Circe per Ulisse, è solo un’altra tappa prima dell’arrivo a destinazione. Cleo (o Shakti Devi) infatti è destinata a fondare una propria comunità spirituale che assumerà dimensioni sempre più grandi fino a degenerare.

Se credete che a questo punto gli spoiler siano davvero troppi, vi sbagliate. Le peripezie dell’eroina Cleo sono numerose ed avvincenti e si intrecciano indissolubilmente con gli sconvolgimenti interiori e profondi della sua anima. Cleo è individuo, personaggio, ma anche rappresentazione, emblema di qualcosa d’altro. È solo “una borghese con una crisi?” oppure, al contrario è “il centro del mondo?”

E dunque “la verità su tutto” è che alla fine della narrazione, costruita sulla cornice di un‘ intervista fatta dal giornalista V. (Vanni?) a Shakti, non possiamo che avanzare altri interrogativi, che problematizzare ancora più a fondo sul romanzo, su noi stessi, sulla nostra identità collettiva.

Il bagaglio che ci lascia in eredità La verità su tutto è un fardello pesante, fatto di domande, autoanalisi, una bibliografia sconfinata, tasselli della tradizione mistica indiana, mitologia, spiritualismo, che compongono un cannocchiale nuovo a tratti psichedelico, attraverso cui osservare il mondo e l’altro. Un bagaglio avvolto però da una prosa liscia e scorrevole, ben calata nel dettato orale e capace di integrare elementi pop e mistici in scioltezza.

La verità su tutto, definita da Nicola Lagioia “un viaggio verso il cuore del XXI secolo”, è un romanzo ambizioso, vorticoso, a volte affannoso ma catartico.

Consigliato a: chi è interessato ad un approccio narrativo alla conoscenza e voglia collezionare una bibliografia esaustiva e completa sui temi del misticismo orientale, chi ha fame di spiritualità ed è disposto a mettere da parte cinismo e preconcetti per lasciarsi trasportare da una narrazione a più livelli. A chi, in poche parole, sia disposto ad accettare che la verità sia un punto di vista.

Vanni Santoni

Vanni Santoni (1978): romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli, 2008; Laterza, 2019), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza, 2011), Terra ignota (Mondadori 2013-2017), Muro di casse (Laterza, 2015), La stanza profonda (Laterza, 2017, candidato al Premio Strega), Fratelli Michelangelo (Mondadori 2019), La verità su tutto (Mondadori 2022) e il saggio La scrittura non si insegna (minimum fax, 2020) . Scrive sul “Corriere della Sera”.

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