Mia sorella

Anatomia del doppio. Mia sorella di Fosca Salmaso

Quando frequentavo l’Alma Mater, studente di Lettere dell’Università di Bologna, c’erano alcuni corsi che mi hanno formato come lettore e autore: sono quelli che mi porterò sempre nel cuore. Tra questi, Letterature comparate con Ferdinando Amigoni, mente acuta e showman. Un anno, durante un incredibile monografico sui gemelli, tra i Menecmi e la mai troppo elogiata Trilogia della Città di K., tra Goldoni e Tournier passando per Chatwin, se ne uscì con una frase che mi è sempre rimasta in mente: che poi, i gemelli non sono nient’altro che l’esasperazione del tema del doppio. E qualsiasi romanzo parla di questo tema.

Chissà se Amigoni ha letto Mia sorella di Fosca Salmaso, edito da Il Saggiatore. Sembra incredibile considerarlo un esordio, con una classe consumata che molti autori faticano a raggiungere in tutta una carriera da scribacchini, un gusto per il sospeso che non sbrodola mai verso lo strano a tutti i costi, la scrittura misurata e senza fronzoli, senza quegli artifici che spesso sono lo specchio di un’ansia da prestazione che capita sovente in due gesti specifici, ed uno è ovviamente la scrittura.

Fosca Salmaso
Fosca Salmaso

Chi conosce Fosca non può che ritrovare nell’acqua, le isole e il mare degli sprazzi della sua Venezia, una Venezia da sogno o da incubo, a seconda della prospettiva e del momento. In questo spazio si svolge il racconto allucinato di due sorelle gemelle, Matilde e Alice, e della loro madre matrigna. Certo, Matilde è morta qualche anno prima, in un incidente impresso nella memoria di tutti, che hanno riavvolto continuamente il nastro senza però andare fino in fondo a quanto successo. Ma la sua presenza ossessiona ciò che rimane della famiglia, ne condiziona i comportamenti e le azioni, impedisce alla vita e alla loro storia di continuare. Finché non arriva Egle, che sembra una Matilde rediviva e prova a recitarne la parte, perché le storie di gemelli, lo abbiamo detto, sono storie di doppi. E ogni romanzo parla di questo.

Solo che questo romanzo, Mia sorella, lo fa davvero bene, e con coraggio. Vediamo all’interno tutto ciò che di patologico possiamo trovare in una famiglia, quello che spesso rinunciamo a confidare allo psicanalista o ci limitiamo a girarci intorno. E veniamo trasportati in una dimensione onirica che viene dalla suggestione, ed è insieme destino e profezia autoavverante. O forse, è la differenza sostanziale tra noi e gli altri, mai così sottile, mai così enorme.

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