‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli: nascita di un capolavoro

Il 15 marzo 1972 Il padrino venne proiettato al Loew’s State Theatre di New York in anteprima mondiale. Fu un successo immediato, il battesimo di un film epocale che non solo portò una Hollywood ormai in odore di naftalina a ripensare e svecchiare le modalità di realizzazione e distribuzione dei suoi prodotti, ma riuscì a usare la metafora di una famiglia mafiosa degli anni 40 per parlare dell’America anni 70 del Watergate, delle storture del potere e della scarsa fiducia nelle istituzioni e nella giustizia. Creando, allo stesso tempo, icone, caratterizzazioni e forme linguistiche che, tra offerte che non si possono rifiutare, teste di cavallo nel letto e andate ai materassi, resistono inscalfibili ancora ai giorni nostri. Come Rossella O’Hara che confida nel domani, o l’androide che ha visto cose che noi umani…

Eppure, come racconta Mark Seal in ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli – volume che Jimenez Edizioni porta in Italia a cinquant’anni da quella prima proiezione newyorchese – Il padrino era un film che non s’aveva da fare: troppo costoso, troppo dalla parte dei cattivi, troppo rischioso per un botteghino che non amava più i film di gangsters. Soprattutto, troppo esposto agli occhi della vera mafia, che già aveva mal digerito il best-seller, scritto da Mario Puzo, da cui tutto traeva origine. Insomma: arrivare alle guance flosce da vecchio bulldog stanco di don Vito Corleone, figura imprescindibile della nostra cultura popolare, non fu un lavoro semplice per coloro i quali misero a disposizione le loro vite per realizzare il film. E il libro di Seal proprio quelle vite vuole raccontare, in un viaggio appassionato e appassionante che, come recita il sottotitolo dell’opera, punta a far luce su storia, epica e leggenda de Il padrino.

‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli è il minuzioso e monumentale lavoro di ricerca e selezione attraverso il quale Mark Seal, giornalista con quarant’anni di esperienza sul groppone, sbroglia e fa la tara a una matassa cinquantennale di testimonianze, interviste, libri, documentari e vario inchiostro versato a proposito di una tale pietra miliare della storia del cinema, andando a comporre lo spaccato di un’epoca che, partendo dal cinema, arriva a parlare di società, costume, criminalità organizzata e showbiz. Il risultato è un’opera godibile quanto un romanzo, composta da approfondite biografie dei personaggi in campo, fatti documentati e indiscutibili, versioni divergenti dello stesso argomento e un gusto tipicamente yankee (e a volte alquanto irritante: ma è il cinema, bellezza…) per l’aneddoto iperbolico, spettacolare e poco credibile.

Mark Seal

Dai patimenti di Mario Puzo – scrittore prolifico e stritolato dai debiti che, alla fine degli anni Sessanta, inventò la saga dei Corleone ispirandosi alle vere famiglie mafiose di New York – fino alla notte degli Oscar del 1973 che incoronò Il padrino come miglior film, passando attraverso i travagliati processi di scrittura, produzione e riprese – caratterizzati da divergenze artistiche, lotte organizzative e ingerenze mafiose di vario genere – ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli dimostra ancora una volta come la potenza di una buona storia (in questo caso quantificabile in 450 pagine di libro e 175 minuti di pellicola) possa diventare una questione di vita o di morte, rappresentando, a seconda di chi ne è coinvolto, la grande occasione – Francis Ford Coppola, Al Pacino e il produttore Al Ruddy erano semisconosciuti e alla prima grossa produzione – l’ultima spiaggia – per lo stesso Puzo, per un Marlon Brando in caduta libera, per la Paramount che sarebbe fallita senza un grande successo – o il sacrificio massimo. Come quello di Robert Evans, capo delle produzioni Paramount, che mise da parte la sua vita privata e i suoi amori per consacrare tutto alla magia del cinema.

Una magia riassunta in maniera sublime nel titolo del libro di Mark Seal, citazione di una battuta che non troverete nel libro di Puzo o nella sceneggiatura di Coppola. Un’improvvisazione sul set, intuizione geniale dell’attore Richard Castellano, che è sì meravigliosa sintesi di quel misto di violenza sfrenata e amore famigliare che il film rappresenta, ma soprattutto metafora di quello che il cinema è: una forma d’arte meccanica, industrializzata e pianificabile al dettaglio, ma che, come tutte le espressioni artistiche, sa stupire ogni giorno con l’imprevisto, il caso, la meraviglia. O semplicemente, con la magia.

‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli

Per concludere, un paio di segnalazioni coerenti con questo libro. La prima è The Offer, serie TV di Paramount Plus che, in 10 puntate, romanza la realizzazione de Il padrino: ritroverete la ricostruzione storica di ‘A pistola lasciala, pigliami i cannoli, con qualche generosa concessione allo spettacolo e al grottesco.

La seconda, per chi volesse approfondire la figura di Robert Evans, è un altro titolo targato Jimenez di cui abbiamo scritto in precedenza, Il grande addio di Sam Wasson, che racconta della Paramount post-Padrino e di come Evans annullò ancor una volta la sua esistenza per produrre Chinatown di Roman Polanski.

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