Le conseguenze delle buone maniere

Quello che sbalordisce, nei graphic novel di Daniel Cuello, sono le micro storie: brevi episodi, di poche tavole o addirittura poche vignette, che leggi sorridendo perché ti ricordano il quotidiano, la surrealtà grottesca di certe situazioni da ufficio pubblico, i personaggi buffi in cui sei incappato e di cui hai parlato, ridendo, agli amici. Stanno lì queste micro storie, appese, finché, pagine e pagine più tardi, un riferimento non te le fa rivivere da una prospettiva diversa. E diventano agghiaccianti.

Con Le buone maniere, Bao Publishing riporta in libreria questo umorismo tragico e amaro, marchio di fabbrica del presente alternativo e distopico, governato e represso da un tentacolare Partito, che possiamo ormai definire CuelloVerso. E di nuovo, dopo aver tormentato la pensione degli arzilli vecchietti di Residenza Arcadia e accompagnato la fuga dell’impenitente protagonista di Mercedes, la riflessione è sempre quella che definisce e caratterizza la poetica dell’autore: quanto pesano, su di noi e su chi ci sta intorno, le conseguenze delle nostre azioni? Una tematica quasi sempre associata a personaggi negativi o ambigui, ma in questo caso approfondita dal punto di vista di uno dei “buoni”; al punto che la vera domanda, paradossale ma già suggerita dal titolo, potrebbe essere: quanto pesano, su di noi e su chi ci sta intorno, le conseguenze delle nostre buone maniere?

Teo Salsola è, suo malgrado, il nuovo direttore dell’ufficio 84, apparato burocratico kafkiano cui è affidata la revisione censoria di libri, canzoni e prodotti culturali potenzialmente sediziosi. È un uomo solo, osteggiato dal potere, circondato da colleghi infidi o risucchiati dall’indifferenza delle loro routine; i fantasmi del passato lo divorano a tal punto da non lasciarlo dormire la notte, e l’unica sua valvola di sfogo sono le telefonate serali a una vecchia zia che gli fa da coscienza. Ma il suo problema più grande, che lo rende inadatto al comando e al mondo che lo circonda, è un altro e ben più grave: Salsola è una brava persona. Uno, per dire, che si sente in colpa se alza la voce con i sottoposti o se risponde a tono alla vicina di casa insopportabile; che si prende a cuore la riparazione di una macchinetta del caffè su cui nessuno fa più affidamento, come se le questioni da risolvere non fossero altre; uno che, per quieto vivere, non ha mai alzato la cresta e non vuole sentirsi ricordare quanto schifo faccia la dittatura che gli paga lo stipendio. Ma quanto può durare la censura di sé stessi? Per quanto tempo, e con quali conseguenze per sé e per gli altri – e questa, è la vera domanda di fondo –, una persona può rinunciare a dire la sua sul mondo in nome delle buone maniere?

Teo Salsola e l’insonnia

Questo libro, che ti mangia dentro e ancora una volta conferma, come se ce ne fosse ancora bisogno, la grandezza di Daniel Cuello come autore completo, è dedicato a tutte quelle persone che non sanno dire di no. Quelli che si sobbarcano oneri e mal di pancia evitabili, mascherando da altruismo la ricerca di approvazione e accettazione. Quelli che tentano in ogni occasione di instaurare un rapporto cordiale all’insegna del sorriso, perché vogliono piacere a tutti e soffrono anche solo al pensiero di essere antipatici a qualcuno. Quelli che non protestano perché non serve a niente, e aspettano l’occasione che non arriverà mai in silenzio, in un angolo, perché non vogliono disturbare. Come se tutto questo, poi, significasse davvero “quieto vivere”.

Ufficio 84

Attraverso Salsola e un corollario di personaggi irresistibili, che come il suo stile narrativo sanno essere ironici e disperati, cinici e strazianti, spaventosi e umani, Cuello rivendica il diritto – e il dovere – di sbroccare: costruttivamente, per carità, e con cognizione di causa; ma, quando i demoni si ammassano dentro, l’unico rimedio alla gastrite cronica è uscire da una zona di comfort che rischia di diventare una prigione. Perché se le buone maniere rappresentano la norma e la direzione da seguire, lo sbrocco è libertà, iniziativa, presa di responsabilità: fa paura, certo, ma può rendere migliore la nostra vita e, di conseguenza, quella di chi ci sta intorno. Mettendo in conto che le conseguenze da accettare potranno essere durissime.

Il diritto di sbroccare

Il CuelloVerso, con il suo Partito e la sua spersonalizzazione progressiva, non è un bel posto. E il mondo in cui viviamo tende, purtroppo, ad assomigliargli sempre di più. Ma finché basterà un fumetto per ricordarci chi siamo e chi potremmo diventare, e avremo storie come questa, raccontate con un’umanità tale da smuovere qualcosa dentro di noi, forse saremo ancora salvi. E pronti ad urlare, se necessario.

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