Tradizione e cultura non sono solo etichette da affiggere alla brochure della pro loco, ma dei valori che vanno difesi e coltivati, esattamente come nel “Borgo degli Artisti”, un luogo che fa parte del nostro Paese in cui i suoi abitanti continuano a vivere come facevano i loro antenati nel 1500.
Il concetto di modernità è più che altro una percezione condivisa, un modo con il quale raccontiamo il presente in contrapposizione con il passato. Si tratta di un’abitudine radicata nell’uomo e non solo nell’epoca in cui ci troviamo a vivere. Vi basti pensare che l’uomo rinascimentale ha inventato il concetto di Medio Evo per sottolineare questa contrapposizione tra modernità e passato.
Esattamente come la società medievale non era così arretrata come i rinascimentali e successivamente gli storici l’hanno dipinta, anche le tradizioni del più recente passato non vanno viste necessariamente come qualcosa di retrogrado e superato. Alcune tradizioni e alcuni mestieri possono ancora oggi convivere con quelli moderni, tutto sta nel sospendere il pregiudizio e nel approfondire e comprendere cosa ci sia dietro e come funzionavano determinate cose.
L’industria meccanizzata ha ridotto i tempi ed i costi di produzione, permettendo l’arrivo sul mercato di prodotti che siano alla portata di tutti. Questo è certamente un vantaggio per la popolazione che può permettersi di acquistare tutto ciò che gli serve senza dover accendere un mutuo, ma ciò non significa che l’artigianato e la tessitoria tradizionali non possano continuare a proliferare.
La dimostrazione di come ancora oggi si possa vivere di arte e artigianato ce la offre un borgo italiano in cui gli abitanti hanno scelto di non aderire alla modernità e di portare avanti le tradizioni lavorative della loro terra. In questo paesino della Lombardia tutto sembra essersi cristallizzato, dai vicoli, alle case, dalle botteghe degli artigiani a quelle dei tessitori, tutto richiama un tempo ormai andato e visitarlo offre un’emozione particolare, differente da qualsiasi altro viaggio.
La riscoperta del passato non è qualcosa a cui le generazioni attuali sono completamente estranee. Da qualche tempo a questa parte c’è un fervente mercato dell’oggettistica vintage e analogica, una sorta di nostalgia per un’epoca che non è troppo distante da quella attuale (gli anni ’80 e ’90) ma che l’evoluzione tecnologica ha fatto diventare antica anzitempo.
Tra i giovani c’è anche chi comincia a rinunciare volontariamente alle connessioni virtuali. I social sono uno strumento eccezionale, ma possono diventare un’illusione, una prigione in cui non si vedono le sbarre ma che funziona meglio di quelle di massima sicurezza. E allora ecco i trend di riscoperta della natura e della disconnessione.
In questo ha dato una mano la pandemia, poiché la costrizione in casa ha fatto comprendere ai giovani il valore del vero contatto umano, la bellezza di fare esperienze di vita vissuta, di avere rapporti vis-a-vis che lasciano più di una semplice immagine o frase su uno schermo, costituiscono un bagaglio di ricordi.
Ecco che seguendo questo trend di riscoperta della tradizione precedente a internet si può dare maggiore valore anche a luoghi in cui si vive alla vecchia maniera. A Bienno – piccolo paesino in provincia di Brescia sito sulla Valcamonica – tutto questo si può vedere e toccare con mano.
Le vie e i vicoli pullulano di abitanti intenti a svolgere lavori manuali, ci sono botteghe del ferro, quelle artigiane, le tessitrici che lavorano la lana di pecora con gli strumenti originali, le pale dei mulini sospinte ancora dalla corrente. Visitarlo è come trovarsi all’interno di una cartolina o di una foto d’epoca, fare un ritorno al passato.
Ma la cosa più bella che il Comune offre ai turisti è un’altra: chiunque affascinato da questo stile di vita voglia imparare un lavoro manuale o dare libero sfogo alla propria creatività può farlo gratuitamente, sarà accolto dai locali come membro della comunità
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