Seguire il corso della natura – Penss e le pieghe del mondo

L’ultimo anno ci ha costretto a rimanere immobili. Fermi nelle nostre case, circondati da oggetti, passioni che noi stessi abbiamo scelto o creato. Eppure, restare fermi ci ha provato, reso più fragili, a tratti forse logorato. Viviamo in un mondo che ci vuole frenetici, produttivi, attivi. Il contrario di tutti questi aggettivi ci spegne, ci sembra quasi un andare contro natura.

Ma ci siamo poi davvero fermati? Se lo avessimo fatto davvero, se avessimo spento per un attimo il cervello, fermato anche solo per poco i pensieri, ci saremmo accorti che sì, noi ci siamo fermati, ma qualcosa intorno a noi ha continuato a muoversi in silenzio, più forte che mai proprio grazie al nostro mancato intervento.

Quel qualcosa sono gli alberi, le acque, i fiori, le rocce, la sabbia. Ogni singolo elemento della natura ha continuato e continua il suo percorso nonostante tutto. Anzi, quello che da più di un anno ci sfinisce e ci uccide è ciò che sembra aver permesso alla natura intorno di rinascere.

Esce oggi in libreria Penss e le pieghe del mondo, l’ultimo graphic novel di Jérémie Moreau, edito da Tunué. Nelle sue 230 pagine c’è tutto questo. L’uomo e la natura, una dicotomia che va avanti da sempre, un amore che a tratti diventa odio, ribellione e prevaricazione.

Siamo in un passato molto lontano, in un mondo in cui le persone vivono in clan e sopravvivere è la parola d’ordine per affrontare ogni giornata. Penss è nato in uno di questi clan, ma non vi appartiene. Non sa cacciare, non sa pescare, ma sa guardare il mondo che occhi diversi. Nelle montagne, nelle stelle lui vede una bellezza che nessun uomo sarà mai in grado di raggiungere.

Tu vedi i riflessi quando dovresti guardare i pesci. Preferisce la fredda oscurità delle montagne al fuoco del tuo clan. Osservi il muschio ai tuoi piedi quando bisogna guardare l’orizzonte.

Quando il suo clan parte per fuggire “il grande bianco” Penss decide di non seguire loro, ma il richiamo silenzioso e segreto della natura. Un grande progetto va costruendosi nella sua testa, un progetto che – ma questo Penss non lo sa ancora – lo porterà a sacrificare anche quanto ha di più caro.

Sogno un mondo in cui alberi immensi si carichino a migliaia, poco sopra le nostre teste, di frutti grossi come cavalli…

In questo graphic novel Moreau racconta una storia a tratti struggente – probabilmente racconta la Storia – e lo fa usando un linguaggio che tende al poetico. Le parole di Penss sono a volte accorate preghiere, altre terribili versi carichi di ira contro una natura che è, a proprio piacimento, madre benevola o creatura terribile. Agli occhi di Penss gli alberi non sono soltanto alberi, le rocce, le montagne, i fiumi sono molto più di ciò che l’occhio dell’uomo può vedere: sono le pieghe che costituiscono il mondo, sono le arterie di un cuore che pulsa e che è in grado di dare la vita o condurre alla morte.

La natura come ventre materno. Non siamo davanti a un concetto nuovo, ma sicuramente davanti a un modo nuovo di raccontarlo. Il rapporto con la madre è vita, e questo Penss lo sa bene, costretto ad assistere alla morte della propria madre e a mangiarne il corpo per sopravvivere. Come il ventre da cui è nato sarà quello da cui prenderà la propria forza, la determinazione per condurre la propria lotta contro un mondo ingiusto, così la natura e il mondo stesso diventeranno l’unica fonte di forza e sostentamento a cui attingere.

Mangia il mio cervello e i miei pensieri saranno tuoi. Questo stomaco, che possa nutrirti tanto a lungo quanto ha fatto con me. Voglio che raddoppi il tuo cuore con il mio, che battano all’unisono nei tempi a venire.

Penss è l’emblema del genere umano: vanitoso, testardo, a tratti irriverente, sente di poter strappare alla natura il segreto che essa custodisce nel cuore della terra. È sicuro di poter avere la meglio, ma non ha fatto i conti con l’immenso potere che si nasconde tra le pieghe del mondo.

Un storia, quella di Penss, la cui narrazione non viene affidata soltanto alle parole. Tavole che sono esplosioni di colori e sentimenti ci aiutano a osservare il mondo come lo osserverebbe il protagonista. La natura è un’esplosione di colori, ma è anche le cupe tonalità della solitudine, il nero dell’oscurità interiore di chi è accecato dalla rabbia e dalla frustrazione.

“E se la soluzione migliore fosse rimettersi in movimento?” si chiede Penss alla fine – o forse è solo l’inizio – della propria missione. E voi, non pensate che forse anche per noi la soluzione migliore sarebbe rimettersi in movimento, più forti e consapevoli di ciò che abbiamo intorno?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.