Temevo dicessi l’amore – le short stories di Mattia Grigolo

Chiara dice che anche lei ha qualcosa da dire sull’immortalità.

«Ti ascolto», risponde Ofelia.

Prende coraggio: «Sai cos’è veramente immortale?».

«Cosa?»

«La morte.»

«Temevo dicessi l’amore.»

Ofelia è una studentessa universitaria, una moglie triste, un’adolescente che discute con sua sorella minore. È una figlia orfana di padre e una madre che ha perso un figlio. Ofelia è un prisma di espressioni che celano emozioni profonde e segretissime; è la ricostruzione di pezzetti di ricordi di uomini, donne, ragazzi e ragazze che l’hanno amata, odiata, vissuta e abbandonata.

Quattordici racconti, cinque storie. Temevo dicessi l’amore è la prima raccolta di short stories di Mattia Grigolo, edito per TerraRosssa Edizioni. Un insieme di voci diverse che raccontano ognuna la propria personale storia che è, alla fine dei conti, la stessa e ha nome Ofelia.

Ragazza e donna inafferrabile, la cui figura è coperta da ombre di tristezza e nostalgia, Ofelia è la protagonista di ogni racconto, ma anche l’autrice di ognuno di essi. Le sue espressioni, i suoi gesti e i suoi discorsi guidano e pilotano le vite dei personaggi che la raccontano, lasciando un segno indelebile al proprio passaggio.

La sua presenza, mai ingombrante e sempre delicata, stravolge le vite dei personaggi che si ritrovano soli e romanticamente nostalgici a fare i conti con l’eredità emotiva che Ofelia ha loro lasciato.

L’amore è un abbaglio sia per i personaggi che per i lettori. Temevo dicessi l’amore recita il titolo della raccolta, e proprio di amore parlano i personaggi. Non si tratta, però, di un amore frivolo e sdolcinato, ma piuttosto di un amore quasi mortale. Chiara, il motociclista talentuoso, Adamare e Ofelia stessa sono le vittime di amori non corrisposti, tormentati e incompleti.

Non c’è lieto fine e non c’è appagamento. Ogni storia è coperta da un velo di nostalgia e dolore che rende i sentimenti più veri, più forti, quasi tangibili. L’amore di una madre che perde suo figlio, quello di una donna che perde il proprio marito, di due anime che smettono di seguire la stessa rotta e si ritrovano improvvisamente sole.

L’amore, proprio come la morte, ci fa sentire soli e impotenti. Così si sente anche Ofelia, e insieme a lei i personaggi che ne ricostruiscono la figura e la storia. Per fuggire questo senso di impotenza e solitudine non resta che rifugiarsi e aggrapparsi ai ricordi, piccoli brandelli di attimi felici. È grazie a questi ricordi che nasce Ofelia, e attraverso di essi si costruisce e prende consistenza la sua figura.

Temevo dicessi l’amore è una raccolta breve e dai toni delicati che, muovendosi tra le parole scritte e quelle non scritte, lascia all’omesso il modo per farsi spazio e raccontare anche quello che

solitamente giace irraccontabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.